Sostenibilità e qualità, la cooperazione è in prima linea

Luca Rigotti, presidente del settore vitivinicolo di Alleanza delle Cooperative, assieme a Angelo Frascarelli, presidente Ismea
Luca Rigotti (Alleanza cooperative): «Il nostro impegno in pratiche virtuose è diventato un esempio trainante per la vitivinicoltura italiana».  A Vivite focus su Farm to Fork, innovazione e PNRR nel corso di un movimentato talk show organizzato dal settore vitivinicolo dell’Alleanza delle Cooperative Italiane

Prosegue il dibattito attorno alla Farm to Fork, strategia centrale del Green Deal che pone obiettivi certamente ambiziosi ma necessari, come chiaramente indicato dalla Commissione UE.

Anteprima dell'articolo pubblicato nel fascicolo 7/2021 di VVQ

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Un’opportunità per migliorare gli stili di vita, la salute e l’ambiente ma che necessariamente impone una riflessione rispetto all’adeguamento della gestione organizzativa e dei processi nonché dei metodi di produzione e dei costi, con inevitabile impatto per le imprese vitivinicole.

Il talk show di Vivite

Se ne è parlato il 30 settembre a Vivite, evento del vino cooperativo organizzato a Roma durante il quale, alla presenza tra gli altri relatori del Sottosegretario con delega al vino Gian Marco Centinaio, sono stati indicate le principali sfide poste dalla Farm to Fork rispetto alle opportunità offerte dal PNRR ed utili per agevolare la transizione verde.

L’impegno della cooperazione

Luca Rigotti a Vivite 2021

«Le cooperative vitivinicole sono da tempo impegnate sul percorso della sostenibilità – ha dichiarato in occasione di Vivite Luca Rigotti, Coordinatore del settore vino dell’Alleanza delle Cooperative – e il loro impegno in pratiche virtuose è cresciuto moltissimo negli ultimi anni».

In effetti, una dedicata indagine condotta da Nomisma-Wine Monitor su un campione significativo di cooperative, che rappresenta oltre la metà del fatturato complessivo della cooperazione vitivinicola, il 59% delle cantine ha già ridotto l’uso di input chimici nella gestione colturale del vigneto ed una cooperativa su due ha incrementato la produzione biologica o avviato interventi e progetti per ridurre gli scarti e valorizzare i sottoprodotti.

Il 39% delle cantine cooperative ha invece aumentato l’utilizzo di packaging riciclabile e sostenibile. Segnali che testimoniano una grande capacità della cooperazione di poter assecondare in maniera efficace le politiche e le scadenze europee nonché, considerando lo standard unico di sostenibilità in via di definizione a livello ministeriale, gli indirizzi stabiliti dal legislatore nazionale.

Tra l’altro occorre considerare che il modello cooperativo integra i differenti segmenti della filiera vitivinicola e rappresenta di fatto un sistema dal campo alla tavola particolarmente vocato a connettere la sostenibilità ambientale con quella economica e sociale, in grado di definire filiere e sistemi integrati, potenzialmente adatti per soddisfare le necessità e le priorità ambientali ma anche quelle dettate dal mercato e dai consumatori.

La degustazione dei vini "cooperativi"

Tempo e alternative per la transizione

«La transizione ecologia è un processo necessario e inevitabile, ma è evidente che non possiamo raggiungerlo in poco tempo», ha detto a Vivite Stefano Laporta, Presidente Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale).

Anche considerando la necessità di dover contare su strumenti e tecnologie differenti rispetto a quelli attualmente disponibili, ha dichiarato Angelo Frascarelli, Presidente Ismea: «sento ripetere da più parti che con la Farm to Fork andremo incontro ad una riduzione della produzione, a un maggior ricorso alle importazioni e a un calo dei redditi delle imprese. Le previsioni di impatto sono giuste – ha proseguito Frascarelli – ma vengono fatte considerando le tecnologie oggi disponibili, senza considerare che da qui al 2030, anno in cui dovremmo raggiungere gli obiettivi europei, noi potremo contare sull’apporto di un alleato importante, l’innovazione».

Durante il talk è emersa l’importanza dell’innovazione e della ricerca per poter raggiungere gli obiettivi green: sul punto Alessandro Monteleone, primo ricercatore Crea, ha ribadito la necessità che «la ricerca accompagni il più possibile la transizione e che vada trasferita al settore agricolo, poiché troppo spesso gli studi e le ricerche finiscono per rimanere nei cassetti».

Centinaio: occorre reciprocità

Gian Marco Centinaio a Vivite 2021

Intervenuto a conclusione dei lavori il Sottosegretario Gian Marco Centinaio ha affermato che «il Green deal e la Farm to Fork sono strategie delineate dalla Commissione, a cui l’Italia come membro dell’Unione ha dato il suo ok ma – ha proseguito – siamo consapevoli che dovremo fare un lavoro importante». Ma è necessario – ha sottolineato il Sottosegretario – «che l’Europa garantisca reciprocità nel rispetto delle regole, perché se noi rispettiamo l’ambiente e produciamo in maniera sostenibile, non possiamo poi consentire che si importino prodotti dai paesi in cui di sostenibile non c’è niente. Altrimenti – ha concluso Centinaio – a chi conviene produrre in Europa?».

Come cambia la domanda

Se da un lato la Farm to Fork andrà a determinare cambiamenti strutturali rispetto alle modalità di produzione ed alle dinamiche dell’offerta, cambiano d’altra parte, in maniera decisa e senza inversioni di tendenza, le priorità della domanda.

È quanto emerso da un’indagine Nomisma Winemonitor presentata da Denis Pantini, i cui risultati sono stati resi noti durante il talk Vivite organizzato dall’Alleanza delle Cooperative: 1 italiano su 10 tra gli abituali consumatori di vino ha acquistato nell’ultimo anno in Italia vino sostenibile mentre 1 su 4 dichiara di aver notato negli scaffali dei negozi in cui fa la spesa o in ristoranti/wine bar che frequenta, un vino che ha in etichetta loghi che identificano la certificazione di sostenibilità o altre caratteristiche green.

Per approfondire l'indagine di Nomisma leggi anche

Vino, sempre più consumatori scelgono quello sostenibile

Un ruolo importante è inoltre svolto dai millenials che, secondo il giornalista enogastronomico Paolo Massobrio intervenuto a Vivite, sono sempre più motivati nella ricerca della sostenibilità: «i giovani scelgono sempre di più i vini green – ha affermato Massobrio – non perché confidano in un ritorno di natura economica o per rispondere a richieste provenienti dai consumatori italiani ed europei. I millenials che preferiscono la viticoltura sostenibile a quella convenzionale perché ci credono».

Qualità e presidio del territorio

«Venti anni fa – ha dichiarato Daniele Cernilli, giornalista enogastronomico e curatore di Doctorwine – non esisteva la coscienza delle cantine cooperative che erano una sorta di banca del vino degli imbottigliatori, molte producevano prevalentemente vino sfuso. Oggi non è più così – ha proseguito Cernilli – e i vini prodotti dalla cooperazione sono grandi vini, un'eccellenza autentica».

Sul tema della sostenibilità e del ruolo aggregante delle cooperative nei territori viticoli, Cernilli ha poi affermato che «se non ci fossero le cooperative perderemmo il paesaggio e la gestione di interi territori. Pensiamo ai canaletti e ai muretti a secco che i produttori hanno costruito nei loro appezzamenti, le strade bianche rifatte a proprie spese. Il mondo agricolo e vitivinicolo è fatto dall'eroismo quotidiano di questi piccoli produttori, veri custodi del territorio».

Quali riflessioni

Vivite è stata l’occasione per ragionare sulle opportunità che le cooperative vitivinicole potranno cogliere nel prossimo futuro, considerando un ruolo da protagonisti sul fronte della sostenibilità nonché di peso in termini di produzione e di superficie vitata: le prime 10 cooperative detengono infatti il 15,2% della superficie vitata italiana, pari a 102 mila ettari, rispetto all’1,1% del vigneto rivendicato dalle prime 10 imprese vitivinicole non cooperative.

In ogni caso non è soltanto una questione di budget disponibile – comunque necessario per promuovere un nuovo regime – ma anche di progettualità, di nuovi schemi e competenze.

Si tratta di una nuova logica, discussa durante il talk di Vivite, che deve considerare una serie di variabili, tra cui la necessità di investimenti e di innovazione, l’importanza della ricerca e del trasferimento dei risultati nonché una valutazione degli impatti che le scelte potranno avere in termini di competitività e lungo la catena del valore.


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Sostenibilità e qualità, la cooperazione è in prima linea - Ultima modifica: 2021-10-05T17:01:53+02:00 da Lorenzo Tosi

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