Il revenge spending fa volare l’export del vino

L’Osservatorio Vinitaly-Nomisma rileva vendite record (+7,1%) nel primo semestre dell’anno. Boom della Cina (+37%) e Russia (+29%). La voglia di ripartenza dopo l’emergenza sanitaria fa tornare il nostro commercio enologico internazionale a livelli pre-Covid

Riaperture e “revenge spending” determinano un nuovo record per le vendite di vino italiano.

Un andamento che caratterizza tutti i migliori nostri clienti internazionali, ovvero i top 12 Paesi buyer esteri nel primo semestre di quest'anno.

Le esportazioni sono infatti in crescita a valore del 7,1% sul pari periodo 2020 e del 6,8% sul 2019, in regime pre-Covid.

Lo rileva l'Osservatorio Vinitaly-Nomisma Wine Monitor, in vista della "Vinitaly Special edition" in programma a Veronafiere dal 17 al 19 ottobre.

L’andamento sulle diverse piazze

Rispetto al 2020 l'Italia sovraperforma rispetto al mercato in Cina (+36,8%), in Germania (+9,3%) e in Russia (+29,4%), mentre è sotto la media negli Usa (+1%, ma sul 2019 l'incremento è di quasi il 6%), Regno Unito (-0,4%) e Canada (+2,5%).

Fermi e frizzanti

Crescono le importazioni dei vini fermi (+6,9%, con il prezzo medio a +5,9%), mentre gli sparkling incrementano le vendite dell'11,1%, con una riduzione del prezzo medio del 4,8%.

L'elaborazione riguarda gli ultimi dati doganali sulle importazioni dei 12 principali mercati mondiali della domanda di vino, che assieme valgono circa i tre quarti del totale export made in Italy.

Uno scatto da velocisti

Lo "scatto" di questo primo semestre - sottolinea l'Osservatorio - rappresenta il trend di incremento più netto registrato negli ultimi anni, e soprattutto controbilancia “con gli interessi” lo stop forzato del 2020.

Il revenge spending fa volare l’export del vino - Ultima modifica: 2021-08-26T18:52:45+02:00 da Lorenzo Tosi

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