La svolta del Bianchello del Metauro, la perla nascosta delle Marche

Tommaso Di Sante e la moglie Camilla, produttori di vino sulle colline di Fano (Pu)
Un bianco attuale, moderno, complesso ma ahimè pressochè sconosciuto. Con il cambio del disciplinare e una nuova strategia di promozione Tommaso di Sante e altri 8 produttori della provincia di Pesaro e Urbino lanciano la sfida al Verdicchio dei Castelli di Jesi per conquistare spazio e notorietà 

 Messo in ombra dalla fama del Verdicchio, quasi ignorato dal canale Horeca, il Bianchello del Metauro prova a farsi strada tra i big del vino marchigiano.

Questo bianco Doc della provincia di Pesaro Urbino con fatica comincia a ritagliarsi uno spazio di mercato più interessante, stuzzicando la curiosità degli esperti. Nel 2019 ha festeggiato i cinquant’anni della Doc ma è una realtà ancora oggi dai numeri modesti: 200 ettari tra 13 Comuni e 1,2 milioni di bottiglie nel 2018. Sono 66 i viticoltori, 21 i vinificatori e 30 gli imbottigliatori.

L’areale di produzione è limitato e comprende 13 Comuni del medio e basso Metauro; da Fano - città romana sull’Adriatico, dove termina la via Flaminia – alle sponde del fiume Metauro passando per la gola del Furlo fino ad arrivare a Urbino.

Un bianco moderno e di personalità

Una recente modifica del disciplinare ha consentito di aumentare la gamma di prodotti da offrire ai consumatori rendendo il Bianchello del Metauro Doc un bianco più attuale e

Tommaso Di Sante nella sua cantina

moderno, non più un vino semplice e di facile beva, ma di maggior personalità e longevità. Oltre alla versione tradizionale lo troviamo ora nelle tipologie Superiore, Spumante e Passito.

Del Bianchello del Metauro abbiamo parlato con Tommaso Di Sante, titolare della cantina Di Sante (www.disantevini.it/) uno dei nove produttori “virtuosi” del progetto Bianchello d’Autore, ma anche presidente di Coldiretti Pesaro-Urbino.

Le mille sfumature del Biancame

Che caratteristiche ha l’uva biancame, conosciuta anche come bianchello?

È una perla bianca che da ai nostri vini a livello olfattivo sfumature agrumate di fiori bianchi e polpa di frutti gialli, mentre al palato è fresco, sapido e carezzevole fino ad arrivare con il passito verso sentori di miele acacia e girasole. Un vino poliedrico, duttile e moderno.

Il biancame è imparentato con il trebbiano come il vicino verdicchio?

Si, le basi storiche come il verdicchio e tanti altri vitigni italiani sono assimilabili al trebbiano

Il disciplinare prevede quasi un monovitigno (95%, più 5% malvasia lunga): una rigidità che può dare problemi?

Quasi tutti i produttori fanno vini al 100% con uve biancame, questo non ci dà problemi, anzi. È stata una scelta molto decisa che abbiamo fatto con la modifica del disciplinare per non aprire a vitigni internazionali, convinti della forza del nostro vino e del valore aggiunto che ha sul mercato; un vino unico e distintivo, legato alla tradizione e al territorio.

Che cosa gli dà in più il taglio? 

Di fatto quasi tutti i produttori scelgono d’utilizzare solo uva biancame al 100% per rimanere legati alla tradizione alla tipicità e distintività del prodotto.

Un territorio da grandi vini

Quali tipi di terreni e microclimi predilige?

Abbiamo la fortuna di avere un territorio che va dall’Adriatico ai Monti Catria e Nerone, monti di 1.700 metri, dell’appennino marchigiano, a 40-50 Km dal mare e con le colline su entrambe le sponde del fiume Metauro. Quindi un microclima ideale con ventilazione e temperature miti con escursioni termiche tra giorno e notte. I terreni dove affondano le radici del biancame sono ideali per la produzione di vino. In certe infatti troviamo ricchezza di arenaria e pietre di tufo, ottimali sia in stagioni siccitose che in eccessi di pioggia.

Un vitigno da salvare

In vigna a quale materiale genetico si fa riferimento?

Abbiamo ripiantato i vitigni originali e storici presenti nella zona cercando di salvare una varietà che altrimenti sarebbe andata persa, o modificata con vari incroci, mantenendo e arricchendo il grande valore di biodiversità di cui è ricca l’agricoltura Italiana.

Esistono cloni diversi e vigne vecchie?

Esistono vigneti di anche cinquant’anni.

Che vendemmia sarà?

L’andamento fenologico attuale spinge a prevedere una vendemmia nei tempi e di qualità?

Ancora è presto per dirlo ma sembra proprio profilarsi una buona annata, dopo un inverno siccitoso sono tornate le piogge e le temperature sono ottimali, con escursioni termiche tra notte e giorno. Le giornate ventilate e serene senza umidità favoriscono la lotta alle malattie e ci aspettiamo che la vendemmia si effettuerà nelle condizioni ideali.

La risorsa e-commerce

I produttori del Bianchello del Metauro stanno puntando sull’ecommerce e con quali risultati?

Le evoluzioni del mercato i cambi di abitudini dei consumatori e il periodo di lockdown hanno portato più o meno tutte le cantine ad approcciarsi in maniera più decisa al mercato online, in crescita esponenziale. Le difficoltà per tutte le piccole Doc nazionali sta però nel fatto che essendo poco conosciute sono una goccia nel mare e per apparire hanno bisogno di investimenti molto importanti.

Nove produttori uniti per la promozione

Cosa prevede invece il progetto del Bianchello d’Autore?

Il progetto mette in rete nove produttori, seguiti e coordinati da Omnia-agenzia di comunicazione per promuovere in maniera univoca e coesa la nostra Doc Bianchello del Metauro, poco conosciuta all’estero ma anche fuori dalle Marche. Una mancanza di notorietà che non rende giustizia: quando approcciamo nuovi mercati e facciamo assaggiare questo vino bianco autoctono riscontriamo sempre apprezzamenti e sorpresa.

Fiera del Tartufo di Acqualagna (Pu), lo spazio dei produttori di vino Bianchello d’Autore

 

La svolta del Bianchello del Metauro, la perla nascosta delle Marche - Ultima modifica: 2020-07-01T10:47:17+02:00 da Lorenzo Tosi

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