Il mondo del vino si avvia verso la Fase Due.
Mentre le cantine s’interrogano sulla “normalizzazione”, ancora con tanti punti di domanda su cosa si potrà fare e quando, il tema della riapertura delle cantine alle vendite dirette, alle degustazioni e all’enoturismo si aggiunge a una lista di problematiche che sono in cerca di una risposta dall’inizio dell’emergenza: la distillazione, la vendemmia verde e naturalmente la promozione per il recupero delle quote di mercato, soprattutto all’estero.
Ne abbiamo parlato con Gianni Bertolino, il presidente dell’ Associazione Produttori del Nizza (www.ilnizza.net), una realtà di 68 aziende associate, di cui 63 produttori, nel cuore del Piemonte: con la vendemmia 2019 oltre 630mila bottiglie, di cui 37mila di Barbera d’Asti Superiore Nizza Docg e più di 595mila di Nizza Docg.
Segnali di reazione sia sul mercato interno che all’estero
Presidente come è stata la fase 1 sul vostro territorio e come pensate debba essere la fase 2?
La prima è stata una fase d’attesa per comprendere la dimensione del fenomeno.
Le attività agricole e di cantina sono proseguite come di consueto e le vendite hanno seguito l’evolversi della situazione Paese per Paese. Naturalmente la Cina e l’Asia in generale hanno iniziato a rallentare gli acquisti già a inizio anno mentre il resto del mondo ha proseguito normalmente fino a metà marzo.
Invece per l’attesa fase 2 riguardo ai lavori in vigna non credo che avrà ostacoli se non la carenza di manodopera.
Sarà quindi necessario potenziare la meccanizzazione per le aziende che ancora preferivano optare per una lavorazione prevalentemente manuale. In merito alle vendite riscontriamo segnali di reazione a poche settimane dalle varie chiusure. Al momento in Italia nei supermercati e sui canali web stanno tenendo, anzi aumentano sensibilmente, invece all’estero - che vale il 60% dei vini di qualità piemontesi - le vendite stanno reggendo e credo che reggeranno in particolare in cash and carry, supermarket e grandi monopoli del nord del mondo, come Canada e Paesi Scandinavi, a meno che si verifichi una crisi economico-finanziaria.
La vendita nel canale on-trade è invece condizionata dalla chiusura degli esercizi e anche in caso di riapertura il consumo non potrà che essere contratto a causa del distanziamento sociale forzato. Naturalmente la reazione sarà diversa a seconda delle tipologie e delle fasce di prezzo dei vini.
Meglio contenere che ritirare
Prevede che nel vostro territorio ci saranno aziende che destineranno vino da tavola alla distillazione per ricavarne alcol a uso medicale. E su questo qual è la vostra posizione?
La distillazione delle “eccedenze” vinicole è uno strumento che conosciamo bene da decenni. Si prevedono enormi eccedenze a livello europeo, che farebbero crollare i prezzi dei vini sotto una soglia minima di remunerazione per la produzione agricola, con conseguenze disastrose per l’intero comparto.
Un contributo alla distillazione di qualche centesimo al litro potrebbe essere interessante per eliminare grossi quantitativi dal mercato; naturalmente anche se ne gioverebbe l’intero sistema non si può dire che sia una misura interessante per i vini di qualità il cui costo di produzione è di diversi euro al litro.
La vendemmia verde è una soluzione che ritenete utile e pensa che le cantine del vostro territorio la praticheranno?
A mio avviso sarebbe una soluzione molto interessante per i produttori viticoli. Ma perché portare a termine un’annata viticola per poi creare eccedenze da distillare? E’ preferibile finanziare la riduzione del prodotto alla fonte non ancora gravato dai costi della vendemmia e della trasformazione.
Inoltre, i produttori non dovrebbero aspettare mesi dopo la vendemmia per il pagamento delle uve a prezzi ridotti, risparmiando così una parte dei costi. La remunerazione minore sarebbe dunque bilanciata da un risparmio nelle operazioni colturali. Insomma molto meglio di una forzosa “diminuzione di rese” non retribuita.
Una semplice diminuzione di resa della Doc farebbe ricadere l’intero costo della crisi sul produttore di uve. Ed è anche di facilissima attuazione: chi richiedesse la diminuzione di resa rinuncerebbe alla rivendicazione di parte o del tutto della Doc per quell’anno, sulla quantità richiesta, avendo comunque a disposizione un tempo più lungo per la distruzione in vigna del raccolto e sostenendo un minor costo di vendemmia data la riduzione della manodopera da impiegare.
Chi e in quanti la attuerebbero?
Non so dirle con precisione, ma di sicuro tutte le aziende vitivinicole che dovessero scegliere di non aumentare i propri stock. Anche i grossi vinificatori potrebbero decidere a priori e di concerto con i propri agricoltori conferenti quanto produrre, dividendo tra loro le quote prefissate di produzione e di contributo alla vendemmia verde. Siamo di fronte a un caso unico ed eccezionale e varrebbe la pena percorrere strade coraggiose e innovative.
Più vendemmia meccanizzata
Pensa che andrete incontro a una carenza di manodopera in vista della vendemmia? E come vi state organizzando su questo fronte?
Se la situazione dovesse persistere sino ad agosto, certamente andremo incontro a una forte carenza di manodopera. Nella nostra zona sarà impossibile sostituire tutta la forza lavoro straniera, nemmeno con la vendemmia meccanizzata, in primis perché mancano le attrezzature meccaniche per la raccolta, poi perché solo pochissimi sono attrezzati per la ricezione in cantina dell’uva vendemmiata meccanicamente (diverse tramogge, pigiatrici e presse più grosse, ndr). Questo sarebbe un altro motivo per il quale la vendemmia verde potrebbe essere una soluzione, anche se drastica e sofferta.
Difficoltà in cantina
Imbottigliamenti e stoccaggio. Che problematiche state riscontrando e quali soluzioni suggerite?
Certamente gli imbottigliamenti sono drasticamente rallentati e il problema su questo fronte potrebbe essere la mancanza di liquidità di alcune aziende per potersi approvvigionare di bottiglie e altro materiale per sopperire alle richieste, anche se ridimensionate.
Per gli stoccaggi ogni cantina è generalmente dimensionata per un ciclo annuale che comprende vinificazione, invecchiamento etc, e va da sè che tutto quello che non si venderà rimarrà nelle botti e nelle vasche e non farà posto alla nuova vendemmia.
Non sono sicuro che richiedere un finanziamento straordinario, come ventilato da qualcuno, per aumentare i volumi di stoccaggio possa essere una soluzione utile: prima di tutto perché le vasche e le botti vanno prenotate con mesi d’anticipo per permetterne la produzione, poi perché comunque se un consumatore non beve una bottiglia oggi non penso che domani ne berrà due ... a meno che non sia il caso di vini di denominazioni che di solito non riescono a soddisfare le richieste e che quindi potrebbero rimanere in scorta.
Enoturismo in sicurezza si può
Immaginiamo e speriamo che in estate si possa andare in vacanza. Come sarà l’enoturismo in cantina ai tempi del coronavirus?
Una risposta concreta a questa domanda si potrà formulare solo in base all’evolversi delle indicazioni delle autorità e dalla situazione internazionale. Ciò che posso affermare è che i flussi turistici nella nostra zona provengono principalmente dall’Europa con un aumento sensibile negli ultimi anni dal Nord.
Di base l’enoturismo non è costituito da grandi gruppi di persone e grandi assembramenti, piuttosto da coppie o piccoli gruppi d’amici che visitano la loro cantina preferita. Ritengo dunque che organizzare una passeggiata in vigna seguita da una degustazione, il tutto in sicurezza e rispettando le indicazioni delle autorità, possa essere una formula interessante da attuare. Inoltre usciti dal periodo di chiusura sarà liberatorio poter fare una gita in campagna a contatto della natura.
«Il problema dei prestiti e che poi bisogna sostituirli»
Come giudica le misure fin qui adottate per il sostegno economico alle imprese, dalla cassa integrazione alle misure per la liquidità?
Non mi sembra che siamo già a un momento in cui si possa giudicare delle azioni che non si sono ancora concretizzate appieno. La cassa integrazione di sicuro è molto utile, ma dovrebbe essere più flessibile. Le piccole aziende ad esempio dovrebbero poterla utilizzare anche per solo alcuni giorni alla settimana.
Invece non ho ben capito quale sarebbe il sostegno economico. Certo la facilità d’accesso al credito potrebbe sembrare qualcosa, ma in realtà il costo del denaro è già basso e le aziende vitivinicole dispongono di solito di capitali immobilizzati che possono garantire il prestito. Il problema è che il prestito va restituito.
Qui non si tratta d’ottenere denaro per fare un investimento volto ad aumentare la produttività, ma si parla del fatto che i clienti che hanno chiuso non possono pagare le fatture e di sicuro non possono fare nuovi acquisti, mettendo così le aziende vitivinicole in seria difficoltà di liquidità, il tutto da aggiungere agli stock fermi.
Le cantine in primavera di solito vendono i vini di cui hanno pagato i costi l’anno prima. Al tutto andranno aggiunti i costi per una nuova campagna viticola dal futuro incerto. Ripagare un tale prestito vorrà dire lavorare il prossimo anno, speriamo uno solo, rinunciando agli utili e quindi venendo meno allo scopo stesso dell’impresa, di fatto accollandosi in toto la crisi.
L’incognita della ripresa dell’HOreca
Possiamo fare un bilancio economico riguardo alle vendite di vino delle aziende consorziate? Il calo è stato importante? E l’export?
Le aziende associate sono di diversa dimensione e hanno approcci al mercato diversi. Non conosco lo specifico di tutti ma va da sé che le cantine specializzate nella vendita alla Gdo e verso i grandi monopoli del nord del mondo, hanno accusato il colpo sicuramente meno rispetto a quelle orientate al solo mercato Horeca.
Penso, ma è una stima personale, che in generale si sia persa la gran parte delle vendite di questo ultimo mese e mezzo. A questo punto tutte le misure messe in campo dai produttori e dai loro clienti distributori, che hanno dovuto reagire, inizieranno a dare alcuni frutti, mi riferisco a più vendite online, a un supporto alle vendite più digital su video chat o video meeting.
Prevedete iniziative per potenziare il commercio online?
La nostra Associazione si occupa della promozione e non della vendita dei prodotti degli associati, ma da inizio anno ha concretizzato un progetto per una maggiore comunicazione social e giornalistica.
Inoltre, in collaborazione con l’Enoteca Regionale di Nizza abbiamo iniziato per la prima volta una vendita per raccolta fondi da destinare all’ospedale astigiano Cardinal Massaia (clicca per dettagli), una vendita supportata da un grosso sforzo comunicativo. In un certo senso questo sarà anche d’esempio e sprone per valutare come raggiungere il cliente finale. Gli operatori di vendite online comunque esistono e sono professionisti del settore. Loro dovranno essere forti per poter affrontare la situazione e dimostrare la validità dei loro progetti e essere distributori dei nostri vini.
LA CAMPAGNA SOCIAL: #ILNIZZAPERLASOLIDARIETÀ
È partita il 9 aprile la campagna social #IlNizzaperlasolidarietà ideata dall’Associazione Produttori del Nizza in collaborazione con l’Enoteca Regionale di Nizza Monferrato volta a raccogliere fondi, attraverso la vendita di bottiglie di NIZZA DOCG donate dai produttori associati, che verranno devoluti a sostegno dell'Ospedale Cardinal Massaia e dell’ASL di Asti. L’iniziativa partita oggi proseguirà sino al 10 maggio.
Per far sì che la raccolta fondi goda della massima visibilità, l’Associazione e l’Enoteca Regionale hanno mobilitato tutti i canali social, a partire da quelli dei produttori: ognuno di loro realizzerà un video, promuovendolo attraverso Facebook o Instagram; questi contenuti includeranno tutte le informazioni necessarie ai follower per completare l’acquisto delle etichette solidali presso l’Enoteca Regionale di Nizza Monferrato, e saranno condivisi dai social media ufficiali de Il Nizza. I generosi acquirenti, una volta ricevute le bottiglie scelte, saranno chiamati a pubblicare una foto con hashtag #ilnizzaperlasolidarietà e a sostenere a loro volta l’iniziativa: ogni gesto, anche il più piccolo, sarà un concreto supporto a chi in questo momento è in prima linea contro il Covid-19. Per partecipare all’iniziativa si possono acquistare le bottiglie preferite o la selezione confezionata da @enotecanizza (box 3 bottiglie - 50€ / box 6 bottiglie - 95€) scrivendo a info@enotecanizza.it o chiamando il numero 320.14.14.335.