Il termine “balsamico” è riservato solo agli aceti che possono utilizzarlo nell’ambito di Dop e Igp riconosciute. Tale termine non può ritenersi generico.
Dopo anni di lotte e ricorsi in tribunale, la conferma, che può ritenersi definitiva o almeno altamente probante, arriva dalla Corte di appello di Bologna. Che ha respinto il ricorso formulato contro una precedente sentenza di primo grado, sempre di Bologna che aveva già dichiarato la specificità riferita alle denominazioni tutelate.
Una battaglia iniziata da lontano
L’inizio della vicenda è nei verbali di contestazione formulati dall’Icqrf ad alcuni operatori che utilizzavano il termine “balsamico” per denominare condimenti generici ed altri prodotti similari. Tale indicazione configurava infatti un’indebita evocazione di almeno due denominazioni protette cioè Aceto balsamico tradizionale Dop e Aceto balsamico di Modena Igp.
Dopo il ricorso in sede giudiziale dei provvedimenti amministrativi, il tribunale di Bologna, investito dei casi, si era pronunciato, la prima volta del 2017 e la seconda del 2018, confermando le tesi e le sanzioni dell’Icqrf e riconoscendo anche a livello civile che i casi analizzati, aventi ad oggetto l’uso del termine “balsamico” per condimenti alimentari, costituivano evocazioni della denominazione tutelata. Le sentenze di primo grado sono state oggetto di ricorso in appello.
Nei giorni scorsi, la Corte d’Appello di Bologna si è pronunciata sul ricorso alla prima sentenza rigettandolo e confermato la pronuncia di primo grado. Vale quindi,l’ordinanza di ingiunzione a suo tempo emanata dall'Icqrf.
La soddisfazione dei Consorzi di tutela
Grande soddisfazione dei Consorzi di tutela.
«Questo provvedimento è il giusto premio per tutti gli anni di lavoro e per la perseveranza con cui i nostri Consorzi stanno lavorando alla tutela delle denominazioni, dei produttori, dei consumatori e del territorio». Lo riconoscono soddisfatti i due Presidenti Enrico Corsini e Mariangela Grosoli.
«Siamo consapevoli che il lavoro non è finito e che ancora c’è tanto da fare, ma questo successo di dà l’energia necessaria per continuare».
Alla soddisfazione dei Presidenti, fa eco l’analisi del direttore Federico Desimoni.
«Non conosciamo ancora le motivazioni della sentenza, ma fin d’ora possiamo evidenziare l’importanza di questo nuovo precedente giurisprudenziale». «Rappresenta infatti la prima pronuncia a livello nazionale di una Corte d’Appello».
Alla Corte di Giustizia Ue un caso simile in Germania
La Corte di Giustizia europea è stata chiamata ad esprimersi sullo stesso argomento dall’Alta Corte tedesca. Un organo che è corrispondente alla nostra Cassazione e la sentenza è attesa nei prossimi mesi. Il ricorso è stato presentato dal Consorzio di tutela in Germania contro una ditta che aveva imbottigliato aceti e condimenti anche aromatizzati alla frutta con il nome di «Deutscher Balsamico».
Ma dopo la sentenza di primo grado del tribunale di Mannheim, fortemente favorevole alle tesi del Consorzio, era arrivata quella della corte d’Appello di Karlsruhe. Questa aveva ribaltato l’esito del procedimento negando la possibilità di tutelare il termine «balsamico». Ora è arrivata la sentenza della Suprema Corte Federale Tedesca, ultimo grado di giudizio in Germania. La Suprema Corte ha accolto il ricorso del Consorzio rinviando la procedura alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea per un parere pregiudiziale.