Difesa della vite, una coperta sempre più corta

Pesante attacco di peronospora su foglia e grappolo
Viticoltori in difficoltà a causa del climate change e dell’arrivo di nuove specie invasive. Il tutto mentre la revoca del mancozeb apre voragini contro la peronospora

Difesa della vite sempre più complessa.

A pesare sono i nefasti effetti dei cambiamenti climatici, il continuo arrivo di nuove specie invasive e soprattutto il venir meno di importanti strumenti di difesa a causa della stringente normativa fitosanitaria europea.

E in futuro sarà ancora peggio a causa delle nuove linee di indirizzo tracciate da Green Deal e Farm to Fork, ma andiamo con ordine.

Articolo pubblicato sul numero 2/2021 di VVQ

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L’impatto del climate change

Non ci sono più le mezze stagioni, ma nemmeno le stagioni intere. L’inverno non fa più il suo “mestiere” da parecchio tempo. In pianura padana per il terzo anno consecutivo si registrano in febbraio temperature superiori ai 18°.

Una condizione che determina l’anticipo del germogliamento della vite, ma che la espone anche a una prolungata suscettibilità agli attacchi delle malattie fungine, peronospora in primis (oltre ai possibili danni delle gelate tardive). Malattie che così diventano sempre più difficili da controllare con i “colpi” contati concessi dai disciplinari di produzione, anche perché la primavera registra spesso piovosità più elevate rispetto alla media storica (è il fenomeno della tropicalizzazione delle fasce temperate).

Inverni più caldi (e autunni più umidi) che sono in parte anche la causa del ritorno in certe zone di un pericolo assai temuto in passato e considerato ormai sotto controllo, ovvero quello della fillossera. L’allungamento della stagione calda influisce anche sul più classico dei fitofagi della vite, ovvero la tignoletta, aumentando in alcune zone il numero delle generazioni (fino a quattro).

L’invasione degli “alieni”

Più avversità
da contrastare con meno strumenti a disposizione: come uscirne?

Anche se la vite può considerarsi - per ora-  più fortunata rispetto ad altre specie frutticole, la continua diffusione di nuove specie invasive che viaggiano da un continente all’altro al seguito delle merci sta creando danni sempre più gravi anche in questo settore. Negli ultimi anni, in Italia, si sono diffusi in maniera esplosiva batteri, funghi, virus e insetti patogeni che non trovano, alle nostre latitudini, nemici naturali in grado di contenerli.

La vite è per ora interessata solo dai danni saltuari e collaterali causati da cimice asiatica (Halyomorpha halys) e Drosophila suzukii. A poche centinaia di chilometri dalle nostre coste è stata però già rilevata quella che potrebbe essere una minaccia fatale. Xylella fastidiosa subsp. fastidiosa, quella responsabile della malattia di Pierce, è infatti presente da un paio d’anni nei vigneti delle isole Baleari. È una cugina della susp. pauca che sta causando gli estesi disseccamenti degli olivi in Puglia, ma il suo effetto è lo stesso: in Nord America, nelle zone dove ha attaccato, ha determinato l’estinzione della coltivazione della vite.

Aumentano i trattamenti…

Il primo effetto di questa situazione è un aumento della difesa chimica. Il CRPV (Centro Ricerche Produzioni Vegetali di Cesena), ad esempio, ha recentemente stimato un aumento medio di 5 trattamenti insetticidi solo per la difesa delle specie frutticole dalla cimice asiatica. Nella vite questo fenomeno è per ora più contenuto, ma occorre tener presente che all’aumento generalizzato del numero dei trattamenti si aggiunge anche un cambiamento qualitativo, meno evidente, che riguarda direttamente la scelta dei prodotti impiegati che tende a privilegiare quelli ad ampio spettro di azione rispetto a quelli più specifici.

..mentre si pretende di diminuirli

Paradossalmente tutto questo avviene mentre si fanno sempre più forti le pressioni di segno opposto che richiedono e spesso pretendono un impiego sempre minore della chimica in agricoltura.

Chimica peraltro che, per effetto della stretta fitosanitaria europea, vede l’arsenale a disposizione delle aziende agricole in costante diminuzione.

Per la difesa della vite è recente la notizia del ritiro dal mercato del mancozeb entro luglio (stop all’utilizzo da gennaio – vedi Tab.).

Nel settore degli insetticidi tutti i neonicotinoidi sono stati revocati, eccetto uno. Nell’ambito dei fungicidi sono entrati in fase di revisione, anche: captano, fluazinam e dimetomorf, principi attivi molto utilizzati sulla vite.

La sostituzione di questi prodotti lascia aperte molte incognite, in particolar modo quella del mancozeb. Si tratta infatti di un prodotto di copertura, multi sito e ad ampio spettro d’azione largamente impiegato contro la peronospora come partner di principi attivi specifici monosito per ridurre il rischio di resistenza.

Tutte le – scarse- alternative possibili (sali rameici, captano, folpet, metiram) sono già caratterizzati da forti limitazioni d’impiego in termini di massimo dosaggio o massimo numero d’interventi consentiti su vite durante la stagione (e molti stanno per entrare in revisione).

Tabella 1 - Le ultime decisioni Ue
Sostanza attiva Situazione Stop vendite Stop uso Fonte
Mancozeb in revoca 04-lug-21 04-gen-22 Reg. 2020/2087
Tiofanate metile in revoca 19-apr-21 19-ott-21 Reg. 2020/1498
Scadenza attuale autorizzazione
Captano in revisione 31-lug-21 Reg 2020/869
Fluazinam in revisione 28-feb-21 Reg. 2019/2094
Dimetomorf in revisione 31-lug-21 Reg 2020/869

 

La riduzione di questi principi attivi potrebbe quindi potenzialmente innescare gravi problemi di resistenza nel prossimo futuro. Per completare lo scenario, in questi giorni sta per terminare la revisione del PAN ed è facile prevedere ulteriori limiti all’impiego dei prodotti fitosanitari specialmente nelle situazioni in cui la viticoltura è contigua ad abitazioni o ad aree ad uso civile.

Opzione biocontrollo

Sta diventando veramente difficile per i viticoltori trovare una sintesi tra esigenze apparentemente inconciliabili che da un lato spingono ad una maggiore pressione chimica per difendere le colture ma che dall’altro tolgono progressivamente gli strumenti per farlo.

Dal punto di vista tecnico il minor numero di prodotti chimici disponibili potrebbe essere almeno parzialmente sostituito dal recupero di tecniche agronomiche virtuose e da un maggiore impiego di agenti di biocontrollo, (più comunemente denominati BCA) o di estratti vegetali (botanicals) oppure di prodotti di base.

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Agenti di biocontrollo, così cambia la difesa

Prodotti alternativi che trovano il loro maggiore impiego proprio in viticoltura, basta ricordare i formulati di Bacillus thuringiensis (var. aizawai e kurstaki) utilizzati contro la tignoletta, quelli a base di spore del fungo Beauveria bassiana contro acari e tripidi.

Per il controllo delle malattie della vite esistono diversi biofungicidi a base di microrganismi antagonisti (funghi o batteri) che possono agire attraverso quattro meccanismi: antibiosi; micoparassitismo; competizione per i nutrienti o lo spazio; resistenza sistemica indotta. Microrganismi che sono efficacemente utilizzati contro la botrite, l’oidio e persino contro il mal dell’esca e le malattie del legno (Trichoderma asperellum + T. gamsii o T. atroviride). Nessuno è però per ora altrettanto efficace nei confronti della peronospora.

I prodotti alternativi utilizzati per questo target si limitano infatti per ora a migliorare l’efficacia di soluzioni come i Sali rameici consentendone la riduzione di dosaggio in modo da rispettare il vincolo massimo di 28 kg/ha in 7 anni (vale a dire 4 kg/ha per anno con flessibilità da un anno all’altro). Rame che tra l’altro, lo ricordiamo, è inserito nella lista dei prodotti “candidati alla sostituzione” (leggi al proposito l'editoriale Un talismano discriminato).

Uno scenario estremamente difficile che rischia di diventare un vero limite tecnico per la coltivazione della vite nel nostro Paese.

Difesa della vite, una coperta sempre più corta - Ultima modifica: 2021-03-25T19:00:11+01:00 da Lorenzo Tosi

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