Vendemmia meccanica, l’anno della svolta

Vendemmia meccanica con una vendemmiatrice semovente New Holland Braud VL 9070 su Lambrusco in provincia di Modena a inizio ottobre 2020
Frontiere chiuse e rigidità sociale mettono in luce l’assurdità dei pregiudizi nei confronti della vendemmia meccanica. Oggi si considera migliore la raccolta manuale. Presto l'evoluzione del digitale causerà un ribaltamento completo di prospettive

Manca manodopera.

L’allarme lanciato dai viticoltori all’inizio del lockdown si è protratto fino a vendemmia quasi terminata.

Il decreto flussi che consente il ritorno in Italia di squadre di operai specializzati extracomunitari è infatti arrivato solo a metà ottobre, la regolarizzazione dei braccianti clandestini non ha prodotto i numeri sperati mentre il ricorso a manodopera italiana è frenato dagli effetti controversi del reddito di cittadinanza e dalla soppressione dei voucher.

Editoriale del numero 7/2020 di VVQ

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Fare di necessità virtù

Sembra proprio l’occasione giusta per fare di necessità virtù. Viene al pettine il nodo dei pregiudizi nei confronti della vendemmia meccanica in favore di quella manuale, ritenuta arbitrariamente migliore. L’ansia di subire multe dagli ispettori del lavoro e di perdere il raccolto per gli eccessi climatici causati dal climate change svuota di ogni significato lo stucchevole scontro tra fautori (progressisti) e contrari (conservatori) alla meccanizzazione.

Un po' di pragmatismo

Le generalizzazioni non sono possibili vista l’elevata eterogeneità del vigneto Italia. Un po’ di pragmatismo è però d’obbligo. La raccolta meccanica assicura:

  1. contenimento degli oneri per l’intervento;
  2. tempismo e celerità di esecuzione;
  3. abbattimento del peso della burocrazia dei rapporti di lavoro.
Acini integri dopo vendemmia meccanica

La combinazione vendemmia meccanica- vini di pregio

Il successo della combinazione “vendemmia meccanica - vini di pregio” è confermata da numerosi esempi eccellenti. La riduzione dei costi è in media del 40-50% per i vigneti con vitigni a grappolo grosso e dell’80% in quelli a grappolo piccolo.

Considerando i 700mila ettari del vigneto Italia, se tutti fossero meccanizzabili si passerebbe da 84 milioni di ore di lavoro manuale (considerando tempi di lavoro medi di 120 ore/ha) ad appena 2,8 milioni di ore macchina (con tempi di lavoro medi pari a 4 ore/ha), con un risparmio pari al 96%.

L'evoluzione della delicatezza e della precisione

Le riserve avanzate sulla qualità dei vini prodotti con le uve raccolte meccanicamente si stanno sempre più diradando, anche grazie ad un’evoluzione tecnologica che consente oggi di effettuare operazioni di raccolta meccanica estremamente delicate e precise, con la possibilità di cernite accurate eliminando foglie e impurità direttamente nel vigneto.

La riduzione dell’intervallo di tempo tra vendemmia e vinificazione (max 2-3 ore) e l’uso di idonei vettori sono accorgimenti che garantiscono un risultato enologico all’altezza delle aspettative.

Chi passa alla meccanizzazione non torna indietro

Chi è passato alla vendemmia meccanica per carenza di manodopera, magari ricorrendo al contoterzismo o associandosi con le aziende vicine per una gestione condivisa della macchina operatrice, difficilmente torna indietro. La velocità di esecuzione assicura un maggior grado di flessibilità, la tempestività consente di dribblare eventuali perturbazioni.

La pandemia e il distanziamento sociale arrivano così a compiere la rivoluzione che non era riuscita nemmeno con l’evoluzione delle tecnologie, ovvero quella della meccanizzazione totale del vigneto dalla potatura invernale alla vendemmia.

Se la prima consente infatti di dimezzare i tempi di lavoro (40-50 ore/ha contro 70-120 ore/ha in funzione del sistema di allevamento e densità d’impianto), la seconda li riduce di 100 volte (2-3 ore/ha contro 100-200 ore/ha per la vendemmia in funzione del vitigno). Rimangono da superare i pregiudizi sulla presunta maggiore qualità della raccolta manuale. A spazzarli via ci penserà l’evoluzione della digitalizzazione.

Il ribaltamento di prospettive innescato dal digitale

Nell’era di Internet of things e Blockchain le uve e i vini di qualità saranno infatti solo quelli che potranno garantire la tracciabilità dei dati relativi a geolocalizzazione, esecuzione di buone pratiche di sostenibilità in vigneto, indici analitici di qualità. Dati che difficilmente potranno essere raccolti e gestiti a mano. Che ci piaccia o no, saranno le vendemmiatrici meccaniche di nuova generazione a farlo automaticamente.

L'occhio elettronico di una vendemmiatrice digitale

 

Vendemmia meccanica, l’anno della svolta - Ultima modifica: 2020-10-20T13:33:52+02:00 da Lorenzo Tosi

2 Commenti

  1. con la vendemmia meccanica si raccoglie di tutto lucertole uva acerba cossiddetta cresta in piu’ si perde un 10 per cento di peso dei raspi che rimangono in vigna non considerati alla consegna dell uva che altro dire se vuoi fare un buon prodotto devi raccogliere a mano

    • Gentile lettore, le sue informazioni sulla vendemmia meccanica non sono corrette. Le lucertole hanno tutte le possibilità per mettersi in salvo, eventuali difformità di maturazione possono essere un problema sia per la vendemmia meccanica che per quella manuale, ma la prima ha oggi il vantaggio di poter essere equipaggiata con selezionatrici ottiche e riguardo ai raspi che rimangono sulla pianta: può essere un problema solo per le vinificazioni in rosso, nel qual caso sconsigliamo questa pratica

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