Un taglio alla “lunga coda” della sostenibilità

Pessimismo e ottimismo sul nuovo “sistema di certificazione della sostenibilità della filiera vitivinicola”. Chi avrà ragione?

Il decreto Rilancio è legge. 266 articoli che, nella definitiva formulazione, puntano a curare non solo le ansie indotte dal Coronavirus, ma anche preoccupazioni più storiche che interessano da vicino il vino.

Editoriale del numero 6/2020 di VVQ

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Come quella, condivisa da sempre più consumatori, sull’impatto della produzione agricola su ambiente e clima. L’emendamento che ha come primo firmatario l’On. Filippo Gallinella ha infatti introdotto (art. 224-ter) il nuovo “sistema di certificazione della sostenibilità della filiera viticola” (ne abbiamo parlato anche nell'editoriale di VVQ 1: «Il superpotere più super è la sostenibilità»).

Lorenzo Tosi

Un protocollo unico che punta a integrare e armonizzare macrosistemi già esistenti: Sqnpi del Mipaaf, il sistema VIVA del Ministero dell’Ambiente ed Equalitas, lo standard certificato sostenuto da Federdoc ed Unione Italiana Vini. Un meritorio sforzo per contenere la deriva entropica dei marchi volontari che però potrebbe non essere risolutivo.

Friedrich Nietzsche lo aveva capito: il nostro spirito apollineo cerca rifugio in un ordine creato ad hoc per combattere la realtà caotica e insensata della vita. Ma il vino è il regno di Dioniso, non di Apollo. Le ansie non si curano con una legge, ma con una pillola o, meglio, con un bicchiere di vino.


Il fine è la legge ma il mezzo è un confronto di filiera che ha messo in fila requisiti ed esperienze differenti per trovare, nella ricerca della sintesi, un solo standard capace di allineare i diversi protocolli di produzione in una sola regola.

Una posizione unitaria in grado di veicolare un messaggio più chiaro e diretto ai

Stefano Sequino

consumatori, che sempre più spesso mettono vini eco-friendly nel carrello.

E se dovessimo applicare il modello economico della long tail, teorizzato da Chris Anderson (ne abbiamo parlato su VVQ 7/2017 pag. 9), al settore vitivinicolo, scopriremmo che la famiglia dei vini ottenuti secondo criteri di sostenibilità trovano ormai un posto privilegiato nel tratto di “coda lunga”, cioè nella parte terminale della distribuzione statistica discendente, che rappresenta un ampio ventaglio di segmenti di mercato spesso caratterizzati da una minore concorrenza d’impresa.

Un metodo per uscire dal mercato di massa, diversificare le produzioni vitivinicole e creare valore, più efficace se si utilizza un modello di riferimento, integrato e orizzontale.


È vero: la bolla della sostenibilità ha generato in tutto il mondo un intenso riverbero. Ma dal bla-bla della sostenibilità non si esce con altre parole ma con i numeri.

Quello del vino è un business estremamente dinamico, alimentato dalla continua ricerca di novità e alternative da parte del consumatore. E questo vale anche per il vino “green”. Che viene proposto con numerose tonalità che trovano posto nella long tail, una coda veramente lunga in cui la somma delle alternative di nicchia alla produzione considerata standard produce un volume di vendite nettamente superiore.

Cercare di tagliare questa coda per ricomporne i pezzi può produrre un effetto controproducente. Anche perché i messaggi di Sqnpi (produzione integrata), Viva (modello di sostenibilità in costante evoluzione) e Equalitas (protocollo di sostenibilità ben fissato) sono estremamente diversificati e rischiano di essere snaturati da un’operazione collage.


La sostenibilità si confermerà un elemento chiave nella vitivinicoltura del futuro, anche considerando la sfida lanciata della Pac post-2020, orientata alla tutela dell’ambiente e alla mitigazione dei cambiamenti climatici.

Un termine che potrà finalmente avere una sua definizione ed uno schema di certificazione condiviso, con propri e specifici requisiti di conformità, uno spazio di lavoro articolato e in costante evoluzione tanto da dover essere aggiornato, recita l’articolo 224-ter, con cadenza almeno annuale.

L’integrazione di standard differenti, con impatti differenti, porterà a coprire tutti i segmenti della filiera vitivinicola, fino a considerare la sostenibilità economica e sociale delle attività d’impresa. Non è una questione di bollino quindi ma uno strumento di riconoscibilità e di corretta gestione delle buone pratiche e dei processi di produzione.

Un taglio alla “lunga coda” della sostenibilità - Ultima modifica: 2020-08-08T07:13:46+02:00 da Lorenzo Tosi

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