Vendemmia verde e distillazione :
le misure anti crisi
sono un mezzo fallimento.
Lo abbiamo scritto all’inizio di settembre su queste pagine commentando i risultati poco incoraggianti delle misure anti crisi predisposte per il settore del vino in risposta alle pesanti difficoltà economiche innescate dalla pandemia da coronavirus.
È passato un mese intero e il fallimento rischia di essere completo.
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Il rischio di perdere 61 milioni di euro
La sfida che coinvolge istituzioni e filiera è quella di individuare nuove efficaci e rapide misure per fare fronte alle difficoltà del settore che rischia di perdere 61 milioni di euro.
I 36 milioni di euro “risparmiati” sul fronte della distillazione di crisi (solo 14 milioni utilizzati sui 50 stanziati, togliendo dal mercato solo poco meno di 500mila hl di vino) possono infatti essere ridistribuiti sulle altre misure del Piano di sostegno nazionale.
La Ministra Teresa Bellanova ha infatti appena potenziato la misura promozione del Pns con 100 milioni di euro per la campagna 2020-2021.
I 61 milioni non spesi per la vendemmia verde (su uno stanziamento di 100 milioni a carico del bilancio nazionale) dovranno invece essere infatti impiegati entro lo scoccare della mezzanotte del 31 dicembre.
Oppure potranno tornare nella disponibilità della collettività.
Misure anti crisi: un piano audace che richiede
massima convergenza d'interessi
La strada è quella di una modifica normativa che abbia effetto sulla legge di Rilancio.
Lo strumento più immediato è quello di inserire emendamenti ad hoc durante la conversione in legge del Dl agosto (Decreto Legge 14 agosto 2020, n. 104 Misure urgenti per il sostegno e il rilancio dell'economia) attualmente in discussione in Parlamento.
Le modifiche dovranno in seguito essere sottoposte al vaglio della Conferenza Stato Regioni. Occorre poi individuare modalità attuative celeri e innovative per le istruttorie Agea. E inventarsi prassi operative veloci per l’attuazione delle operazioni individuate o almeno per il loro finanziamento.
Misure anti crisi: quattro proposte divergenti
Serviva la massima convergenza tra le parti per sostenere un piano così audace. Lo raccomandava a inizio settembre il ministero delle Politiche agricole, nella voce del Capo dipartimento Giuseppe Blasi.
Invece un mese dopo sono ancora aperte ancora molte, troppe, opzioni sotto forma di altrettante proposte di emendamento al citato decreto 104.
Ecco quali:
- distillazione di crisi per i vini dop e igp. La misura va impiegata tassativamente nel settore dei vini di qualità, i più colpiti dalla contrazione dei consumi per il Covid19. L’ipotesi è quella di un corrispettivo da 50 a 70 centesimi per litro di vino Dop distillato (il premio di 27 cent/litro per la distillazione di crisi dei vini da tavola è risultata infatti ampiamente insufficiente);
- sostegno per lo stoccaggio privato. Il ritiro dal mercato di parte della produzione 2020, almeno di quelle tipologie di vino che possono sostenere un più lungo affinamento, è forse la misura di più facile e celere applicazione, ma non è priva di rischi. L’effetto potrebbe essere, come ha paventato in un recente intervento Angelo Gaja, quello di trasferire, moltiplicandolo, l’effetto della crisi sul 2021 e 2022;
- Campagna promozionale nei Paesi Ue. È l’ipotesi più caldeggiata sia dalle cantine private di Unione italiana vini che dalle realtà consortili di Alleanza delle cooperative. Colmerebbe il vuoto di una misura promozione dell’Ocm che punta solo sui mercati terzi. Questa ipotesi però si scontra con la realtà di una pandemia che sta di nuovo accelerando soprattutto nei Paesi che sono i nostri tradizionali mercati di riferimento all’interno dell’Unione (e anche sul fatto che un mercato importante come il Regno Unito non fa più parte dell’Ue).
L’effetto della promozione potrebbe essere offuscato dalla contemporanea crisi in cui versa il settore vinicolo di questi Paesi e dalle tensioni nazionalistiche innescate dalla grossa fetta del Recovery fund assegnata all’Italia;
- Sostegni agli investimenti delle cantine. Investire fa sempre bene, ma visto il clima di incertezza innescato dalla perdurante emergenza sanitaria occorrerebbe trovare produttori veramente ottimisti per impiegare in tempo record 60 milioni di euro in questo modo.
Misure anti crisi. In Italia si naviga a vista
L’impressione è che la filiera italiana del vino navighi a vista e a questo proposito il confronto con quanto stanno facendo i nostri principali competitor europei come Francia e in particolare Spagna è impietoso ma anche illuminante: indica strade alternative che potevamo imboccare con maggiore successo.
Il problema non è quello delle risorse che il settore rischia di perdere, ma il cattivo utilizzo delle risorse già allocate.
L'attivazione tardiva e scoordinata di distillazione di crisi e vendemmia verde parziale non ha consentito di raggiungere l'obiettivo fissato dal decreto rilancio di ridurre il volume di produzione migliorando al tempo stesso la qualità. Di più: la distribuzione a pioggia di contributi per una vendemmia verde parziale impossibile da controllare non ci consente nemmeno di stimare la riduzione quantitativa attribuibile a queste misure.
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