Pinot Nero sempre più in alto!
Ma anche Pinot Bianco, Pinot Grigio, Gewurtztraminer.
I cambiamenti climatici colpiscono duro anche il territorio altoatesino e questa estate 2021 non è sfuggita alla regola, con temperature record, siccità e poi piogge intense mal distribuite.
Franz Haas è però un uomo previdente. Pronto ad affrontare la morsa del global warming già dall’inizio del millennio.
Un vigneto che domina dall’alto
Dal 1999 ha iniziato infatti a spostare il limite altimetrico dei suoi vigneti: da 200 a 400 metri s.l.m, poi ai 750 metri del Ponkler, il cru da cui ottiene l’omonimo Pinot Nero top di gamma, fino ai 1.150 metri del vigneto di Aldino, sull’altipiano del monte Regolo, un “super attico” che domina da oriente la valle dell’Adige (una scalata progressiva che, a quanto anticipa, non è finita qui).
«L’alta quota – spiega - conferisce più profondità ed eleganza, un equilibrio di aromi, acidità e struttura che corrisponde meglio al mio modello di vino».
Incontriamo Franziskus, uno dei punti di riferimento dell’enologia altoatesina, nella sede aziendale di Montagna, piccolo Comune sopra Ora, in un pomeriggio afoso di un’estate interminabile proprio mentre torna dal fresco di Eggerhof, il toponimo preso in prestito (dal vicino produttore di uova) con cui chiama il vigneto di Aldino, tra i più alti d’Europa.
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1.150 metri è infatti un’altitudine che va ben oltre i limiti concessi dalla denominazione e anche dall’amministrazione provinciale (che ha recentemente fissato i mille metri come limite invalicabile).
«Mi dicevano che non avrei raccolto nulla, che l’uva non avrebbe raggiunto in tempo la maturazione, invece ogni vendemmia è migliore della precedente».
Spirito ribelle
Erede di una tradizione iniziata nel 1880, settima generazione di produttori omonimi, Franziskus (Franz) Haas, a dispetto dell’immutabilità secolare del suo nome, incarna invece uno spirito ribelle, più disposto a tracciare il solco che a seguire regole e tradizioni. Un’attitudine al cambiamento che lo porta oggi ad essere uno dei migliori testimonial di una viticoltura smart e resiliente, in linea con i precetti del Green Deal europeo.
La luce dei pascoli alpini
Altissimo, purissimo ma pieno di personalità come il Metodo Classico Pas Dosè con cui apre la degustazione. Un Blanc de Noirs planato delicatamente proprio dai vigneti più alti della sua azienda.
Luminoso, con un colore tendente al dorato, acceso dall’esposizione del vigneto alpino. Persistente e armonioso, conserva note fruttate che sono il migliore esempio per sottolineare quello che è il cuore del suo discorso:
«I vini che nascono in altezza conservano più aromi e profumi, ma anche più mineralità e sapidità».
Un Tour de France senza bicicletta
Da un estremo all’altro: sui terreni alluvionali di bassa collina, tra 200 e 300 metri Haas, ha costruito l’avamposto italiano del Petit Manseng, vitigno aromatico bianco tipico del Sud Ovest della Francia (la stessa patria del Malbec). Impreziosito da un affinamento di 10 mesi in barrique sprigiona profumi di frutta secca sorretti da una spessa struttura.
La nuova culla del Pinot Nero
Bastano però alcune centinaia di metri in altezza per recuperare centinaia di chilometri di latitudine e completare, senza doversi alzare sui pedali, un virtuale Tour de France tra le più pregiate Aoc d’Oltralpe.
Con la degustazione dei rossi si ritorna infatti ad elevarsi tra i cru Ponkler ed Eggerhof, la nuova culla del Pinot Nero.
Un’attrazione per la Francia, in particolare per la Borgogna, che in Franziskus è nata da un assaggio del Côte de Nuits La Tache annata 1953. «Il mio anno, un’annata non particolarmente rinomata, ma era il vino più buono che abbia mai bevuto».
Come spesso capita ai produttori controcorrente, Haas è sensibile al fascino della magia di vini che talvolta vanno al di là di quanto pianificato. È fan dell’omeopatia e delle soluzioni naturali per il vigneto (come il chitosano), ma è anche un forte agonista.
Si vince con la scienza
«L’importante è vincere, non partecipare». E per vincere la sua sfida (fare Pinot Nero come e meglio di quelli della Borgogna) Franziskus si è affidato alla scienza.
La collaborazione con Emanuele Boselli, che dirige l’Oenolab, il laboratorio dell’Università di Bolzano che si occupa di metabolomica presso il NOI TechPark di Bolzano sud, ha messo sotto osservazione tutte le variabili tecniche adottate da Haas in vigneto e in cantina e sta consentendo in particolare di capire come e quanto l’altitudine influisce sulla finezza dei vini di Franz Haas.
Due successivi lavori sperimentali su 11 e 13 campioni di Pinot Nero prodotti a diverse altitudini (ne abbiamo già parlato nell’editoriale “Cartesio in cantina”) hanno messo in luce differenze significative.
Più ricchi di metaboliti secondari
«La vite reagisce a situazioni di stress come gli sbalzi termici che si registrano ad alta quota favorendo il metabolismo secondario». Le prove di Boselli lo confermano: i Pinot nero ottenuti sopra i 700 metri hanno gradazioni alcoliche leggermente più basse ma un più elevato contenuto di metaboliti aromatici e di tannini fini.
Il Pinot Nero è un vitigno caratterizzato da una spiccata complessità aromatica. Note fruttate, floreali e speziate che vanno dalla viola, ai frutti di bosco. Dal tè alla cannella fino ai frutti tropicali.
Il paradosso è che, nelle prove di Boselli il panel dei degustatori premiavano talvolta i Pinot Nero ottenuti dai vigneti di bassa e media collina, caratterizzati da più spiccati aromi fruttati giudicati più tipici.
«Non cerco ...l’acciuga»
«A me non interessa – obietta Franziskus Haas - che il Pinot Nero sappia di lampone o di banana o di “acciuga”. La Borgogna ha costruito la sua reputazione sull’eleganza e sulla finezza dei suoi vini: è questa la strada da perseguire per migliorare l’immagine dell’enologia della nostra Provincia».
Un obiettivo che l’Alto Adige può raggiungere grazie ad un elemento che manca in Borgogna. Le analisi di Boselli confermano infatti che i Pinot Nero prodotti in altitudine hanno un maggiore equilibrio tra caratterizzazione aromatica da una parte e sapidità, acidità e struttura dall’altra.
Una qualità destinata a durare e che ha convinto Franziskus Haas a insistere sulla strada verso le “vette”, verso nuovi vigneti in altura.
Non in Alto Adige, a causa dei limiti imposti all’altitudine dei vigneti, ma con ogni probabilità nel vicino Trentino.