Lo stoccaggio dei vini può creare valore?

La Conferenza Stato Regioni finanzia con altri 10 milioni lo stoccaggio privato, ma si sa già che non basteranno a soddisfare le richieste
Intesa in Conferenza Stato-Regioni per fare ripartire anche nel 2021 quella che è stata la misura anticrisi di maggiore successo, garantendo una corretta gestione dell’offerta durante la coda della pandemia. Un’efficacia che può essere la base di nuove strategie di valorizzazione

Tra le misure di sostegno attivate durante il periodo di emergenza Covid-19 lo stoccaggio dei vini Dop e Igp ha dimostrato una marcia in più, tanto da registrare un overbooking di domande rispetto al budget, pari a 9,54 milioni di euro, stanziato nella prima tornata.

Una misura confermata anche per l’esercizio 2021 dall’ultima Legge di Bilancio e disciplinata da un decreto ministeriale che ha raggiunto l’intesa nella Conferenza Stato-Regioni del 3 giugno scorso: al di là della dotazione finanziaria, pari a 10 milioni di euro, probabilmente pochi per soddisfare le potenziali richieste, occorre riflettere su uno strumento sistemico di stoccaggio che nel medio-lungo periodo, guardando oltre lo stato di crisi, metta al centro la necessità di creare valore.

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Da scelta obbligata a priorità?

Il precedente bando, finanziato con le economie residue dello stanziamento inizialmente previsto per la misura della riduzione volontaria delle rese, ebbe tempi stretti per l’attuazione, una corsa contro il tempo che si definì con la circolare AGEA e le procedure utili per la presentazione della domanda di aiuto.

Un contesto sostanzialmente differente da quello attuale, sia rispetto ai tempi di attuazione della misura ma anche considerando un budget stavolta dedicato alla riconferma dello stoccaggio, chiesto dagli operatori del settore per contenere l’offerta, mantenere i prezzi e ottenere liquidità. 

Dentro anche gli imbottigliati

Un passo avanti è stato fatto rispetto all’impostazione del DM 26 novembre 2020 che disciplinò la misura a fine 2020 prevedendo lo stoccaggio dei soli vini sfusi, ottenuti quindi fino alla vendemmia 2019 e detenuti al 31 luglio 2020. Il nuovo DM invece apre anche ai vini imbottigliati: una formula non di poco conto, che tra l’altro consentirà di includere il segmento spumantistico nonché i vini che, anche al di là di quanto previsto dai disciplinari di produzione, si trovano in bottiglia alla data di pubblicazione del decreto.

L’unica condizione, se confermata dal precedente decreto, è posta per i vini atti a divenire Dop o Igp che non hanno ancora concluso il periodo di invecchiamento o di affinamento previsto dal disciplinare di produzione: per essi non sarebbe possibile presentare la domanda di aiuto, considerando che dovrebbero in ogni caso essere tenuti in magazzino fino al raggiungimento delle caratteristiche minime previste dal disciplinare.

L’articolato inoltre prevede anche l’applicazione di sanzioni in caso di mancato mantenimento dell’impegno e la possibilità per le imprese di rinunciare in caso di riduzione proporzionale dell’aiuto per eccesso di richieste.

Oltre la turbativa

Una misura certamente proficua ma che tuttavia, considerando un’applicazione erga omnes, cioè aperta a tutti i vini Dop e Igp, non tiene conto di una situazione che, soprattutto dopo la progressiva riapertura, si conferma avere due velocità: sprint e rallentamenti caratterizzano le filiere territoriali, con mercati ed orizzonti differenti e che reagiscono, in maniera altrettanto differente, alla graduale ripresa delle attività economiche e sociali.

E benché la misura sia finanziata con fondi nazionali, lo stesso Reg. delegato (UE) 2021/95, che ha confermato lo stoccaggio anche per l’esercizio 2021, ammette che l’obiettivo del temporaneo blocco del vino è il progressivo ritorno ad una situazione di mercato economicamente più redditizia. Un risultato che in ogni caso è condizionato da tante variabili, senza contare uno svincolo che – almeno per quanto riguarda la prima applicazione della misura – anticiperà di poche settimane l’inizio della nuova campagna vendemmiale, periodo complicato sul fronte della gestione degli spazi in cantina.

è possibile invece guardare oltre lo stato di crisi e poter riflettere su uno strumento ricorrente che tenga conto di un’analisi del contesto ed in grado di affrontare in maniera mirata le differenti criticità territoriali?

In effetti i Consorzi di tutela, approfittando degli spazi di lavoro loro attribuiti dalla legge 12 dicembre 2016, n. 238, cd. Testo unico del vino, possono disciplinare l’iscrizione dei vigneti nello schedario viticolo ai fini dell'idoneità alla rivendicazione delle relative Dop e Igp, diminuire le rese e gestire l’offerta di mercato mediante riserve vendemmiali e stoccaggi.

Strumenti che, se da un lato non prevedono un aiuto diretto a favore delle imprese, già oggi consentono, almeno potenzialmente e non soltanto per lo Champagne – filiera che tradizionalmente impiega i sistemi di blocage e déblocage – di gestire in maniera mirata le singole situazioni e necessità territoriali coprendo, rispetto al DM stoccaggio, l’ultimo miglio in termini di risultato e di prospettiva.

Stoccaggi mirati e riserve vendemmiali

Per citare alcuni casi di applicazione degli strumenti previsti dal Testo unico del vino, proprio pochi giorni fa la Regione Veneto, su istanza presentata dal Consorzio Prosecco Doc e dal Consorzio tutela Doc Delle Venezie, ha svincolato i vini atti a divenire Doc ottenuti dalla vendemmia 2020. Un’apertura che tiene conto delle prospettive di crescita anche a seguito, specificano le delibere regionali, di un progressivo allentamento delle misure restrittive imposte dalla pandemia da Covid-19. Così come il Consorzio Lugana Doc che, dopo aver registrato un sostanziale incremento in termini di vino imbottigliato e di prezzi all’origine, ha anch’esso deliberato lo sblocco del vino stoccato in cantina.

Senza contare la riserva vendemmiale che, nelle annate climaticamente favorevoli, consente di vincolare l’esubero massimo di resa del 20% per far fronte nelle annate successive a carenze di produzione fino al limite massimo delle rese previsto dal disciplinare: una modalità utilizzata anche per il vino Asti Spumante e Moscato d’Asti Docg il cui Consorzio, considerando il trend positivo del mercato, ha appena promosso lo sblocco di una parte della produzione vendemmiale 2020, pari a circa 40 mila ettolitri, con l’obiettivo di mantenere l’equilibrio il mercato.

Sistemi certamente flessibili perché in mano alle necessità dei produttori, che consentono di modulare il livello di produzione oltre alle quantità da collocare sul mercato e le rimanenze di cantina, con l’obiettivo di poter monitorare i prezzi all’origine e prevenire tensioni e speculazioni. Senza contare poi il fattore qualitativo, più facile da assicurare se correlato al giusto valore riconosciuto dal mercato.

Quali riflessioni

Poter governare l’offerta per mantenere e creare valore sarà una delle sfide del futuro. Per raggiungere l’obiettivo occorrerà valorizzare e integrare gli strumenti disponibili: riserva vendemmiale, modulazione delle rese e stoccaggio, considerando la possibilità di predisporre dei piani di regolazione dell’offerta, strumenti indicati dal decreto ministeriale 18 luglio 2018 che disciplina le attività ed il ruolo dei Consorzi di tutela.

Una gestione che deve tener conto delle necessità e delle priorità territoriali e che impone, anche al di là della misura di stoccaggio confermata dalla Legge di Bilancio, riflessioni di medio-lungo periodo.

Lo stoccaggio dei vini può creare valore? - Ultima modifica: 2021-06-15T01:12:09+02:00 da Lorenzo Tosi

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