Bufera sui prezzi delle uve in Puglia

La qualità è alta ma le quotazioni troppo basse, con un calo che supera il 50% sia per le uve per vini comuni, sia per Dop e Igp. Errori di programmazione, speculazioni, improvviso calo dei consumi: apriamo un confronto tra produttori, consorzi e istituzioni per esaminare le cause e trovare le soluzioni. Maci (Cantina Due Palme): «Urgono controlli per tutelare il valore delle denominazioni di qualità»

14-16 €/q per le uve tradizionali, contro i 30-35 €/q del 2021. 50-100 €/q per le uve di Primitivo Dop, contro i 150-200 €/q del 2021. È in questo poderoso scarto di prezzi la causa dell’attuale malcontento dei produttori pugliesi di uva da vino.

Sia di coloro che operano sul libero mercato sia di quelli che conferiscono a cantine sociali. Anche perché l’alternativa all’accettazione di questi modesti prezzi è la perdita in campo dei grappoli e quindi del lavoro di un anno!

Viticoltori stretti fra aumento dei costi e prezzi bassi

I viticoltori pugliesi, al pari dei produttori di altre regioni italiane, si trovano a dover fare i conti con dinamiche di mercato apparentemente inspiegabili, nota il presidente della Copagri Puglia Michele Palermo.

Michele Palermo, Copagri Puglia

 

«A fronte - denuncia - di una produzione qualitativamente superiore rispetto allo scorso anno, con particolare riferimento al grado zuccherino, e di una riduzione quantitativa del 15% legata principalmente alle bizze climatiche, i viticoltori soffrono una riduzione dei prezzi di mercato fino al 50% e anche oltre su base annua».

Per rappresentare le grandi difficoltà che stanno attraversano i produttori viticoli pugliesi, stretti fra i grossi aumenti dei costi di produzione e prezzi bassi delle uve prodotte, una delegazione della Copagri è stata ricevuta dall’assessore regionale all’Agricoltura Donato Pentassuglia.

Molti viticoltori rischiano di chiudere

«Il carburante agricolo – continua Palermo - è schizzato da 0,40 €/l nel 2021 a ben 1,60 €/l. Un operaio agricolo costa 80 euro al giorno, fra retribuzione e contribuzione». «A queste condizioni centinaia di viticoltori rischiano di chiudere l’attività, poiché, oltre agli aumenti dei costi di produzione, devono scontrarsi con gravi fenomeni speculativi, che oltre a essere ingiustificabili, appaiono anche immotivati, per la grande qualità del prodotto«.

«Mi riferisco non solo ai viticoltori che vendono sul libero mercato ma anche ai soci di cantine sociali. In diverse di queste i dirigenti hanno già chiarito che non potranno discostare i loro prezzi da quelli del libero mercato. E in alcuni casi hanno anticipato che le uve con grado zuccherino oltre 21 verranno pagate tutte come se avessero 21 gradi!».

Chiesti interventi alla Regione, ma è una strada in salita

I produttori sono inermi, aggiunge Palermo, perciò chiedono a gran voce un intervento immediato della Regione Puglia, finalizzato alla concessione di un sostegno urgente e concreto, che possa restituire ossigeno e fiducia ai tanti viticoltori vittime di speculazioni incomprensibili.

La delegazione di Copagri Puglia

L’assessore Pentassuglia ha compreso e accolto le istanze dei produttori, impegnandosi ad attivare controlli a stretto giro e a convocare il Comitato vitivinicolo per giungere a un migliore equilibrio in termini di remunerazione fra tutti i componenti della filiera vitivinicolo.

«Ma sappiamo che la strada è difficile: i controlli dovrebbe effettuarli la Guardia di Finanza sui commercianti privati, ma su quali basi? E comunque, quando li avvierà, la campagna di raccolta sarà terminata. La filiera, poi, esiste solo sulla carta: domina chi compra su tanti produttori sparpagliati e divisi!».

Cantine due Palme: «Nel 2021 mercato sovrastimato, urgono controlli»

Angelo Maci, Cantina Due Palme

Il problema del calo del prezzo delle uve, anche di quelle di vitigni per vini di alta qualità, è reale, afferma il presidente di Cantine Due Palme di Cellino San Marco (Br), Angelo Maci. «L’anno scorso il mercato era sovrastimato, per la corsa alle uve dei vitigni autoctoni, peraltro spesso spacciate come tali, ma non autentiche: nel Salento è arrivata tanta uva “presunta Primitivo” dal Foggiano!».

«Le attese erano tante, ma il mercato, frenato dalla crisi economica, non ha risposto come desiderato con una maggiore domanda di vino, anzi i consumi si sono contratti».

«Perciò quest’anno ci sono grossi problemi di giacenze: molti privati hanno le cantine piene di vino, chi ha comprato a prezzi raddoppiati o triplicati ora o non acquista altre uve o è disposto a farlo solo a prezzi molto più bassi. Anche le cantine sociali hanno vissuto quest’altalena di prezzi. Quest’anno i prezzi delle uve sono circa la metà di quelli del 2021: 100 €/q per Primitivo Dop, 60 €/q per Primitivo Igp, 40 €/q per Negroamaro Dop o Igp, 40-45 €/q per Salice Dop, 35-40 €/q per Salice Igp e così via. Per sanare la situazione da un lato urgono controlli per verificare l’autentica corrispondenza varietale delle uve che arrivano nelle cantine e dall’altro occorre una indicazione precisa delle quantità massime di uva producibile per ettaro per le Dop».


«Primitivo di Manduria, il Consorzio tutela non può intervenire sui prezzi»

Novella Pastorelli, Predisente del Consorzio del Primitivo di Manduria

Negli ultimi dieci anni, dichiara la presidente del Consorzio di tutela del Primitivo di Manduria, Novella Pastorelli, «si è assistito a una strepitosa ascesa del “brand” Primitivo di Manduria che ha registrato un aumento del volume d’affari del 12% passando da 182 milioni a 194 milioni di fatturato, con crescita non solo in volume ma anche in valore».

«Di conseguenza anche il prezzo pagato per le uve è notevolmente aumentato fino a raddoppiarsi, in maniera non proporzionale, nel 2021, con conseguenze evidenti su domanda e offerta. Quest’anno si registra una diminuzione dell’andamento della domanda di vino, come sta avvenendo per ogni altro prodotto alimentare di consumo che non sia considerato di prima necessità da parte del consumatore finale e, dunque, i viticoltori così come le piccole e grandi realtà vitivinicole dovranno fronteggiare le “oscillazioni” del mercato, anche di quello delle uve, scosso da una serie di eventi quali la crisi pandemica, la guerra in Ucraina, l’aumento dei costi in tutta la fase di produzione e l’impennata del costo energetico».

Il concetto di "tutela"

Pastorelli evidenzia che «chi ha tentato di attribuire al Consorzio demeriti ingiustificati o mancate azioni non ha ben chiaro il concetto di “tutela” nell’accezione propria del termine. Ribadisco che il ruolo del Consorzio di tutela è apportare un valore aggiunto al prodotto attraverso la “tutela” della denominazione “Primitivo di Manduria” perseguendo tutti coloro che mediante azioni di emulazione del marchio tentano, in vario modo e con vari mezzi, di inibirne la commercializzazione secondo le direttive impartire dal Ministero che impone la tutela e la salvaguardia della nostra Dop da abusi e contraffazioni».

«Il Consorzio svolge inoltre azioni di vigilanza in collaborazione con l’Ispettorato centrale della tutela della qualità e repressione frodi. Questa è la funzione di “tutela” perseguita dal Consorzio e non quella, impropriamente attribuitagli, ovvero di intervenire sulla determinazione del prezzo di vendita delle uve Primitivo di Manduria che segue, invece, andamenti di mercato con regole economiche di domanda e di offerta e verso i quali il consorzio non ha alcuna facoltà di intervenire invadendo la sfera d’azione commerciale tra cantine, privati e produttori nella stesura di contratti di acquisto».

 

Bufera sui prezzi delle uve in Puglia - Ultima modifica: 2022-09-13T09:45:42+02:00 da Lorenzo Tosi

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