Via libera al piano ristori per la flavescenza dorata della vite.
I tre milioni e mezzo di euro stanziati dal decreto firmato dal ministro Lollobrigida sono sempre meglio di niente. È infatti pur sempre un “crescendo” rispetto al singolo milione, solitario, stanziato nel 2022. Il fondo, previsto dalla Legge di Bilancio, ha ora una dotazione di 1,5 milioni di euro per il 2023 e a 2 milioni di euro annui a decorrere dal 2024.
I contributi saranno erogati per la sostituzione, tramite rimpiazzo o reimpianto, di piante estirpate in vigneti colpiti dalla malattia epidemica, basteranno? La fitoplasmosi crea oggi parecchie apprensioni nelle otto regioni vitivinicole del Centro Nord (Veneto, Toscana, Emilia-Romagna, Piemonte, Friuli-Venezia Giulia, Lombardia, Liguria e province autonome di Trento e Bolzano).
Anteprima da Terra e Vita 19
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Per la Xylella cento volte tanto
Per un’emergenza sicuramente più grave, ma più localizzata come quella causata dalla Xylella su olivo, gli stanziamenti arrivarono nel 2020 a 300 milioni (cento volte tanto).
I timori fitosanitari sembrano ora in secondo piano rispetto all’impatto delle alluvioni e della crisi di mercato, ma siamo entrati nel mese chiave per i trattamenti contro Scaphoideus titanus (v. riquadro in basso), vettore del fitoplasma associato a Flavescenza dorata. Le difficoltà causate proprio dall’impatto del clima potrebbero compromettere l’efficacia alle strategie di difesa, innescando un’ulteriore crescita delle viti colpite dal giallume.
Il piano anti flavescenza dorata degli anni ‘90
Cerchiamo quindi di capirci qualcosa assieme a Michele Borgo che, come allora direttore del Crea Centro di ricerca in viticoltura di Conegliano, diede un contributo decisivo nell’efficacia del primo piano di contenimento di Fd negli anni ’90 basato su monitoraggio, trattamento contro il vettore, estirpo obbligatorio delle viti malate.
Le superfici vitate delle Regioni oggi interessate dal problema hanno una consistenza di circa 320mila ettari (il 50% del totale nazionale).
Considerando i rumors sulla situazione sanitaria dei vigneti, emerge che la malattia sia diffusa un po' ovunque e che l’incidenza delle viti ammalate sia piuttosto significativa, in particolare su vitigni sensibili, quali Chardonnay, Pinot grigio, Glera, Nebbiolo, Barbera, Cabernet Sauvignon, ecc., ma anche su varietà considerate più tolleranti (es. Friulano, Moscato). È del tutto plausibile ritenere che ogni anno circa l’1 – 2% di nuove viti vengano colpite aggiungendosi a quelle già ammalate negli anni precedenti e non ancora estirpate.
Il conto della flavescenza dorata
Calcolatrice alla mano, si può fare quindi questo conteggio:
- 320mila ettari con una densità media di 3.000 viti ettaro significano almeno 1 miliardo di viti;
- se fosse l’1% la quota di nuove piante che si ammala ogni anno di Fd (ossia 30 viti ettaro) ogni anno dovrebbero essere sostituite circa 10 milione di piante;
- gli indennizzi da 1-2 milioni all’anno corrispondono quindi a pochi centesimi per vite, un valore che non basta nemmeno a coprire i costi dei monitoraggi e delle istruzioni delle pratiche per il ristoro (nome improprio, tendo conto che le perdite di produzione si protraggono almeno per 5 - 7 anni). Le somme stanziate dal Governo nemmeno basterebbero come sussidio alle misure di controllo e di lotta al vettore di Fd.
Calcoli che oltretutto non danno conto dell’effettiva emergenza, soprattutto se messa a confronto con l’incidenza dei deperimenti causati da altre patologie come il mal dell’esca, complesso fitopatologico che interessa l’intero vigneto Italia.
Tuttavia, visto che i problemi dovuti alle epidemie da Fd persistono da anni, al punto che in certe situazioni si può arrivare a vigneti con oltre il 20% di viti colpite con ripercussioni economiche non indifferenti, emerge la necessità di una maggiore attenzione politica e strutturale per questa malattia.
Anche perchè grande parte dei vigneti più colpiti da Fd sono presenti a chiazze nelle frammentate aziende di collina, rendendo ancor più problematiche le azioni collettive di prevenzione e di lotta al vettore del fitoplasma.
IL FANTASMA DEL CLORPIRIFOS
Giugno, andiamo, è tempo di irrorare.
Le Regioni aggiornano i decreti di lotta obbligatoria. In Veneto sono due gli interventi imposti per legge per la viticoltura convenzionale e tre per quella biologica e ovunque si pone l'accento sulla necessità di non derogare alla necessità di estirpare le viti infette, per evitare di lasciare in campo pericolosi serbatoi di inoculo (ma solo la provincia autonoma di Trento ha previsto pesanti multe per gli inadempienti).
Nel mese chiave per contrastare la diffusione dello Scafoideo non si sa però ancora nulla riguardo alla concessione della deroga al discusso insetticida clorpirifos, il più efficace in termini di persistenza d’azione, ma revocato alcuni anni orsono. Ad alcuni mesi dalla richiesta del Servizio fitosanitario centrale (Sfc) e di alcune Regioni, sembra che finalmente qualcosa si stia muovendo nel Ministero della Salute, competente in Italia anche riguardo alla difesa fitosanitaria.
Una circolare del 6 giugno richiama infatti l’attenzione delle aziende produttrici di agrofarmaci interessate all'eventuale presentazione, entro dieci giorni, dell’istanza per la registrazione di formulati a base di clorpirifos autorizzati contro Scafoideo su vite, nel rispetto della “Procedura per la gestione delle istanze di autorizzazione di prodotti fitosanitari per situazioni di emergenza fitosanitaria in attuazione dell’Art.53 del Reg. 1107/2009”. Un utilizzo in deroga consentito esclusivamente nell’ambito delle misure obbligatorie previste dall’Ordinanza del Sfc per il contrasto della Flavescenza Dorata.
Rimarrebbe, nel caso, da risolvere il problema della mancanza dell'import tolerance per il clorpirifos in alcuni importanti mercati tra cui gli Usa (e qualche problema potrebbe sorgere pure nel mercato comunitario). E mentre varie associazioni ambientaliste sono impegnate a fare pressioni sulle Regioni Veneto e Friuli Venezia Giulia per annullare la richiesta di deroga, a viticoltori sempre più in braghe di tela vengono proposti sempre nuovi palliativi “naturali” che promettono sfracelli contro il vettore di Fd senza prove registrative a supporto.
Anche per questo la Regione Veneto ha pubblicato subito dopo il primo decreto di lotta obbligatoria un aggiornamento per raccomandare i viticoltori di «utilizzare solo prodotti regolarmente autorizzati per questo impiego»