Quanto è grande il vigneto dal satellite

La digitalizzazione va avanti. Anzi va in alto: al via dal 1° gennaio 2022 la transizione al nuovo sistema unico di identificazione delle parcelle agricole e dei vigneti. Con impatti tutti da scoprire sul fascicolo aziendale Pac e sulla gestione delle superfici a denominazione protetta

Accelera il processo di cambiamento che, fin dall’inizio dell’emergenza Covid-19, ha coinvolto il settore vitivinicolo.

Un percorso di adeguamento, tecnologico e non soltanto di metodo, che tocca anche il processo di digitalizzazione del sistema di identificazione delle parcelle agricole (SIPA) nonché di gestione anagrafica delle imprese.

Un nuovo spazio di lavoro che potrà facilitare i controlli e semplificare l’erogazione degli aiuti ma che, d’altra parte, desta preoccupazioni rispetto alla fase di transizione dai controlli mediante telerilevamento – che implicano l’interpretazione assistita da computer delle immagini satellitari – ai processi totalmente automatizzati.

Articolo tratto dal numero 6/2021 di VVQ

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Cosa cambia?

Il DM 1° marzo 2021, n. 99707, relativo all’attuazione delle misure in ambito SIAN – mega-sistema informativo che fa capo all’AGEA – chiarisce e applica in maniera definitiva, a livello nazionale, il nuovo sistema di identificazione delle parcelle agricole, previsto dal decreto-legge 16 luglio 2020, n. 76, cd. DL Semplificazioni, convertito dalla legge 11 settembre 2020, n. 120.

La sfida è digitalizzare il sistema di identificazione delle parcelle agricole (SIPA) nonché la gestione anagrafica delle imprese, un tema che riguarda da vicino le superfici vitate e che impatta sui livelli di produzione, regolamentati dai disciplinari di produzione dei vini Dop e Igp.

In particolare, le novità introdotte all’articolo 43 del DL poggiano essenzialmente sullo sviluppo di strumenti digitali che dovranno utilizzare applicazioni grafiche e geo-spaziali per fare in modo – in conformità rispetto a quanto previsto dal Reg. delegato (UE) 640/2014, richiamato nello stesso decreto – che gli organismi pagatori, per i sistemi basati sulla superficie, possano determinare, per ciascuna parcella, una superficie massima ammissibile ai fini dei regimi di aiuto.

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La transizione grafica

Le imprese agricole che non presentano domande possono costituire o aggiornare il proprio fascicolo in modalità alfanumerica fino al 31 dicembre 2021

Il processo di cambiamento parte dal fascicolo aziendale che – pena l’impossibilità di avviare nuovi procedimenti amministrativi – deve essere confermato o aggiornato dal produttore, anche rispetto alla consistenza aziendale e al titolo di conduzione, con cadenza almeno annuale.

In particolare, il DM 1° marzo 2021, n. 99707 prevede che tutte le imprese che detengono superfici agricole sono tenute a dichiarare la propria consistenza aziendale e il piano colturale annuale, in modalità grafica: l’obiettivo è passare dai controlli mediante telerilevamento, che implicano l’interpretazione assistita da computer delle immagini satellitari, ai controlli tramite monitoraggio, approccio sistematico che invece utilizza dei processi automatizzati basati sui dati trasmessi dai satelliti.

C’è poi da considerare, nel processo di transizione, il passaggio delle informazioni relative al registro dei trattamenti e delle fertilizzazioni nell’ambito del quaderno di campagna che costituirà elemento obbligatorio, a partire dal 1° gennaio 2022, del fascicolo aziendale: sarà sostanziale la ricaduta sui margini di semplificazione e di continuità delle attività amministrative, compresi i controlli necessari all’erogazione delle risorse finanziarie e degli aiuti, trasferimento che tuttavia dovrà avere cura di non interferire con la gestione operativa delle imprese.

Un sistema unico di identificazione

La sfida è digitalizzare il sistema di identificazione delle parcelle agricole (SIPA) nonché la gestione anagrafica delle imprese

Il SIPA sarà l’interfaccia di riferimento per fare l’inventario delle superfici agricole, comprese le superfici vitate, sul territorio nazionale, uniformato rispetto a quanto previsto dalle norme europee e nazionali. Il punto di partenza sarà fornito dall’archivio di ortofoto digitali provenienti dalle riprese aeree o satellitari del territorio, che consentirà di acquisire i dati qualitativi e quantitativi, articolati in parcelle agricole e rappresentati sul preesistente GIS, il sistema di informazione geografica territoriale.

Sotto il profilo operativo, per ogni parcella agricola il SIPA consentirà di geolocalizzare, visualizzare e integrare spazialmente i dati costitutivi del SIGC, il sistema integrato di gestione e controllo, oltre a determinarne l’utilizzo agronomico e le superfici massime ammissibili agli eventuali regimi di aiuto: uno strumento che sarà aggiornato mediante tecniche di interpretazione delle ortofoto e delle immagini satellitari, nonché in base all’esito dei procedimenti amministrativi autorizzativi e dei controlli svolti in campo, compresi quelli finalizzati a verificare l’ammissibilità delle domande di aiuto.

Sul tema la futura Pac, in vigore il 1° gennaio 2023, ridefinirà i controlli di condizionalità ai sensi del Reg. (UE) 1306/2013, ambito disciplinato a livello nazionale dal DM 17 gennaio 2019: la nuova formulazione della Pac post-2020 andrà infatti a rafforzare il sistema di controllo ma tuttavia – si legge in una nota di Paolo De Castro, Coordinatore S&D alla Commissione Agricoltura del Parlamento europeo – le sanzioni, in termini di riduzione dell’aiuto, potranno essere più limitate per quegli Stati membri, tra cui l’Italia, che utilizzano il sistema di controllo satellitare delle superfici Copernicus.

La ricerca dell’unità elementare

Si tratta della parcella di riferimento alla base del SIPA, identificata in maniera univoca e costituita da una superficie agricola, geometricamente delimitata e caratterizzata da una copertura omogenea del terreno rispetto ad una classificazione di riferimento, rilevata con modalità oggettive. In altri termini, una sub-unità che concorre alla determinazione della superficie massima ammissibile per ciascun regime di sostegno regionale, nazionale ed europeo, nonché per ogni dichiarazione, comunicazione ed ogni altro procedimento amministrativo basato sulle superfici agricole.

La parcella agricola dichiarata annualmente dal conduttore viene quindi localizzata e misurata graficamente in maniera – precisa testualmente il decreto – univoca ed inequivocabile. Rimangono tuttavia sotto i riflettori gli esiti della misurazione rispetto al potenziale viticolo delle singole realtà aziendali e, soprattutto, alla gestione di eventuali discordanze di misurazione.

In caso di non corrispondenza?

L’obiettivo è passare dai controlli mediante telerilevamento ai controlli tramite monitoraggio, approccio sistematico che utilizza processi automatizzati basati sui dati trasmessi dai satelliti

Il DM fa riferimento alle superfici non corrispondenti rispetto alle precedenti rilevazioni, cioè ai casi in cui – stabilisce il DM – la superficie determinata e dichiarata attraverso l’utilizzo di strumenti grafici differisca dalla superficie precedentemente misurata mediante un differente metodo.

In questi casi, allo scostamento non si applicano recuperi, sanzioni o ulteriori pagamenti nell’ambito di procedimenti perché – ai sensi dell’articolo 7, paragrafo 3 del Reg. (UE) 809/2014 – si ricade nella circostanza in cui l’errore non poteva essere ragionevolmente identificato dal beneficiario.

Rimane tuttavia il nodo rivendicazione delle uve destinate a dare vini Dop e Igp, le cui rese unitarie previste dai disciplinari di produzione, evidentemente correlate alla superficie vitata formalmente dichiarata, possono risentire di una ri-misurazione delle parcelle e del vigneto. In alcuni casi, potrebbe essere addirittura esclusa la rivendicabilità di una denominazione laddove le percentuali di concorrenza delle varietà di vite non dovessero più garantire quelle previste dai disciplinari di produzione.

Transitorio ma non troppo

Il DM stabilisce che per tutte le domande di aiuto e di pagamento si applicano le previgenti modalità di determinazione della superficie massima ammissibile, mentre le imprese agricole che non presentano domande possono costituire o aggiornare il proprio fascicolo in modalità alfanumerica fino al 31 dicembre 2021.

C’è poi da considerare il decreto ministeriale che andrà a disciplinare l’impostazione – che dovrà essere necessariamente rinnovata alla luce dei processi di digitalizzazione del SIPA – dello schedario viticolo, uno degli ultimi tasselli del puzzle normativo definito dalla legge 12 dicembre 2016, n. 238, cd. Testo unico del vino.

Quali prospettive?

La gestione digitalizzata delle domande, dei disallineamenti e degli aggiornamenti dei fascicoli aziendali devono fare i conti sul territorio con la capacità – condizione legata alla disponibilità e alla portata delle infrastrutture tecnologiche – di supportare concretamente le esigenze di elaborazione dati.

Si tratta di un ostacolo che contribuisce a ritardare l’applicazione di un approccio completamente automatizzato. Un passo avanti in termini di innovazione e di stabilità dei dati, ma per quanto riguarda i vigneti destinati a dare vini Dop e Igp e pertanto soggetti a vincoli di resa per ettaro, rimane la probabilità di un ricalcolo delle superfici, condizione che potrebbe inaugurare – benché senza sanzioni o recuperi – un nuovo ciclo di modifiche e di aggiornamenti che avrà impatto invece sulla rivendicabilità delle produzioni vitivinicole Dop e Igp.

Un tema altrettanto strategico riguarda poi l’interconnessione dello schedario grafico con le dichiarazioni di vendemmia e produzione e il registro telematico di cantina, una modalità che – oltre a ridurre i margini di errore in fase dichiarativa – consentirebbe dei controlli automatici da remoto e con minori oneri per i produttori.

 


Articolo tratto dal numero 6/2021 di VVQ

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L’era spaziale oltre la misurazione dei vigneti

Non solo big data, sensori e QR code per ricevere dati e informazioni utili alla comprensione e all’ottimizzazione dei processi aziendali. Anche i satelliti, al di là dell’acquisizione e della trasmissione delle immagini, hanno molto da raccontare: i controlli tramite monitoraggio possono generare infatti una serie di dati utili per l’agricoltura intelligente, come ad esempio fornire informazioni sul contenuto di azoto nel suolo o sullo stress da siccità, razionalizzando, mediante interventi mirati, l’applicazione di fertilizzanti o l’irrigazione e riducendo quindi i costi, gli sprechi e l’impatto sugli agroecosistemi.

Guardando al futuro, in vista della progettazione della prossima generazione di satelliti Sentinel (dopo il 2030), una delle priorità dell’Agenzia spaziale europea – si legge nel report della Corte dei Conti europea che ha svolto un audit nel 2019 – riguarda un sensore termico infrarosso ad alta risoluzione in grado di eseguire osservazioni della temperatura della superficie del suolo, utile per rilevare lo stress idrico nelle piante e per monitorare, e quindi tarare, il volume di irrigazione.

Si tratta in generale di uno spazio di riflessione e di sviluppo sempre più sotto i riflettori della ricerca e della sperimentazione, che tra l’altro potrà beneficiare delle risorse stanziate nell’ambito del PNRR. Rispetto al processo di digitalizzazione del SIPA – ma anche considerando i dati Sentinel, altre immagini satellitari e le informazioni sui requisiti ambientali – occorre quindi riflettere sull’opportunità di condividere e analizzare in maniera integrata i dati in possesso degli organismi pagatori, in modo da poter fornire agli operatori elaborazioni derivate e inedite, utili per interpretare le reali esigenze colturali.

 

Quanto è grande il vigneto dal satellite - Ultima modifica: 2021-09-06T21:04:30+02:00 da Lorenzo Tosi

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