Portinnesti serie M, la chiave per mitigare l’impatto del climate change

L'effetto del portinnesto nella mitigazione del deficit idrico (Bolgheri. Foto Scienza)
I risultati sperimentali e i responsi di pieno campo in un’annata caratterizzata da siccità ed eccessi termici prolungati dimostrano la capacità di questi innovativi portinnesti di contrastare efficacemente gli effetti del cambiamento climatico  salvaguardando le aree vitivinicole più rinomate

"M" come massima qualità delle produzioni,

"M" come migliore affinità,

"M" come maggiore stabilità delle prestazioni vegeto-produttive,

"M" come mitigazione degli effetti più nefasti del climate change.

Gli eccessi termici e radiativi e la forte siccità dell’annata 2022 hanno costituito un banco di prova estremamente sfidante per la viticoltura italiana. Condizioni estreme che hanno consentito di mettere ancor più in evidenza i vantaggi dei portinnesti serie M, un’innovazione che oggi fa la differenza.

Il diverso portamento delle piante madri di portinnesti M in un impianto palificato a Rauscedo

Il filo del miglioramento genetico

Parliamo dei 4 portainnesti (M1, M2, M3, M4) iscritti nel 2014 al Registro Nazionale, frutto del percorso di selezione portato avanti dal Dipartimento di Scienze Agrarie ed Ambientali (DISAA) dell’Università degli Studi di Milano, supportato da Winegraft S.r.l., e già a disposizione di tutti i viticoltori grazie ai Vivai cooperativi Rauscedo (VCR) che li moltiplica e commercializza in esclusiva mondiale.

Un progetto di ricerca coraggioso che ha consentito di riallacciare il filo del miglioramento genetico dei portinnesti 120 anni dopo la messa a punto degli incroci tra Vitis berlandieri e V.riparia o V. rupestris (1103P, 110R, SO4, K5bb, 140Ru) che consentirono il recupero post fillosserico del vigneto italiano (e che ancora oggi costituiscono più dell’80% della superficie investita a impianti di portinnesto in Italia).

Un’attività sperimentale avviata negli anni ’80 del secolo con il primo programma di incroci. Dagli iniziali 8000 semenzali si è giunti, dopo un lungo processo di selezione, ai 4 nuovi genotipi in grado di rispondere in maniera più efficiente a fattori limitanti come: carenza idrica, clorosi ferrica e salinità, di migliorare la capacità di assorbimento di potassio e magnesio, e indurre una minore vigoria a favore della qualità delle uve.

Le caratteristiche dei 4 genotipi

In particolare dalle prove di campo svolte dall’Università di Milano e da VCR è emerso che:

  • M1 offre le migliori prestazioni qualitative in combinazione con le varietà a bacca rossa ed è in grado di tollerare efficacemente alti livelli di calcare attivo;
  • M2 è un ottimo candidato nel caso di reimpianto, induce elevati livelli produttivi e resiste bene a siccità e salinità;
  • M3 garantisce la massima qualità in terreni fertili, con bassa concentrazione di calcare, inducendo minore vigoria e incrementando l’accumulo di polifenoli nelle uve;
  • M4 è un ottimo sostituto del 110R grazie all’elevata resistenza allo stress idrico che lo caratterizza e alla capacità di indurre una maggiore vigoria. In suoli altamente salini. Può essere inoltre ottimamente utilizzato in sostituzione del 1103 Paulsen.

Disponibilità in crescita

In soli sei anni le superfici di piante madri di questi portinnesti presso i Vivai cooperativi Rauscedo sono costantemente cresciute fino a raggiungere i 60 ettari, consentendo di aumentare la disponibilità delle combinazioni d’innesto per i viticoltori. Parallelamente è continuata l’attività sperimentale.

Sotto il profilo enologico VCR, in collaborazione con il Wine Research Team, ha infatti messo a confronto l’effetto dei portainnesti M rispetto a quelli tradizionali mostrando livelli di acidità superiori nelle uve di varietà innestate sulla serie M e un contenuto in zuccheri mediamente inferiore. Caratteristiche particolarmente interessanti perché mostrano la capacità di contrastare gli effetti del cambiamento climatico e di soddisfare i gusti del consumatore attuale.

L’angolo geotropico delle radici è un indice empirico della resistenza allo stress idrico. Tutti i portinnesti tolleranti presentano infatti un angolo stretto che testimonia l’attitudine a ricercare le risorse idriche negli strati di captazione più profondi del terreno. M4 presenta un angolo geotropico più stretto anche dei più usati ibridi di V. rupestris, mentre M2 e M3 ha radici meno folte (ma non meno performanti), ma questa condizione dipende anche dalle condizioni pedoclimatiche. Prove eseguite in Italia dal Crea Viticoltura enologia testimoniano infatti una diversa distribuzione radicale a seconda della disponibilità di acqua dimostrando la maggiore plasticità dei portinnesti della serie M.

Le ultime prove sperimentali

verifica dello sviluppo radicale dei Portainnesti M (foto Brancadoro)

E riguardo all’adattamento al climate change, una serie di quattro lavori sperimentali  presentati da Lucio Brancadoro dell’Università di Milano lo scorso ottobre al 49° Congresso nazionale MIva (Moltiplicatori italiani viticoltori associati) hanno messo in luce la tolleranza alla siccità dei portainnesti M in confronto con altri genotipi commerciali ampiamente utilizzati nella viticoltura italiana.

In particolare, in un confronto tra Pinot bianco innestato su M4 e su 1103P (il portinnesto finora considerato tra i più tolleranti), in condizioni controllate di progressiva aridità, la risposta allo stress idrico è stata simile, ma M4 ha riportato livelli più alti di attività fotosintetica e traspirazione.

Risultati confermati in una successiva prova che ha aggiunto al confronto anche M2. Dai rilievi fogliari e radicali a condizioni crescenti di stress idrico controllato sono emersi i risultati pubblicati in tabella:

Portinnesto Apparato fogliare Apparato radicale
M2 •Alta crescita vegetativa fino al 50% di SWC

•Crescita arrestata al 30% di SWC

•Alto angolo geotropico

•Radici superficiali

•Maggiore rapporto area fogliare/area esplorata dalle radici

M4 •Vigore contenuto

•Accrescimento fogliare costante fino al 15% di SWC

•Conduttanza stomatica e traspirazione al 15% di SWC superiori a 1103P

 

•60% delle radici con angolo geotropico inferiore a 30°

•Apparato radicale simile a 1103P

•Accrescimento delle radici costante fino al 15% di SWC

1103P •Alto vigore

•Massimo accrescimento fogliare fino al 30% di SWC

•Chiusura stomatica e bassa traspirazione

 

•80% delle radici con angolo geotropico inferiore a 30°

•Apparato radicale profondo ed espanso

 

 

Risultati che confermano la capacità di questi portinnesti innovativi di

  • contrastare o limitare i danni connessi al cambiamento climatico;
  • ridurre gli input in viticoltura (con particolare attenzione all’acqua);
  • salvaguardando così le nostre aree vitivinicole più rinomate.

Per info: Vivai Cooperativi Rauscedo

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Climate change, una soluzione radicale

Portinnesti serie M, la chiave per mitigare l’impatto del climate change - Ultima modifica: 2022-11-27T18:06:56+01:00 da Lorenzo Tosi

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