Uiv e Fivi si mobilitano contro i dazi di Trump

Donald Trump
Azioni diplomatiche presso l’amministrazione americana e una petizione da firmare per coinvolgere le istituzioni italiane ed europee. Gli sforzi dei produttori per scongiurare un’ingiustificata ritorsione commerciale che avrebbe conseguenze nefaste sulle nostre produzioni

Il 13 gennaio gli Usa potrebbero presentare una nuova lista di prodotti sui applicare i super dazi a partire dal mese di febbraio. Infatti il 6 dicembre 2019 il Dipartimento del Commercio americano (USTR) ha avviato una consultazione, che si concluderà appunto lunedì prossimo, per pubblicare una lista di prodotti che potrebbero essere colpiti da nuovi dazi, fino al 100% del valore della merce. L’elenco contiene numerosi prodotti vitivinicoli di tutti gli Stati membri, Italia compresa.

La filiera vino scende in campo

I timori dei produttori italiani sono quindi ben fondati in quanto dazi così elevati potrebbero mettere fuori mercato le nostre produzioni con gravi ripercussioni su tutta la filiera. Che è scesa in campo per cercare di coinvolgere la politica e l’opinione pubblica.


Gli Stati Uniti sono la prima destinazione, in volume e in valore, delle vendite di vino italiano con:

  •  1,5 miliardi di euro di valore,
  • oltre 3,3 milioni di ettolitri in volume.

Questi numeri, insieme agli investimenti e agli ambiziosi progetti di promozione che le imprese continuano a moltiplicare, dimostrano come il mercato americano sia vitale e insostituibile nel breve-medio periodo.


Unione italiana vini, ha mobilitato produttori italiani e importatori americani in una vera e propria crociata contro i paventati nuovi dazi e per convincere l’Amministrazione USA ad escludere i vini italiani a dall’applicazione dei nuovi dazi.

Una campagna social negli Usa

Ernesto Abbona

«In questo scenario di estrema incertezza – commenta Ernesto Abbona, presidente di Uiv – abbiamo sollecitato le istituzioni nazionali ed europee verso un dialogo attivo con i nostri partner americani, per scongiurare un danno enorme e ingiustificato nei confronti del mondo del vino italiano». Uiv ha investito importanti risorse per attivare una campagna di comunicazione social, in coordinamento con gli importatori, verso i consumatori americani e gli operatori della filiera (ristorazione, distribuzione, ecc.), affinché partecipino alla public consultation, facendo sentire la propria voce all’Amministrazione Usa.

Un’azione di lobby sul Congresso

«In collaborazione – continua Abbona - con la associazione di rappresentanza degli importatori (NABI) stiamo inoltre, coordinando un’articolata azione di lobbying verso il Congresso. La tutela del business e dei posti di lavoro in America dei soggetti che oggi importano i nostri vini e hanno investito nei nostri brand è uno degli argomenti che potrebbe convincere il governo di Trump a esonerare il nostro settore e il nostro Paese da eventuali misure».

La petizione dei vignaioli da firmare

Contemporaneamente un gruppo di produttori aderenti a Fivi, la federazione italiana vignaioli indipendenti, ha lanciato una petizione contro i dazi americani sulla piattaforma Change.org da inviare al ministro Teresa Bellanova al Commissario Ue all’agricoltura Janusz Wojciechowski, al presidente del Parlamento Europeo, David Sassoli, al Commissario Ue all’Economia Paolo Gentiloni, al Ministro degli Affari Esteri, Luigi Di Maio e al presidente della Commissione agricoltura alla Camera Filippo Gallinella.

Michele Antonio Fino

L’iniziativa promossa da stata promossa da Michele Antonio Fino e da altri 100 vignaioli tra cui Marilena Barbera (Sicilia) e Gianluca Morino (Piemonte) e la presidente di Fivi Matilde Poggi ha raggiunto un numero considerevole di adesioni (4.343 al momento della scrittura di questo articolo, clicca qui per leggere la petizione e qui per aggiungere la tua firma).

Una voce stonata

L’unica voce stonata  è quella di un altro vignaiolo famoso ovvero Walter Massa. L’inventore del fenomeno Timorasso in un’intervista sul sito winemag.it invita infatti Fivi a occuparsi meno del mercato e più delle posizioni sindacali dei produttori.


Troppo basso il numero delle osservazioni

«UIV -informa il segretario generale Paolo Castelletti-  si sta fortemente mobilitando direttamente con gli importatori americani, supportati anche dall’Ambasciata d’Italia a Washington, che ringraziamo, per un’azione di coordinamento con i soggetti che verrebbero direttamente danneggiati dalle misure del governo americano».

Le osservazioni raccolte nella petizione pubblica inviata al Dipartimento americano sono circa 12.000. «Il numero è ancora troppo basso – ritiene Castelletti -, bisogna agire subito perché l’imposizione di un dazio al 100%, metterebbe completamente fuori mercato i vini italiani con conseguenze disastrose per le imprese, i viticoltori, i territori».

«Chiediamo pertanto – conclude Castelletti – a corredo di un impegno concreto delle associazioni e delle aziende, un’azione diplomatica forte del Governo, appellandoci alla sensibilità ed al senso di responsabilità del presidente del Consiglio Conte e dei ministri Di Maio e Bellanova: il settore del vino italiano non può essere chiamato a pagare il prezzo altissimo di una guerra commerciale che potrebbe compromettere irrimediabilmente l’equilibrio della filiera. Nessuna misura di sostegno al settore potrà compensare le gravissime perdite di quote di mercato che potremmo subire».

Uiv e Fivi si mobilitano contro i dazi di Trump - Ultima modifica: 2020-01-09T00:09:33+01:00 da Lorenzo Tosi

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