Un vero “stress-test” per le varietà di vite resistenti alle malattie fungine.
La forte pressione della peronospora accusata quest’anno, innescata dalle pesanti e prolungate precipitazioni che hanno colpito tutto il versante adriatico della penisola da inizio maggio a metà giugno, hanno messo in forte difficoltà i viticoltori, ma hanno anche determinato condizioni “al limite” per verificare l’efficacia della risposta delle varietà resistenti messe a punto dall’Università di Udine assieme ai Vivai Cooperativi Rauscedo.
E i responsi sono stati decisamente positivi. La conferma viene dall’azienda sperimentale gestita da Amap, l’agenzia della Regione Marche, a Petritoli, località Valmir, in provincia di Fermo.
Cinque ettari esposti a sud dal versante collinare della valle del fiume Aso. «Qui – spiega Giuseppe Camilli, responsabile del settore vitivinicolo di Amap – portiamo avanti da anni i confronti sperimentali su 39 varietà resistenti per verificarne l’effettiva resistenza e l’adattabilità alla coltivazione nei comprensori specializzati della Regione Marche».
Obiettivo Igp
«In questa azienda sperimentale – conferma Andrea Bordoni, Direttore dell’Amap - siamo al top per le varietà resistenti». «Dei 39 vitigni in prova, 12 (sei a bacca bianca, una a bacca rosata e 5 rossa) li abbiamo già autorizzati alla coltivazione mettendoli in “osservazione” (vedi tabella), riscuotendo un notevole interesse da parte delle aziende vitivinicole, che li hanno impiantati, da Pesaro ad Ascoli Pieno, in tutte le aree vocate della Regione». E questo nonostante il vino prodotto non possa, per ora, fregiarsi del marchio doc o docg, a causa dei vincoli introdotti in Italia dal Testo Unico della vite e del vino. «Vogliamo però – puntualizza Bordoni – inserire questi dodici vitigni resistenti tra le varietà autorizzate per l’Igp Marche, con un’attenta valutazione delle loro performance enologiche, per assicurare ai produttori strumenti efficaci e capaci di coniugare qualità e sostenibilità». «Non per sostituirle ma per affiancarsi alle nostre varietà di pregio».
I dodici vitigni resistenti autorizzati “in osservazione” nelle Marche
- Bronner
- Fleurtai (VCR)
- Johanniter
- Cabernet Volos (VCR)
- Merlot Khorus (VCR)
- Muscaris
- Sauvignon Rytos (VCR)
- Solaris
- Souvignier gris
- Soreli (VCR)
- Prior
- Julius (VCR)
Insomma, le Marche puntano forte sull’innovazione anche in viticoltura. «La sperimentazione non si può fermare – afferma con forza Bordoni – e quello che è capitato alla vite quest’anno, con le forti riduzioni di resa causate della peronospora in tutta la Regione ci stanno dando ragione». L’interesse per la coltivazione di queste varietà è infatti in aumento non solo nelle Marche, ma in tutte le Regioni del Centro-Sud colpite dai forti attacchi di peronospora.
La risposta ai forti attacchi
«Nelle Marche – stima Sandro Nardi, coordinatore tecnico del Servizio fitosanitario della Regione Marche, che opera all’interno di Amap – le diminuzioni di resa sono cospicue e vanno dal 30 al 70% a seconda dell’efficacia della risposta fitoiatrica che sono riusciti a mettere in campo i viticoltori, penalizzati da un clima che spesso non ha consentito di individuare una finestra utile per eseguire i trattamenti fitosanitari».
Stime elaborate in base ai dati delle capannine meteo di Amap diffuse su tutto il territorio regionale me dalle analisi nelle aziende pilota del servizio agrometeorologico di produzione integrata della Regione Marche. «Di solito, nelle nostre aree – fa presente Nardi – è l’oidio a sollevare le maggiori attenzioni, mentre la peronospora si affaccia per non più di due anni su dieci». Certezze sgretolate dagli eventi climatici estremi che sempre più spesso sono innescati dal climate change.
«L’andamento meteo primaverile di questo 2023, con numerosi eventi piovosi pesanti ripetuti nel tempo tra maggio e giugno, hanno invece favorito sia l’inoculo che i processi epidemiologici di Plasmopara viticola». E in uno scenario così difficile («non c’è vigneto marchigiano che non abbia registrato qualche danno), le varietà resistenti coltivate a Petritoli si sono dimostrate risorse efficaci sia contro la peronospora che contro l’oidio.
«I vitigni resistenti – assicura Nardi - si sono comportati in maniera egregia, con punte di eccellenza, pur con differenze tra un genotipo e l’altro, anche nelle condizioni estreme di zero trattamenti dell’azienda sperimentale dell’Amap, una pratica fitoiatrica che comunque non è consigliabile in caso di una più diffusa coltivazione di queste varietà». Le indicazioni di VCR sono infatti quelle di approcciare queste nuove varietà riducendo del 50/60% il consueto utilizzo di prodotti fitosanitari al fine di poter settare, in accordo con le peculiarità del terroir, la miglior difesa fitosanitaria e, al contempo, limitare la diffusione di malattie fungine oggi considerate secondarie come il Black Rot.
Passeggiando tra i filari dell’azienda dell’Amap si possono infatti vedere, su alcune varietà resistenti, alcune “impallinature” fogliari causate dalla reazione di sensibilità attivata dalla pianta per arginare l’infezione di peronospora. «Nelle varietà caratterizzate dai più bassi livelli di resistenza – descrive Nardi - si possono individuare alcune “macchie di olio” a livello fogliare». «Sui grappoli, in ogni caso, non abbiamo mai trovato sporulazioni, inibite dalla resistenza al fungo». E anche riguardo all’oidio l’analisi di Nardi rileva l’assenza del tipico sintomo delle reticolature sui grappoli, che in un’annata come questa si osserva invece, in qualche caso, sulle varietà con resistenza monogenetica.
La validazione per il Centro Italia
«La nostra collaborazione – ricorda Pio Carlini, enologo e consulente di Vivai Cooperativi Rauscedo – con l’azienda di Petritoli va avanti con soddisfazione dal 2015, attivata con l’allora Assam oggi confluita in Amap ed è di piena soddisfazione».
«È un luogo – continua - dove si fa sperimentazione e divulgazione per la viticoltura senza pari in tutto il Centro Italia che ci ha dato la possibilità di testare le varietà resistenti in ambienti e a latitudini diverse rispetto a quelle dei nostri campi sperimentali in Friuli».
I dati raccolti sulle sponde del fiume Aso hanno consentito in questi anni di rinforzare i dossier per l’iscrizione al registro delle varietà dei vitigni resistenti messi a punto da VCR e oggi, in un’annata di forti attacchi fungini, rilanciano la possibilità di allargarne l’areale di coltivazione convincendo anche le regioni più riottose a concedere il disco verde per la coltivazione nel loro territorio.
I riscontri
«Tra le varietà resistenti sottoposte a indagine a Petritoli – descrive Camilli – molte derivano da progetti di ricerca sviluppati dalla collaborazione dell’Università di Udine con i Vivai Cooperativi Rauscedo e poter disporre di materiale genetico messo a punto in Italia può risultare un vantaggio in termini di adattabilità alle nostre condizioni pedoclimatiche».
Numerosi i rilievi raccolti su queste varietà a Petritoli, sia a livello fisiologico e morfologico, sia riguardo ai parametri produttivi e qualitativi anche sui mosti e vini ottenuti. Una mole di dati da cui emerge che a livello fenologico, l’epoca di germogliamento coincide con quella di alcune delle varietà più coltivate nelle Marche come il Sangiovese. «Abbiamo invece riscontrato un anticipo medio dell’epoca di raccolta, ma che nei casi più precoci coincidono con le raccolte delle basi e quindi, anche in questo caso, non si rilevano criticità particolari per le cantine».
A livello produttivo le varietà resistenti analizzare si sono comportate bene, con rese che hanno sempre superato i 100 q /ha e oltre, soprattutto nel caso di quelle a bacca bianca.
«Per quanto riguarda la qualità dei vini e dei mosti abbiamo ottenuto molto equilibrio per il contenuto zuccherino, l’acidità e il pH. Su qualche varietà abbiamo notato un decremento veloce dell’acidità fissa, che ci ha quindi indotto ad anticipare la raccolta.
I riscontri dal punto di vista fitosanitario sono sempre stati positivi ma, in particolare nell’ultimo anno di fortissima pressione peronosporica, è emerso con ancora maggiore evidenza l’effetto della resistenza genetica che ha permesso di salvare la produzione, nonostante in alcuni casi siano visibili i sintomi fogliari riconducibili alla reazione di sensibilità per isolare l’infezione di peronospora.
Molto positiva in particolare la risposta delle ultime quattro varietà messe a punto a Udine iscritte al Registro nazionale e in prova a Petritoli, ovvero Volturnis, Pinot iskra e Pinot kors e in particolare Kersus, varietà a bacca bianca ottenuta dall’incrocio tra SK‑00-1/7 e Pinot bianco (cod. UD. 109-052), caratterizzata da ottima resistenza alla peronospora.