Il rilancio del Mamertino, il vino dei due mari

Flora Mondello, tenace produttrice di vino e presidente del neonato Consorzio di tutela del Mamertino doc
Dopo la costituzione del consorzio di tutela della storica denominazione messinese, la presidente  Flora Mondello spiega a VVQ la strategia per rilanciare quello che è un gioiello della storia vitivinicola siciliana. Partendo dalla valorizzazione della Nocera, vitigno rosso autoctono con grandi potenzialità

Plinio il Vecchio gli assegnò il quarto posto nella sua classifica dei 195 migliori vini dell’Impero romano. Perfino Giulio Cesare lo annoverava tra i suoi preferiti, tanto che, secondo la tradizione, lo scelse per brindare al suo terzo consolato.

Parliamo del Mamertino, vino a Doc dal 2004 ma che oggi è certamente ben diverso (e per fortuna) da quello che conobbe lo scrittore latino e l’imperatore romano.

Tra Ionio e Tirreno

Il territorio di produzione

Per il vino che si può produrre in un fazzoletto di terra della Sicilia Nord-orientale, in provincia di Messina, bagnato da due mari, il Tirreno e lo Ionio, con la recente costituzione del Consorzio di Tutela, sancita a fine 2022, è partito un progetto di rilancio. Progetto che vede il coinvolgimento di quindici aziende che insieme intendono promuovere la conoscenza di un vino dalla tradizione millenaria. Ma non solo. Puntano anche a promuovere il territorio del Mamertino, un areale dalle grandi potenzialità turistiche legate alle tradizioni, alle produzioni agroalimentari di altissima qualità e alla purezza di un territorio incontaminato.

L’esempio dell’Etna

Flora Mondello

«Dobbiamo fare tesoro di quello che abbiamo: un territorio piccolo dove è concentrata tanta bellezza. Sull’Etna i vignaioli hanno fatto rete, mettendo insieme energie, competenze e passione riuscendo a creare tanto valore intorno al vino e al vigneto. Contiamo di farlo anche noi in provincia di Messina», afferma l’architetto Flora Mondello, tenace produttrice di vino e presidente del neonato Consorzio di tutela.

«Il Mamertino – spiegano i produttori – è un piccolo gioiello della storia vitivinicola siciliana che, pur venendo da un glorioso passato, deve poter interpretare oggi una modernità enologica interessante e competitiva grazie, soprattutto, al coinvolgimento delle nuove generazioni».

I 15 produttori

Queste le quindici le realtà vitivinicole – tra aziende storiche e nuove generazioni - che hanno aderito al Consorzio di tutela:

  • Antica Tindari,
  • Barone Ryolo,
  • Cambria Vini,
  • Cantina Vinicola Bongiovanni,
  • Cantine Lipari,
  • Feudo Solaria,
  • Gaglio Vignaioli,
  • Guzman Tenuta Moreri,
  • Paone Vini,
  • Planeta,
  • Principi di Mola,
  • Sapuri Cantina Siciliana,
  • Tenuta Lacco,
  • Vigna Nica,
  • Vasari.

Due in più rispetto all’associazione dei produttori del Mamertino Doc nata nel 2019 e che è stata presentata allora proprio come il primo nucleo da cui poter far sviluppare, un giorno, il Consorzio di Tutela della Denominazione riconosciuta nel 2004.

Il Consiglio direttivo del Consorzio Doc Mamertino è composto dal presidente Flora Mondello (Gaglio Vignaioli), dal vicepresidente Carmelo Grasso (Feudo Solaria), dal tesoriere Simone Paone (Cantine Paone) e dai consiglieri Ylenia Martino (Antica Tindari) e Maria Genovese (Vigna Nica).

Dare più chance al vitigno Nocera

Il vitigno Nocera

Uno dei prossimi obiettivi è la modifica del disciplinare che attualmente mortifica il Nocera, un vitigno autoctono della zona di produzione e che possiede grandi potenzialità. Oggi negli uvaggi dei rossi è prevista la sua presenza obbligatoria per almeno il 10 per cento, ma non può superare il 40 per cento. Alcuni produttori che già producono Nocera in purezza sono costretti a imbottigliarlo come Terre Siciliane Igt. «Le modifiche del disciplinare che i produttori si augurano sono tante, ma saremo costretti ad andare per gradi - afferma la presidente Flora Mondello».

«C’è ad esempio chi produce Nocera in purezza da uve surmature o chi produce un ottimo rosato. La base produttiva non è ancora pronta: per alcune tipologie i volumi di imbottigliato e lo stesso numero dei produttori è ancora troppo esiguo per procedere alle richieste di modifica del disciplinare che tutti ci auguriamo di potere ottenere. Ecco perché - conclude Mondello - abbiamo definito un orizzonte temporale di 5 anni per riuscire a concludere tutto il percorso di adeguamento del disciplinare».

Verso un’articolazione per contrade

E riferendosi all’equiparazione con Unità Geografiche Aggiuntive (Uga) Alessio Grasso aggiunge: «Ci sarà anche da lavorare per definire i confini geografici delle diverse contrade proprio come hanno fatto sull’Etna». Grasso che da 40 anni produce vini in provincia di Messina in 8 ettari divisi in tre località diverse, è uno dei due produttori di Mamertino Doc autorizzati ad utilizzare una menzione di vigna: Sulleria, che si trova in territorio di Rodì Milici.

L’areale di produzione del Mamertino Doc ricade nella parte Nord-orientale della provincia di Messina di cui abbraccia ben 31 comuni (Alì, Alì Terme, Barcellona Pozzo di Gotto, Basicò, Castroreale, Condrò, Falcone, Fiumedinisi, Furnari, Gualtieri Sicaminò, Itala, Librizzi, Mazzarrà Sant’Andrea, Meri, Milazzo, Monforte San Giorgio, Montalbano Elicona, Nizza di Sicilia, Oliveri, Pace del Mela, Patti, Roccalumera, Roccavaldina, Rodi Milici, San Filippo del Mela, Santa Lucia del Mela, San Pier Niceto, Scaletta Zanclea, Terme Vigliatore, Torregrotta, Tripi) molti dei quali sui Nebrodi, habitat tra i più straordinari e ricchi di biodiversità della Sicilia. Un territorio “vista mare” con altitudini che raggiungono anche i 500 metri sul livello del mare.

La competizione territoriale delle strutture turistiche

Il tessuto produttivo si identifica, oggi, in piccole aziende a conduzione familiare, con una media di 3-4 ettari ad azienda. Attualmente l’estensione del vigneto a Doc Mamertino è limitata a circa 50 ettari da cui si ricavano piccole produzioni di nicchia per un totale di 100 mila bottiglie all’anno. Il potenziale viticolo del Mamertino non potrà comunque superare i 200-250 ettari. «Niente in confronto a quello che la vite rappresentava in questo territorio negli anni ’50», ricorda l’enologo e produttore Mimmo Paone che, oltre al Mamertino produce anche le altre due Doc della provincia di Messina: il Faro e la Malvasia delle Lipari.

Di terre da destinare alla viticoltura ne sono rimaste poche. Il motivo? Molti cambiamenti sono intervenuti: c’e stata la costruzione di infrastrutture turistiche e di numerose seconde case per la villeggiatura. Ma anche cambi colturali dovuti alla crisi della viticoltura degli anni ’70 grazie ai quali si è sviluppata una fiorente attività vivaistica, ma anche la coltivazione di agrumi e, in particolari areali, perfino quella dei frutti tropicali.

«Siamo “stretti” tra le montagne e il mare - afferma Paone - eppure quando cominciammo a lavorare per il riconoscimento della Doc tentammo di coinvolgere un territorio piú vasto: molti sindaci nemmeno ci risposero…».

Le tipologie ammesse

Le tipologie ammesse dal disciplinare di produzione, adottato nel 2004 e su cui sono intervenute alcune modifiche, la più recente nel 2014, sono principalmente quattro: bianco e bianco riserva; rosso e rosso riserva; Nero d’Avola (o il suo sinonimo e Calabrese) anche riserva e, infine Grillo-Ansonica (o Grillo-Inzolia).

Il disciplinare regola anche le percentuali varietali minime e massime per ciascuna tipologia prima descritte e che nei vini bianchi e riserva ammette le seguenti varietà: Grillo, Inzolia e Catarratto (normale e lucido) a cui possono aggiungersi, in percentuali minime, tutte quelle altre varietà ammesse alla coltivazione sul territorio siciliano che, nei bianchi non può superare il 20% e, nei rossi, il 15%. Per i vini rossi e riserva le varietà ammesse sono: Nero d’Avola (noto anche come Calabrese) e Nocera, oltre che tutte le altre varietà a bacca nera ammesse alla coltivazione nell’isola. La differenza tra bianco e riserva e rosso e riserva si sostanzia in un obbligo di affinamento prima della commercializzazione della durata di due anni a partire dalla vendemmia. Inoltre, sia per i bianchi riserva che per quelli rossi, è previsto un periodo minimo di 6 mesi di maturazione in legno.

Il rilancio del Mamertino, il vino dei due mari - Ultima modifica: 2023-03-14T14:04:24+01:00 da Lorenzo Tosi

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