Il Prošek accende lo scontro tra Roma e Zagabria

Lo scontro tra Prosecco e Prosek
Il Commissario Wojciechowski si schiera a fianco della richiesta croata di iscrizione come menzione tradizionale  del vino passito prodotto in Dalmazia e quasi omonimo del nostro Prosecco. La filiera si schiera compatta contro la decisione. Il sottosegretario Centinaio convoca una task force per studiare il dossier di opposizione, ma occorre fare presto: il tempo concesso da Bruxelles per respingere l’iscrizione è di soli due mesi

La presa di posizione del Mipaaf è espressa in un comunicato che ricorda: «il Ministero si è già opposto a questo riconoscimento e utilizzerà ogni argomentazione utile per respingere la domanda di registrazione promossa dalla Croazia, anche appellandosi ai principi di tutela espressi dalla Corte di Giustizia in casi analoghi, come ad esempio avvenuto nel recentissimo caso dello “champanillo” spagnolo.

L’interrogazione di Moretti e De Castro

Lo scontro tra Roma e Zagabria si è riacceso dopo la posizione espressa dal Commissario Ue all’Agricoltura Janusz Wojciechowski in risposta a un’interrogazione che vede tra i primi firmatari gli Europarlamentari Alessandra Moretti e Paolo De Castro.

Il Commissario all'agricoltura Janusz Wojciechowski

Secondo il Commissario polacco l'omonimia con il nostro Prosecco, da sola, non è un fattore sufficiente per respingere la domanda di iscrizione. La domanda croata, secondo Bruxelles, risponde infatti «ai requisiti di ammissibilità e validità» e la Commissione «procederà alla sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale dell’Ue». Da quel momento il nostro Paese avrà due mesi di tempo per presentare le proprie obiezioni e bloccare il provvedimento.

Menzione tradizionale, ovvero?

Il problema è che, dopo il tentativo fallito nel 2013 di proteggere il Prošek come denominazione d’origine, l’attuale richiesta di tutela riguarda la registrazione come «menzione tradizionale», ovvero l’indicazione facoltativa da apporre in etichetta, sottoposta a protezione europea, relativa a: “metodo di produzione o di invecchiamento oppure la qualità, il colore, il tipo di luogo o ancora un evento particolare legato alla storia del prodotto a dop o igp”.

Un livello di produzione che il nostro Paese adotta già per menzioni come: Amarone, Buttafuoco, Cerasuolo, Gutturnio, Rebula, Recioto ecc.

La liberalizzazione europea

Una facoltà progressivamente liberalizzata da una normativa europea che prima ha svincolato il nome dei vitigni dalle denominazioni, consentendone un più largo utilizzo e poi ha concesso l’indicazione in etichetta di territori più larghi o più stretti (ad es i cru) rispetto alle denominazioni (si legga al proposito: I vantaggi (e i rischi) di un territorio a geometria variabile).

Dure le prese di posizione espresse in Italia dalla totalità delle filiere agricola e vitivinicola.

Filiera compatta

Ettore Prandini

«L'annuncio della Commissione Ue – contesta Ettore Prandini, presidente di Coldiretti - è la punta dell'iceberg dell'attacco in atto nei confronti del Prosecco che è il vino italiano più copiato nel mondo con esportazioni che hanno superato il miliardo di euro, con un aumento del 35% nei primi sei mesi del 2021».

«Il pericolo di confusione -obietta Confagricoltura -, da parte soprattutto di coloro che non conoscono il prodotto (ma solo il nome) è grande e potrebbe indurre in reale inganno chi acquista il prodotto».

«Si tratterebbe – aggiunge Cia-Agricoltori Italiani – di un provvedimento incoerente e ai limiti della follia, che andrebbe contro le denominazioni europee, anzichè a loro tutela».

«La decisione della Commissione – ribadisce Franco Verrascina di Copagri- ci lascia molto perplessi, in quanto rischia di ingenerare una pericolosa confusione nei consumatori, con particolare riferimento a quelli stranieri».

Unione Italiana Vini (Uiv) ritiene che il tempo previsto dalla procedura Ue (due mesi) «debba essere utilizzato dalle Istituzioni e consorzi di tutela interessati, per opporsi, con ogni sforzo, al riconoscimento della menzione croata».

Controffensiva coordinata

GianMarco Centinaio

Paolo De Castro si è dichiarato pronto a fare opposizione a Bruxelles e il sottosegretario Gian Marco Centinaio ha annunciato la convocazione di un gruppo tecnico ad hoc al ministero e la Regione Veneto e la Regione Friuli Venezia Giulia, assieme ai Consorzi del Prosecco, si sono dichiarate pronte a dare tutto il supporto tecnico necessario al Mipaaf per costruire il fascicolo di opposizione.

Zannier: «Dopo la vicenda Tocai, due pesi e due misure?»

Stefano Zannier , assessore all’agricoltura del Friuli Venezia Giulia ha preannunciato che  nella stesura del dossier non verrà tralasciata la vicenda Tokaji vs. Tocai. «La vicenda ha infatti caratteristiche simili, posto che allora l'Unione europea privilegiò il valore della denominazione rispetto a quello della storicità del vitigno per ammettere il riconoscimento del tokaji ungherese a scapito del tocai friulano».

Stefano Zannier

Due prodotti diversissimi

L’unica nota positiva della vicenda deriva dalle forti differenze tra i due prodotti. Il Prosecco è il principe delle nostre bollicine ottenuto dal vitigno Glera, mentre il Prošek è un vino passito da dessert ottenuto da vitigni tipici croati come Bogdanuša, Maraština, e Vugava.

Il Prošek accende lo scontro tra Roma e Zagabria - Ultima modifica: 2021-09-14T20:38:01+02:00 da Lorenzo Tosi

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