Brexit, crollo dell’export di vino italiano in Regno Unito (-36%)

La colpa è dell’eccesso di burocrazia: lo evidenzia uno studio della società Divulga che individua 12 nuovi vincoli amministrativi obbligatori che mettono a rischio uno dei mercati che stava dando più soddisfazione in particolare al Prosecco e alle altre bollicine italiane

Storico crollo del 36% delle esportazioni di vino made in Italy in Gran Bretagna.

«É l’effetto degli ostacoli burocratici ed amministrativi che frenano gli scambi commerciali dopo la brexit». Lo comunica il Centro Studi Divulga sulla base di una propria analisi dei dati istat relativi al commercio esterno nel primo mese del 2021, dopo l'uscita di Londra dall'Unione europea.

Dodici nuovi vincoli

Il Regno Unito resta infatti il terzo mercato di sbocco del vino made in Italy, dopo Stati Uniti e Germania, ma le spedizioni hanno raggiunto quest'anno il minimo del decennio, «ma i dodici (nuovi) vincoli obbligatori – denuncia Divulga- solo per esportare il vino nel post-Brexit sono solo la punta dell'iceberg di una overdose di burocrazia con la quale le imprese nazionali del settore agroalimentare dovranno dunque fare i conti». La complessa documentazione richiesta per entrare in Gran Bretagna è una delle numerose criticità evidenziate dal primo completo report su questo tema realizzato dal Centro Studi Divulga.

Ecco quali:

  • si parte dall'etichettatura: fino al 30 settembre 2022 nessuna modifica, ma successivamente a tale data bisogna cambiare etichetta e indicare nome e indirizzo dell'importatore o imbottigliatore che opera nel Regno Unito;
  • è richiesto subito un certificato specifico, incerto invece il modello vi-1;
  • per il vino biologico nel 2022 scatta un certificato di ispezione;
  • ci sono novità sugli obblighi degli imballaggi ( un nuovo codice, informazioni in etichetta che scoraggino l'uso di alcol ecc);
  • registrazione su banca dati Rex per spedizioni di oltre seimila euro;
  • un nuovo regime tariffario (che per il momento salva le produzioni di origine Ue).

«Per le imprese – deduce Divulga- si aprono dunque nuove e complesse sfide burocratiche che si rifletteranno su un business che è stato finora particolarmente ricco».

Le cifre dell’export made in Italy

Il Regno Unito, con un valore delle importazioni di vino e spumanti di 3,7 miliardi, è oggi il secondo mercato mondiale per il settore vino dopo gli Stati Uniti.

Nel Paese sono state inviate etichette made in Italy nel 2020 per 714 milioni di euro di cui 324 milioni solo di spumanti, con gli inglesi che sono i principali consumatori mondiali di Prosecco (dati Coldiretti).

Vino e bollicine sono la principale voce di esportazione dell'agroalimentare made in Italy con oltre un quinto del totale delle spedizioni di prodotti agroalimentari in Gran Bretagna mettendo a segno negli ultimi 10 anni un balzo del 40%.

Il sorpasso sulla Francia

L'Italia vitivinicola ha conquistato spazi e negli ultimi anni è riuscita a sorpassare in bottiglie vendute nel Regno Unito le produzioni francesi.

«Per il nostro Paese– conclude l’indagine del Centro Studi Divulga- l'uscita della Gran Bretagna dall'Unione Europea apre uno scenario segnato da molte ombre».

«I nuovi adempimenti, peraltro ancora non perfettamente chiariti, rischiano di frenare i flussi commerciali e di aggravare, con ulteriori costi richiesti dalle nuove procedure, il bilancio del settore vitivinicolo già duramente provato dall'effetto covid 19».

Brexit, crollo dell’export di vino italiano in Regno Unito (-36%) - Ultima modifica: 2021-04-19T09:45:05+02:00 da Lorenzo Tosi

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