«Il nostro enoturismo stroncato sul nascere»

Roberto Ceraudo e i lavoro dell'agriturismo bloccati a metà dall'emergenza Coronavirus
L’emergenza coronavirus è calata come una mannaia sull’azienda Dattilo di Roberto Ceraudo sulla costa ionica calabrese. «Abbiamo lavori di ristrutturazione dell’agriturismo bloccati a metà, disdette di tutte le prenotazioni e commercializzazione dei vini sospesa». Ma Ceraudo ha fiducia: «Ripartiremo solo se sapremo mostrare solidarietà tra Nord e Sud della penisola»

Solo pochi mesi fa l’azienda Dattilo aveva cominciato i lavori di realizzazione di una nuova cantina interrata - ora sospesi - secondo criteri di sostenibilità, nascosta nel verde, fatta con materiali e forme che riprendono le curve della collina e autonoma dal punto di vista energetico grazie al fotovoltaico (www.ceraudo.it).  Un investimento di 500mila €, coperto al 45% da fondi PSR. Un impiego di risorse cospicuo che non teneva conto dello stop imprevedibile del corona virus …; chi l’aveva immaginato alzi la mano.

Pioniere del bio in Calabria

Il titolare Roberto Ceraudo, tra i primi in Calabria a introdurre il biologico in tempi non sospetti, produce 85mila bottiglie ai confini della Doc Cirò, a Strongoli Marina (Crotone). Come tanti produttori sta affrontando un periodo difficile.
«Sul lato economico la situazione è devastante, si è bloccato tutto e a maggior ragione per noi che siamo legati con il distributore Pellegrini di Bergamo – ci dice allarmato Ceraudo -. Dal punto di vista turistico abbiamo da poco fatto un investimento per la ristrutturazione delle camere del nostro agriturismo e adesso ci hanno disdetto fino all’intero agosto …».

Un angolo di mare Ionio tra i vigneti dell'azienda di Roberto Ceraudo

Dopo la tempesta, si aspetta la calma

Avete invece riscontrato casi di richiesta di certificazioni extra a garanzia della “immunità” dei vini e se sì in quali Paesi?

No, nessuna richiesta in tal senso

Quali sono i Paesi in cui siete più presenti con i vostri vini e con quali numeri?

Il nostro export rappresenta circa il 30 per cento, i principali mercati sono nell’ordine: Giappone, Usa, Germania, Austria, Olanda e Danimarca.

E quali sono i Paesi in maggior sofferenza per esportazione al momento? 

Tutti quanti, il mondo è bloccato.

In questo scenario fortemente negativo c’è qualche raggio di sole?

Dopo la tempesta torna sempre la calma, quando però è un’incognita. Si spera in primavera, ma dobbiamo comportarci bene ed essere responsabili.

Si ripartirà solo con la solidarietà

Cosa dovrebbe fare la politica per rilanciare il made in Italy? Avete un’idea?

Finita l’emergenza come prima cosa si deve sviluppare il mercato interno, usare il nostro prodotto, limitare le importazioni di olio, pomodoro, grano, etc, laddove possibile. Dobbiamo essere più orgogliosi della filiera italiana. Dallo Stato ci attendiamo anche aiuti per la manodopera e contributi, si dovranno fare sacrifici.

Il mercato interno può essere una soluzione o è già saturo? 

Il mercato interno può ancora darci un grande aiuto e sarà determinante per farci ripartire e recuperare. Anche attraverso i consumi dobbiamo aiutarci di più tra noi italiani. Siamo una grande comunità da nord a sud.

«Il nostro enoturismo stroncato sul nascere» - Ultima modifica: 2020-03-18T14:56:26+01:00 da Lorenzo Tosi

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento
Per favore inserisci il tuo nome