Green, salutare e con poco alcol. Il vino del futuro sarà così?
È infatti la ricetta più gettonata dai giovani, messa in luce da Denis Pantini ed Evita Gandini di Nomisma nel corso della recente presentazione dell’Annual Report 2023 di Valoritalia, il 28 giugno a Roma. L’indagine elaborata dal centro di studi bolognese mira ad evidenziare le principali tendenze del mondo del vino attraverso due survey:
- attraverso l’indagine su un campione di imprese vitivinicole italiane;
- attraverso le preferenze espresse dai consumatori di vino, quest’anno incentrate sul confronto Italia-Regno Unito;
Quanto emerso rappresenta il nucleo centrale dell’Osservatorio sul valore delle certificazioni che dal 2020 Nomisma porta avanti in collaborazione con Valoritalia.
I nuovi trend
«Oltre a comprendere – dice Pantini - il ruolo che le certificazioni (Dop, Bio, Sostenibile) rivestono per la competitività delle imprese, l’Osservatorio Nomisma - Soluzioni per il Business Wine Monitor-Valoritalia si pone anche l’obiettivo di “carpire” i nuovi trend del mercato attraverso la percezione e il sentiment di produttori e consumatori».
Tra le principali evidenze emerse nelle opinioni delle imprese in merito ai vini che nei prossimi due anni mostreranno il favore dei consumatori, risulta interessante non solo la tipologia indicata quanto piuttosto il maggior o minor numero di produttori che, rispetto all’anno precedente, si sono detti d’accordo con tale tendenza futura.
Sostenibili e bio, un anno difficile
Infatti, se i vini sostenibili e biologici rappresentano le tipologie che nel prossimo biennio dovrebbero continuare a mostrare il maggior grado di attenzione da parte dei consumatori (lo pensa, rispettivamente, l’80% e il 67% dei produttori intervistati), i vini a bassa gradazione raccolgono il consenso del 49% delle imprese, posizionandosi al terzo posto.
Con una particolarità. Mentre sostenibile e bio concentravano, nel 2022, un maggior numero di produttori “convinti” (85% e 76%), i vini a bassa gradazione hanno registrato un aumento dal 38% al 49% delle risposte.
Il caldo torrido incide
La stessa tendenza si è registrata per i vini dealcolati (dal 15% al 24% delle imprese intervistate), per quanto questa nuova categoria non sembra, al momento, convincere più di tanto i produttori italiani.
«Certo è che – afferma Pantini- , con estati sempre più lunghe, torride ed afose da un lato e un’attenzione crescente verso gli aspetti salutistici dall’altro, i vini a bassa gradazione sembrano avere prospettive di crescita sempre più favorevoli presso i consumatori».
Sul 2022 l’impatto del conflitto
Ma se questo è il futuro, il presente del vino certificato sembra avere prospettive più risicate. Sul settore oggi pesa infatti il conflitto russo-ucraino, con il suo corollario di crisi energetica.
Se infatti il 2021 aveva fatto registrare numeri positivi, nonostante problematiche importanti, i dati del 2022 mostrano un rallentamento che per il settore vino si attesta intorno al -3,8%.
Dieci miliardi di valore
Secondo il nuovo Report il valore complessivo dell'imbottigliato certificato da Valoritalia si aggira intorno ai 10 miliardi nel 2022 e le indicazioni di settore dei primi mesi del 2023 inducono a un cauto ottimismo. L’analisi di Valoritalia riguarda i processi di certificazione di 218 denominazioni di origine. «Il report di Valoritalia - afferma il presidente Francesco Liantonio -, che è l’organismo leader delle certificazioni con oltre il 60% del vino di qualità italiano, ormai è diventato quasi un bilancio consuntivo del settore vitivinicolo»
L’organismo, infatti, controlla e certifica oltre 2 miliardi di bottiglie e rilascia contrassegni di Stato per oltre 1,4 milioni di bottiglie.