Vini senza alcool: semplice eresia o grande opportunità?

La soluzione aprirebbe ai consumi tra le generazioni più giovani e ad aree geografiche dove gli alcolici sono vietati per motivi religiosi ma nelle quali risiede il 50% della popolazione mondiale

I consumi pro-capite di alcool scendono di anno in anno mentre quello di vini no/low alcohol cresceranno in media dell’8% con un raddoppio dei volumi entro il 2025

Tra le nuove frontiere dell'enologia c'è quella del vino dealcolato, ovvero senza alcool o comunque con un minore contenuto alcolico.
Il dibattito si è riaperto in questi giorni, dopo che Federvini e Uiv hanno parlato di questa prospettiva come di una opportunità per raggiungere un'altra fascia di consumatori. E, soprattutto, per entrare in quelle aree del mondo dove gli alcolici sono al bando per motivi religiosi.

Un'eresia o una risposta alle crociate anti-alcool?

Anche se subito bollata da parte di molti viti-vinicoltori come un'eresia, che demolirebbe l'identità di una produzione storica, la discussione è tutt'altro che naufragata come avvenuto in passato.
A sostegno della tesi ci sono le analisi dei mercati internazionali decisamente incoraggianti ed anche le preoccupazioni per le ricorrenti crociate anti-alcool portate avanti a più riprese dall'Organizzazione Mondiale della Sanità (e non solo).

Il 50% della popolazione mondiale in Paesi no-wine

Le bevande a basso contenuto alcolico si stanno rapidamente affermando all’estero tra le giovani generazioni, nei Paesi senza una vera cultura del vino, nei quali risiede il 50% della popolazione mondiale, ed anche in quelli che oggi sono consumatori.
Per questi motivi i vini dealcolati potrebbero rappresentare uno step intermedio di avvicinamento al vino vero e proprio ma, soprattutto, per il mondo produttivo, potrebbero rappresentare un nuovo promettente sbocco di mercato.

Quintuplicato il consumo di prodotti Better for you

Secondo le elaborazioni dell’Osservatorio dell’Unione italiana vini su dati della World Bank il consumo di alcol pro capite ha subìto nell’ultimo decennio un decremento medio annuo del 3,2% in Italia, dell’1,8% nel Regno Unito, dell’1,4% in Francia e Paesi Bassi, dell’1% in Germania.
"Negli Usa – aggiungono all’Unione italiana vini – il consumo di prodotti Better for you (ovvero con meno alcol, meno calorie, meno zuccheri, vegan) è quintuplicato con un balzo nel fatturato da 22 a 113 miliardi di dollari".

Vini no/low alcool in crescita dell’8% l’anno

A questi dati si aggiunga che nell’ultimo biennio i vini con gradazione inferiore ai 10 gradi sono cresciuti del 25%, mentre quelli del tutto privi sono aumentati del 65%.
Secondo le previsioni dell'Iwsr in dieci mercati chiave i vini no/low alcohol cresceranno in media dell’8% l’anno con un raddoppio dei volumi entro il 2025.
Numeri, ipotesi e studi che arrivano a far temere che in futuro, senza fare nulla in tale direzione, le cantine italiane finiscano prima o poi per pentirsene.

Nuovi mercati a tutela della filiera viti-vinicola italiana

L'opzione dei vini “depotenziati”, soprattutto nel caso in cui ne venga ribadito il legame con l’uva e la produzione vitivinicola, potrebbe garantire un futuro ai vigneti (680 mila ettari in Italia) e a tutta la filiera viti-vinicola.
Per i sostenitori, la prospettiva finora non è stata mai studiata e approfondita in maniera adeguata, neppure dalle organizzazioni agricole e di settore. Basti pensare che la presenza di etichette senza alcool all'ultimo Vinitaly è stata subito motivo di accesa polemica.

Previsti dalla normativa europea, ma in Italia...

I vini dealcolati o dealcolizzati sono previsti in Europa dal regolamento 2117/2021 mentre si sta discutendo delle pratiche enologiche da autorizzare per produrli e delle regole sull’etichettatura.
Più complesso, invece, il quadro normativo nazionale all'interno del quale occorre individuare soluzioni normative per consentire alle cantine italiane la dealcolazione, possibilità già prevista da altri Paesi Ue produttori.

Federvini favorevole purchè senza aggiunta di acqua

"La recente riforma Pac – ha detto la presidente di Federvini, Micaela Pallini – ha già introdotto questa categoria di prodotti. Il punto oggi è entrare nel merito delle caratteristiche enologiche e dei limiti da porre per consentirne la produzione e la commercializzazione. Noi siamo contrari solo all’ipotesi di aggiunta di acqua esogena al procedimento di produzione del vino".

Sbagliato privare le aziende di nuovi sbocchi di mercato

Per Fedevini, così come anche per UiV, bisogna andare avanti. "Siamo convinti che sarebbe sbagliato impedire alle aziende italiane, nell’ambito della dura competizione internazionale, di avvalersi di prodotti che potrebbero avere una positiva accoglienza in determinati contesti geografici, sociali e culturali, soprattutto a livello extraeuropeo".

Vini senza alcool: semplice eresia o grande opportunità? - Ultima modifica: 2022-12-18T21:16:46+01:00 da Gilberto Santucci

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