La sostenibilità è indubbiamente tra i dossier al centro del dibattito e dell’agenda politica.
A livello europeo si discute di Farm to Fork, strategia centrale del Green Deal e di transizione ecologica. La sostenibilità è tra l’altro al centro degli obiettivi della Pac post-2020, mentre in Italia si discute in merito all’applicazione, non ancora compiuta, dello standard unico di sostenibilità previsto dal DL Rilancio, convertito nella legge 17 luglio 2020, n. 77.
Anteprima del numero 8/2021 di VVQ
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In termini generali, si tratta di un’opportunità per migliorare gli stili di vita, la salute e l’ambiente ma anche per soddisfare i nuovi e crescenti orientamenti della domanda commerciale. Ma se da un lato i consumatori sono sempre più attenti ai requisiti di sostenibilità – nella sua accezione più ampia, non limitata al solo approccio ambientale – questa tendenza, peraltro come detto sollecitata dai decision maker e non soltanto dal mercato, impone una riflessione rispetto all’adeguamento della gestione organizzativa e dei processi nonché dei metodi di produzione e dei costi, con inevitabile impatto per le imprese vitivinicole.
Ma al di là della governance, cosa cerca il consumatore in un vino sostenibile?
Se ne è parlato il 30 settembre a Vivite, evento del vino cooperativo organizzato a Roma dall’Alleanza delle Cooperative, durante il quale sono stati resi noti i risultati di un’indagine Nomisma Winemonitor.
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Cambia la domanda
Se da un lato le politiche europee e nazionali determineranno cambiamenti strutturali rispetto alle modalità di produzione ed alle dinamiche dell’offerta, cambiano d’altra parte, in maniera decisa e senza inversioni di tendenza, le priorità della domanda.
Gli indicatori infatti dimostrano che la sostenibilità ormai rappresenta un fattore sempre più decisivo nella scelta d’acquisto del consumatore: è quanto emerso dall’indagine Nomisma Winemonitor:
- 1 italiano su 10 tra gli abituali consumatori di vino ha acquistato nell’ultimo anno in Italia vino sostenibile,
- 1 su 4 dichiara di aver notato negli scaffali dei negozi in cui fa la spesa o in ristoranti/wine bar che frequenta, un vino che ha in etichetta loghi che identificano la certificazione di sostenibilità o altre caratteristiche green.
Tra i principali motivi che spingono all’acquisto di un vino sostenibile c’è:
- il rispetto per l’ambiente (71%),
- le qualità organolettiche superiori del vino sostenibile (38%)
- i maggiori benefici per la salute (37%)
- una maggiore sicurezza e controlli a carico dei vini ottenuti da tale segmento non convenzionale (31%).
Quando si diventa sostenibili?
Un interrogativo non di poco conto, specie se l’obiettivo è rivedere i sistemi produttivi e commerciali alla luce di una crescente tendenza di mercato. In effetti, rispetto alla definizione di sostenibilità, il consumatore fa riferimento all’ampio ventaglio di requisiti e di principi che nel complesso identificano il vino sostenibile: oltre al minore utilizzo di fertilizzanti e di agrofarmaci – requisito che comunque rimane prevalente rispetto alle scelte d’acquisto – la sostenibilità passa anche per un minore utilizzo di acqua e di energia, per una sostenibilità del packaging ma anche per una maggiore tutela dei diritti dei lavoratori. Inoltre, stando agli esiti della survey elaborata da Nomisma, la produzione di vino sostenibile consente di garantire un giusto reddito all’imprenditore.
Un approccio ampio che, coerentemente con quello del legislatore, include i tre pilastri della sostenibilità, notoriamente riconosciuti nello spazio economico e sociale oltre che ambientale. In tal senso anche l’Organizzazione internazionale della Vigna e del Vino (Oiv) – nella risoluzione Oiv-Viti 641-2020 che ha aggiornato la linea guida per l’applicazione dei principi alla base della vitivinicoltura sostenibile – precisa che non esiste una lista esaustiva di azioni che un’organizzazione dovrebbe intraprendere per essere sostenibile ma al contrario, indica il documento Oiv, occorre precedere gradualmente migliorando il processo mediante l’inserimento delle migliori pratiche nonché di indicatori utili per valutare il raggiungimento degli obiettivi.
Risorsa millenials
Accanto alla crescita che complessivamente caratterizza il mercato dei vini sostenibili, un ruolo importante, sul fronte dei consumi, è svolto dai millenials.
Un tema affrontato dal giornalista enogastronomico Paolo Massobrio intervenuto a Vivite, secondo il quale sono proprio i millenials, sempre più motivati nella ricerca della sostenibilità, a detenere un segmento importante della domanda di mercato. «I giovani scelgono sempre di più i vini green – ha affermato Massobrio – non perché confidano in un ritorno di natura economica o per rispondere a richieste provenienti dai consumatori italiani ed europei. I millenials che preferiscono la viticoltura sostenibile a quella convenzionale perché ci credono e sono motivati e possono a mio avviso fare molto, sia attraverso la formazione che la comunicazione, stimolando ulteriormente il percorso sulla strada della sostenibilità».
Il fronte dell’offerta
La sfida della sostenibilità passa indubbiamente per un approccio nuovo anche sul fronte dell’offerta, in termini di rimodulazione degli input e dei processi, con un impatto diretto sui costi d’impresa.
Un cambiamento che è già in corso e che le imprese vitivinicole, in risposta ad una domanda e ad un interesse crescente da parte dei consumatori, hanno sostanzialmente intrapreso: la crescita del segmento biologico – che oggi conta circa 110 mila ettari, di cui 55 mila ettari impiantati nel decennio 2009-2019, pari a circa il 16% della superficie vitata totale – e delle certificazioni a standard volontari, come SQNPI, schema che disciplina la produzione integrata secondo regole e disciplinari regionali, Equalitas e Viva, è significativa di una tendenza orientata alla sostenibilità.
I prossimi passi
Considerando il dibattito aperto ed attuale tra i decision maker, la sostenibilità è indubbiamente un tema sotto i riflettori, anche considerando, oltre ai traguardi a livello europeo, la prospettiva di approvazione, sollecitata dagli stessi addetti ai lavori, dello standard unico di sostenibilità.
Si tratta di un sistema che prevede l’integrazione delle regole produttive e degli standard volontari attualmente adottati dalle imprese vitivinicole, una convergenza che dovrà essere definita, attraverso un decreto ministeriale, con uno specifico disciplinare di produzione e che dovrà considerare, oltre a requisiti di sostenibilità ambientale, anche indicatori di sostenibilità economica e sociale.
Un ambito che è stato preliminarmente delineato con il DM 23 giugno 2021, n. 288989 che ha intanto riconosciuto il Comitato della sostenibilità vitivinicola (CoSVi), predisposto un sistema di monitoraggio della sostenibilità e gettato le basi dello standard unico, la cui prima applicazione sarà basata sulle procedure dello schema SQNPI.
In ogni caso se da un lato gli indicatori, relativi all’insieme dei vini sostenibili, sono incoraggianti in termini di prospettiva di mercato, d’altra parte occorre valutazione degli impatti che le scelte di sostenibilità potranno avere in termini di competitività e lungo la catena del valore.
Così come il progressivo consolidamento, anche sui mercati esteri, del segmento sostenibile deve tener conto anche della necessità di assicurare un’adeguata riconoscibilità e promozione degli standard riconosciuti a livello nazionale nonché investimenti e innovazione, nuovi schemi di lavoro e specifiche competenze.