Le tecniche anti climate change salvano la vendemmia

Vendemmia 2023 alle prese con la peronospera
Le anomalie climatiche bruciano il 9% delle rese. Quali contromisure? Assoenologi, Ismea, Uiv confermano la concordia di filiera nelle previsioni vendemmiali e affermano: «Il know how in vigneto e cantina migliora la qualità, ma ora la sfida è sui mercati». Ottimismo su crescita dell’export e rialzo dei prezzi

Buona lo è sempre, ma quest’anno l’uva è anche poca.

Escono le previsioni vendemmiali ufficiali, quelle della concordia di filiera tra Assoenologi, Ismea e Unione italiana vini. Mentre le raccolte sono ancora in corso report e sopralluoghi fanno già temere che il vigneto Italia abbia quest’anno subito un forte impatto dal climate change.

Scende infatti a 44,5 milioni di ettolitri la produzione nazionale di vino, in calo del 9% rispetto ai 49 milioni del 2020. Le anomalie di un meteo sempre più protagonista non scalfiscono però il primato produttivo tricolore in un’annata che vede la Spagna ferma attorno ai 40 milioni di ettolitri e la Francia penalizzata da un andamento climatico particolarmente avverso.

Per sapere quali sono le tecniche che hanno salvato la vendemmia
leggi l'intervista ad Alberto Palliotti:

Doppia potatura e caolino

Il know how migliora la qualità

Riccardo Cotarella, presidente Assoenologi.

«La tropicalizzazione del clima –afferma Riccardo Cotarella, presidente di Assoenologi –condiziona tutte le produzioni agricole italiane. È compito di noi enologi mitigarne gli effetti negativi ed esaltare quelli positivi, con particolare attenzione alla sostenibilità ambientale». «La qualità non dipende solo dal clima, ma soprattutto dal modo di condurre la vigna attraverso scienza e conoscenza».

Grazie al know how di produttori e tecnici la qualità delle uve mostra punte di eccellenza in tutto il vigneto Italia anche nel 2021.

L’annata del rilancio

presidente uiv
Ernesto Abbona, presidente Uiv

«Sarà la vendemmia del rilancio – ne è sicuro Ernesto Abbona, presidente di Unione Italiana Vini –».

Il mercato internazionali lancia infatti segnali di forte crescita: Usa (+18% in valore), Canada (+13%), Svizzera (+19%) e Giappone (+2%), con forti rimbalzi anche in Russia e Cina nel primo semestre dell’anno. «Dati positivi che devono spronarci a fare ancora di più e meglio, anche per verificare sul mercato la possibilità di trasferire, almeno in parte, il fisiologico rialzo dei prezzi che subirà il vino a causa di una quantità di uva minore rispetto allo scorso anno e di ottima qualità».

Fabio Del Bravo, Ismea

«Il vino – testimonia Fabio Del Bravo, responsabile Direzione Servizi per lo Sviluppo Rurale di Ismea – è uscito a testa alta dalla prova del Covid. Quello che all’indomani dello scoppio della crisi pandemica si preannunciava come uno dei comparti più colpiti, per via della sua forte esposizione verso il circuito dell’Horeca e i mercati esteri, ha invece dimostrato una straordinaria capacità di adattamento».

Calendario in ritardo

Le previsioni vendemmiali di Assoenologi, Uiv e Ismea sono state formulate quando è stato raccolto circa il 25% dell’uva.

I punti cruciali dell’annata sono stati: le gelate di aprile, con danni importanti, riassorbiti in parte dalla nuova germogliazione dove lo stato vegetativo era ancora all’inizio.

Tra giugno e luglio si sono verificati importanti fenomeni temporaleschi, accompagnati da grandinate eccezionali, in particolare nel Nord Est. Penalizzanti anche le scarse risorse idriche e i picchi eccezionali di temperature nel Centro Italia (Toscana soprattutto) e nel Sud (Salento e Sicilia).

Tra la fine di agosto e la prima settimana di settembre si sono svolte le operazioni di vendemmia per le varietà precoci (Chardonnay, Pinot, Sauvignon) nella maggior parte delle regioni italiane, mentre si stima che su tutto il territorio il pieno della raccolta sarà quest’anno posticipato all’ultima decade di settembre per concludersi verso la fine di ottobre se non agli inizi di novembre.


La mappa dell’annata

Nella classifica per regioni, il Veneto si conferma capofila con quasi 11 milioni di ettolitri, seguito da Puglia (8,5), Emilia Romagna (6,7) e Sicilia (3,9), per una produzione complessiva delle quattro regioni di circa 26 milioni di ettolitri, pari al 60% di tutto il vino italiano.

Osservando i trend, spicca la contrazione della Toscana, vessata dalle gelate di aprile che hanno determinato una perdita del 25% del raccolto regionale, senza risparmiare il resto del Centro Italia (Umbria -18%, Marche -13% e Lazio -10%).

Al Nord è la Lombardia a registrare il decremento più importante (-20%), mentre sul versante Est si segnala il -15% dell’Emilia Romagna, con il resto delle regioni che oscillano tra il -10% e -7%.

E se l’Abruzzo segna il primato in negativo al Sud (-18%) seguito da Molise (-15%), Sardegna (-15%) e Basilicata (-10%), si distinguono con incrementi produttivi Sicilia, Calabria e Campania, mentre la Puglia contiene le perdite a -5%.

La top ten della vendemmia 2021 (produzione di vino e mosto)
Prod. 2021 (migliaia di hl) Var.%
Piemonte 2.433 -10%
Lombardia 1.233 -20%
Trentino-Alto A. 1.168 -10%
Veneto 10.838 -7%
Friuli-V.Giulia 1.723 -7%
Emilia-Romagna 6.707 -15%
Toscana 1.650 -25%
Abruzzo 2.883 -18%
Puglia 8.550 -5%
Sicilia 3.986 9%
Italia 44.546 -9%
Le tecniche anti climate change salvano la vendemmia - Ultima modifica: 2021-09-14T21:21:27+02:00 da Lorenzo Tosi

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento
Per favore inserisci il tuo nome