Intervista di Veronafiere al presidente della Commissione Agricoltura del Parlamento europeo

De Castro: un sistema unito per promuovere l'internazionalizzazione

"Manca - a tutti i livelli della filiera - un’organizzazione che consenta alle imprese di fare massa critica e di guadagnare importanti quote di mercato"

Il ruolo di Fieragricola e Vinitaly nel sostegno all’agricoltura e all’agroalimentare di qualità, le sfide di una declinazione della Politica agricola comune sul versante nazionale, la necessità di fare sistema per promuovere un comparto come la filiera agroalimentare che vale 250 miliardi di euro e che è talmente apprezzata a livello mondale da essere anche contraffatta su larga scala. Sono alcuni dei temi toccati dal presidente della Commissione Agricoltura del Parlamento europeo, Paolo De Castro, in un’intervista rilasciata all’Ufficio stampa di Veronafiere, in vista appunto di due manifestazioni fieristiche simbolo del comparto primario: Fieragricola, in programma dal 6 al 9 febbraio 2014, e Vinitaly, in calendario due mesi dopo (6-9 aprile). Presidente De Castro, la riforma della Pac è stata approvata. In che modo dovrebbe essere declinata a livello nazionale per renderla utile alla crescita dell’agricoltura italiana? «La riforma della Politica agricola comune prevede ampi margini di intervento per gli Stati membri. Diversi paesi dell’Unione - Francia, Spagna e Germania, solo per citarne alcuni - hanno già redatto i propri piani nazionali. Anche l’Italia dovrà provvedere in tempi stretti a elaborare il proprio piano. A partire da adesso, il campo di gioco si sposta infatti su scala nazionale per la delicata fase d’implementazione delle regole approvate a Bruxelles. La definizione di agricoltore attivo, le nuove regole di distribuzione degli aiuti su scala nazionale (convergenza interna), il funzionamento della componente ambientale nei pagamenti diretti (greening) e, più in generale, la programmazione di sviluppo rurale e le regole di mercato, sono solo alcuni dei capitoli della riforma che saranno oggetto del processo legislativo di implementazione. Una partita decisiva, quella che sarà giocata i prossimi mesi, affinché i risultati maturati negli ultimi due anni possano tradursi in opportunità di crescita e di rilancio competitivo per il nostro sistema agroalimentare e per i territori rurali». Recentemente lei ha affermato che «non basta essere grandi produttori di qualità, bisogna essere grandi produttori organizzati e fare sistema». In che modo la riforma della Pac può assicurare questa evoluzione e quali potrebbero essere i benefici per l’agricoltura e le filiere agroalimentari italiane? «Le eccellenze dell’agroalimentare italiano sono note e apprezzate in tutto il mondo. Apprezzate a tal punto da essere quelle più imitate, contraffatte. Ma perché ciò avviene? Perché spesso non riusciamo a portare nei mercati esteri la nostra qualità perché manca - a tutti i livelli della filiera - un’organizzazione che consenta alle imprese di fare massa critica e di guadagnare importanti quote di mercato. Per essere competitivi la qualità oggi può non bastare». Cosa serve? «Occorrono nuove forme organizzative per essere forti sui mercati senza perdere di vista un dato di prospettiva: oltre la crisi attuale c’è una domanda globale che nel medio/lungo periodo potrebbe superare stabilmente le capacità di offerta. Ecco perché la via dei mercati internazionali rappresenta ormai una direzione di sviluppo obbligata per tutti i prodotti agroalimentari. Bisogna percorrere questa strada, affiancandola con strumenti e politiche innovative che possano contribuire al miglioramento delle capacità organizzative della filiera e proiettare il comparto verso una nuova fase di sviluppo e rilancio competitivo». Magari con l’aiuto della Pac. «Esattamente. La nuova Pac, soprattutto nell’ambito degli strumenti di mercato, interviene in maniera efficace attraverso nuove e più ambiziose attività e obiettivi nell’ambito delle forme di aggregazione dell’offerta. Come si inseriscono nell’ottica della promozione del Made in Italy due manifestazioni come Fieragricola e Vinitaly e che ruolo potranno avere in futuro? «Manifestazioni fieristiche di grande rilievo nazionale e internazionale come Fieragricola e Vinitaly hanno certamente un ruolo strategico per l’intero settore agroalimentare italiano. Appuntamenti annuali che diventano, oltre che luoghi di esposizione, luoghi di conoscenza e informazione, confronto e dibattito sulle priorità del comparto sono sempre più necessari e funzionali a politiche commerciali che devono necessariamente rinnovarsi, puntando sempre più sui mercati esteri». Per il futuro? «È importante continuare a sostenere queste manifestazioni, rafforzando i contatti con gli operatori, italiani ed esteri, e recandosi fisicamente proprio in quei mercati stranieri - come Vinitaly già fa - per portare in maniera organizzata un po’ del nostro know how e della nostra eccellenza».

De Castro: un sistema unito per promuovere l'internazionalizzazione - Ultima modifica: 2013-12-23T18:14:05+01:00 da Redazione

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