Export vino: due mesi da record, poi due mesi da dimenticare

A sorpresa il vino italiano realizza una crescita del 5% nelle vendite all’estero dei primi 4 mesi del 2020. Lo certifica l’Osservatorio Vinitaly-Nomisma Wine Monitor, ma è merito del boom di gennaio e febbraio. Denis Pantini: «Il made in Italy ovviamente cala ma sembra rispondere alla crisi in maniera più efficace rispetto ai competitor»

Soffre ma resiste, per ora, il vigneto Italia all'attacco del Covid-19 sul fronte dei mercati extra-Ue.

Francia, invece, in caduta libera

Al contrario del suo principale competitor, la Francia, in caduta libera. Il quadro del mercato del vino nel primo quadrimestre 2020, rilevato oggi dall’Osservatorio Vinitaly-Nomisma Wine Monitor (a fonte dogane), è sempre più spezzato in 2 parti: il primo bimestre da record, il secondo da dimenticare.

Con un aprile in pieno lockdown globale e tra i peggiori di sempre. Nel complesso, andando a misurare le performance a valore del periodo nei top 10 Paesi importatori (che valgono il 50% dell’export del Belpaese), l’Italia segna a sorpresa +5,1% sullo stesso periodo dell’anno precedente, grazie all’ottima prestazione negli Stati Uniti (+10,8%, nei primi 2 mesi il dato era a +40%) e in Canada (+7,1%). Profondo rosso invece sul vino francese (-10,1%), in ritirata nelle sue piazze chiave sia in Oriente che in Occidente.

Italia- Francia, export a confronto nel primo quadrimestre 2020 (valori aprile 2020 euro)
IMPORT TOTALE VINO Italia Francia Italia Francia
Stati Uniti 135.726.139 114.342.387 -7,50% -38,40%
Canada 34.226.637 36.704.566 20,10% -6,10%
Svizzera 23.537.361 20.553.740 -23,10% -47,80%
Russia* *18.299.627 12.872.716 5,00% 15,00%
Giappone 14.589.206 84.130.702 -5,00% 18,20%
Norvegia 11.168.558 10.899.345 1,00% -17,40%
Cina 5.672.727 28.890.501 -51,70% -32,50%
Corea del Sud 3.421.688 5.095.982 3,80% -19,50%
Australia 3.245.210 14.914.842 -28,70% 22,60%
Brasile 2.076.331 1.517.274 -5,50% -50,70%
TOTALE TOP 10 MKT TERZI 233.663.857 329.922.055 -7,20% -22,20%
 * stime
Fonte: Osservatorio Vinitaly-Nomisma Wine Monitor su dati doganali

Aprile terribile, ma non ovunque

Il crinale, già sconnesso a marzo, si fa però quasi proibitivo ad aprile, dove per i fermi imbottigliati italiani si registrano pesanti cali in tutti i mercati considerati a eccezione di Canada, Russia e Corea del Sud.

Si va dal -5,2% (a valori) del Giappone al -12,5% degli Usa (+6,8% gli sparkling), dal -26% della Svizzera al -48% della Cina, per un deficit complessivo sull’anno precedente del 7,2%, contro però il -22,2% francese. Nei prossimi mesi, secondo l’Osservatorio, la crisi peserà ancora su un bene voluttuario come il vino, alle prese con un minor potere di acquisto della domanda, oltre allo smaltimento dell’invenduto nella ristorazione e nei magazzini degli importatori.

Senza considerare il trend della domanda Ue ad aprile, che si preannuncia con un segno negativo più marcato.

Mantovani: «Il momento di fare scelte di lungo periodo»

Per il direttore generale di Veronafiere, Giovanni Mantovani: «È un momento decisivo per

Giovanni Mantovani

il futuro del vino italiano; la crisi globale impone di fare ora scelte importanti che influiranno anche sul lungo periodo».

«Perciò Vinitaly ha moltiplicato i propri punti di osservazione e in questi mesi che precedono il Wine2Wine Exhibition&Forum di novembre condurrà sempre di più le aziende e le istituzioni in un percorso di lettura condivisa e multicanale delle dinamiche di mercato del nostro vino nel mondo».

Pantini: «Più reattivi nei mercato d’oltreoceano»

Ma la perdita italiana potrebbe continuare a rivelarsi più contenuta rispetto ad altri Paesi produttori: «I dati di aprile – ha detto il responsabile dell’Osservatorio Vinitaly-Nomisma

Denis Pantini

Wine Monitor, Denis Pantini - parlano di un mercato made in Italy che ovviamente cala ma sembra rispondere alla crisi in maniera più efficace dei propri competitor».

«Il mancato crollo nel mercato statunitense, complici i dazi aggiuntivi sulla Francia, la maggior presenza del prodotto tricolore nella Gdo d’oltreoceano, un miglior rapporto qualità-prezzo, assieme all’ottimo risultato in Canada, rendono meno amaro il calice italiano in tempo di Covid-19».

Rimbalzo in arrivo

Secondo l’analisi, il potenziale rimbalzo potrebbe arrivare nel medio periodo dagli Stati Uniti – già in fase di ripresa dell’occupazione – e forse anche dalla Cina, che pur uscendo per prima dalla pandemia nell’ultimo mese ha dimezzato le proprie importazioni probabilmente a causa di una forte flessione economica accentuata dal conflitto commerciale con gli Stati Uniti.

Nel frattempo, in piena crisi da Covid-19 l’Italia guadagna nelle quote di mercato in quasi tutti i Paesi importatori, con incrementi consistenti in Svizzera (dal 33,1% al 37,7%) e negli Usa (dal 31,4% al 34,2%). Dove da marzo ai primi di maggio si sono impennate del 31% le vendite nell’off trade, in particolare nelle fasce medie di prezzo (11-20 dollari), segmento in cui l’Italia è molto presente e competitiva.

 

Export vino: due mesi da record, poi due mesi da dimenticare - Ultima modifica: 2020-06-15T01:52:59+02:00 da Lorenzo Tosi

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