L’impegno di preservare l’identità territoriale in cantina

Giulia Di Cosimo, proprietaria di Argillae, cantina umbra della famiglia Bonollo
Un'architettura studiata per sfruttare il gradiente geotermico e non spezzare la catena del freddo. Vinificatori in acciaio inox termocontrollati, barriques e anfore per ammorbidire con l'argilla vini caratterizzati da una decisa freschezza. I segreti della cantina umbra Argillae per preservare l'espressione aromatica dei suoi autoctoni spiegati dalla proprietaria Giulia Di Cosimo

Nasce nei primi anni Duemila dall’amore per la terra e dalla passione per il mondo enologico del Cavaliere del Lavoro Giuseppe Bonollo, Argillae, azienda agricola localizzata su un’area collinare di natura argilloso-sabbiosa tra i Comuni di Allerona a Ficulle, in provincia di Terni.

Sintesi da VVQ 7/2022

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Orvieto, una scelta di cuore

Proprietario di una delle più importanti realtà della distillazione vitivinicola in Europa, la Bonollo Spa, Giuseppe – dopo aver passato una vita intera a distillare vinacce per centinaia di cantine italiane – “finisce per innamorarsi del vino” e decide di avviare un nuovo progetto imprenditoriale investendo nel territorio di Orvieto, con l’obiettivo di creare vini di qualità eccellente. Oggi è Giulia Di Cosimo – che dal nonno ha raccolto il testimone ed ereditato la stessa passione – a dirigere in prima persona Argillae: la proprietà si estende su 120 ettari­ – 15 vitati, 60 a seminativo, 10 a oliveto e, per la parte restante, terreni boschivi – e dalle colline della tenuta è possibile ammirare Orvieto, adagiata sulla sua rupe. «Geograficamente parlando, siamo a metà strada tra le due sedi della distilleria».

Le anfore dove matura il Primo d’Anfora, top di gamma di Argillae

Parte degli impianti, infatti, si trovano a Torrita di Siena, mentre lo stabilimento più grande è ad Anagni (FR). «Sono fiera e orgogliosa di appartenere alla denominazione Orvieto DOC. Il mio, anzi, il nostro obiettivo è quello di dimostrare che è possibile produrre vini eccellenti e di qualità anche in questa regione, al pari di tantissimi territori nazionali e internazionali».

Giulia Di Cosimo, proprietaria di Argillae

Il nome scelto per la Cantina riassume uno dei punti di forza di Argillae: «Il terroir unico e straordinario in cui si trova – specifica Di Cosimo – e il forte legame che unisce l’azienda al suo territorio, costituito in prevalenza da suoli calcarei e argillosi».

Bianchi per il 90% della produzione

I vigneti, estesi su pendici ben esposte, si trovano a un’altitudine di 300 metri s.l.m. e i vitigni coltivati comprendono varietà autoctone, come Grechetto, Drupeggio, Malvasia, Verdello, Procanico e Montepulciano, e varietà internazionali, quali Chardonnay, Sauvignon Blanc, Merlot e Cabernet Sauvignon. Le pratiche agricole sono condotte secondo un modello di viticoltura sostenibile – da luglio scorso l’azienda è in conversione biologica –, con l’obiettivo di salvaguardare il territorio e l’ecosistema, e l’architettura della cantina è stata progettata per fondersi con il contesto paesaggistico circostante e ridurre al minimo i consumi energetici.

Sfruttare il gradiente geotermico

Il primo piano della struttura, nello specifico, è stato interamente realizzato sotto terra, per il mantenimento naturale delle basse temperature – fondamentali per la buona conservazione del vino –, mentre per il riscaldamento, anche degli edifici annessi alla cantina, è stata installata una caldaia a biomasse così che l’energia termica prodotta provenga da fonti rinnovabili.

Il 90% della produzione riguarda vini bianchi, e la proprietaria spiega il perché: «Questi terreni ci permettono di ottenere vini con pH sorprendentemente bassi, se consideriamo che siamo nel Centro Italia e in una regione spesso molto calda d’estate. Ci attestiamo su livelli pari a 3.20-3.25, il che contribuisce ad aumentare la sensazione di freschezza, importantissima nella produzione di bianchi. Nelle attività di cantina cerchiamo di valorizzare al massimo l’espressione aromatica e gustativa di ciascun vitigno, rispettandone l’identità e le peculiarità. Il Grechetto, per esempio, è un’uva particolarmente tannica, per questo evitiamo lunghe macerazioni pellicolari, che rifuggiamo del tutto durante le stagioni particolarmente torride».

Acciaio e legno

La cantina ospita serbatoi in acciaio inox termocontrollati e una barricaia, anche questa a temperatura controllata, per barriques e anfore.

I protocolli che vengono adottati dall’enologo Lorenzo Landi e dai due cantinieri che lo affiancano mirano a limitare al massimo il contatto del vino con l’ossigeno: per questo, in ogni fase di lavoro, si opera in prevalenza in riduzione, dalla vendemmia fino all’imbottigliamento.

La linea di ricezione uve è totalmente sotto protezione di anidride carbonica e viene prestata molta attenzione ai travasi, sempre sotto CO2 e con battente; si cerca, inoltre, di movimentare i vini il meno possibile, tentando sempre di sfruttare la gravità. Il controllo della temperatura di ciascuna vasca assicura una conservazione e una fermentazione ottimale dei vini.

«Queste pratiche ci consentono di mantenere inalterati freschezza, colore e profumi delle nostre eccellenze – rivela Di Cosimo –. Tutte le azioni che compiamo sono volte alla produzione di vini eleganti e caratterizzati da coerenza naso-bocca. Ci piace che le promesse fatte al naso siano mantenute al palato: vini fini all’olfatto, quindi, e persistenti in bocca. Per migliorare il risultato aromatico, conserviamo tutti i vini bianchi in costante bâtonnage con le rispettive fecce nobili di fermentazione».

Il portafoglio prodotti si divide in due linee:

  • la Storica, che rappresenta le radici della cantina e la tradizione del territorio umbro e include Orvieto Superiore DOC, Grechetto IGT e Sinuoso Umbria Rosso IGT;
  • la Selezione, che conta il Panata, un Orvieto Classico Superiore DOC, il Vascellarus, un Umbria Rosso IGT, e il Primo d’Anfora, un Umbria Bianco IGT vinificato in anfore di terracotta che, per il suo valore e l’ambizioso progetto enologico da cui scaturisce, si presenta come assoluto vessillo di Argillae e perfetto emblema della sua identità.

Dall'argilla all'argilla

L'etichettatura firmata bottiglia per bottiglia, come nelle migliori tradizioni di distilleria, del Primo d'Anfora di Argillae

«Ciascuno dei nostri vini è il riflesso e l’immagine di questa zona – precisa Giulia –, tuttavia il Primo d’Anfora, fermentando e affinando in anfore di argilla, estremizza e porta il concetto di vino territoriale al suo apice più alto, chiudendo idealmente il cerchio: un vino che nasce nell’argilla e torna a fermentare e a riposare nell’argilla stessa.

Sintesi da VVQ 7/2022

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L’impegno di preservare l’identità territoriale in cantina - Ultima modifica: 2023-05-09T11:02:46+02:00 da Paola Pagani

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