Entrano nel registro nazionale altri due vitigni laziali:
- Raspato nero,
- Reale bianca.
Entrambi sono originari dei Monti Aurunci nell’area meridionale della provincia di Frosinone, in particolar modo del Comune di Esperia. L'iscrizione nel Registro nazionale delle varietà di vite (Rnvv) da parte del ministero per le Politiche agricole, alimentari e forestali (Mipaaf) è avvenuta su proposta di Arsial - Agenzia regionale per lo sviluppo e l'innovazione dell'agricoltura del Lazio, al termine di un percorso durato circa cinque anni.
Un capitale di autoctoni
Con queste due ultime iscrizioni salgono a cinque i vitigni autoctoni inseriti nel registro nazionale in meno di un anno. La Regione Lazio incrementa così la propria piattaforma ampelografica, che oggi conta su 82 vitigni, 35 dei quali autoctoni. Tutti e due i vitigni, esempi di biodiversità salvaguardata, sono da tempo censiti e segnati da Arsial nel Registro volontario regionale delle risorse genetiche a rischio erosione (Rvr) che tutela l’agrobiodiversità regionale laziale.
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L'Arsial e l'obiettivo di valorizzare i territori
«Il vino – ha affermato il presidente di Arsial Mario Ciarla – è da sempre un prodotto d’eccellenza. Un veicolo promozionale attraverso il quale trasmettere l’essenza di un territorio e la sua cultura, ma è anche uno straordinario acceleratore di sviluppo, capace di generare economia virtuosa, coniugando enogastronomia, sostenibilità e salvaguardia della biodiversità. Oggi più che mai - ha aggiunto - riscoprire un antico vitigno e promuoverne la coltura, significa investire sulle possibilità di un territorio, valorizzando tutte quelle componenti, comprese la dimensione agro-ambientale e quella turistico-culturale, che lo rendono unico, attrattivo e originale».
Note tecniche sul Raspato nero
È un vitigno mediamente vigoroso, idoneo anche per la vinificazione in purezza. Il germoglio del Raspato nero si presenta con apice chiuso, privo di pigmentazione antocianica dei peli striscianti e portamento semi-eretto, con il lato dorsale e ventrale degli internodi di colore verde e rosso. L’epoca fenologica del germogliamento è media. La foglia adulta, di piccole dimensioni, ha una forma pentagonale, con la pagina superiore di colore verde medio chiaro, priva di pigmentazione antocianica sulle nervature principali. I denti hanno entrambe i lati convessi. Il seno peziolare è aperto.
Ha un grappolo di forma cilindrica, con una o due ali di dimensioni e compattezza medie. La forma dell’acino è ellissoidale larga, che ricorda vagamente quella di un’oliva. La buccia dell’acino, di medio spessore, è di colore blu nero con elevata presenza di pruina. L’epoca di maturazione fisiologica è mediamente la prima decade di ottobre.
La superficie coltivata a Raspato ammonta complessivamente a circa cinque ettari.
Note tecniche sulla Reale bianca
L’areale di produzione interessa l’intero comune di Esperia e parte della vicina Pontecorvo. Si coltiva su terreni collinari, prossimi alle alture degli Aurunci. È un vitigno vigoroso, con buona resistenza alle crittogame e alle avversità climatiche e preferisce forme di allevamento espanse con una potatura lunga non eccessivamente ricca.
Il germoglio di Reale bianca si presenta con apice completamente aperto, privo di pigmentazione antocianica dei peli striscianti, portamento semi-eretto, con il lato dorsale e ventrale degli internodi di colore verde. L’epoca fenologica del germogliamento è media.
La foglia adulta, di piccole dimensioni, ha una forma pentagonale-orbicolare, con la pagina superiore di colore verde scuro, priva di pigmentazione antocianica sulle nervature principali. I denti hanno entrambe i lati convessi. Il seno peziolare, con la base a V, è molto sovrapposto.
Ha un grappolo di forma conica, privo di ali, di dimensioni e compattezza medie. La forma dell’acino è sferoidale, con buccia spessa di colore verde-giallo con debole presenza di pruina. L’epoca di maturazione fisiologica è tardiva, mediamente avviene a inizio di ottobre.
La superficie coltivata a Reale bianca ammonta complessivamente a circa cinque ettari.
Il contesto locale
Da qualche anno, rende noto Arsial, sta rinascendo nell’areale un’autentica viticoltura di qualità, grazie alla passione di poche piccole aziende del territorio, che hanno costruito il loro progetto d’impresa sul biologico e sulla riscoperta degli autoctoni, rinnovando la tradizione locale.
Le attività scientifiche di Arsial
Arsial è impegnata sul processo di diversificazione della filiera vitivinicola regionale con l’obiettivo di caratterizzare la base ampelografica regionale con vitigni autoctoni identitari e di garantirne la vinificazione nel rispetto delle normative nazionali e comunitarie. L’iscrizione di Raspato nero e Reale bianca nel Registro nazionale delle varietà di vite è soltanto l’ultimo tassello di un’attività che prosegue su almeno altri dieci vitigni autoctoni in corso di caratterizzazione.
L’iter è composto da indagini storiche e azioni tecnico-scientifiche e può essere suddiviso in:
- analisi molecolari;
- rilievi ampelografici e ampelometricibasati sui 147 caratteri descrittori della scheda OIV;
- valutazione enologicaattraverso microvinificazioni;
- ricerche storichea testimonianza del legame vitigno-areale di rinvenimento;
- iscrizione nel RVR e nel RNVV.
Le attività scientifiche devono essere ripetute almeno per tre campagne vitivinicole. I rilievi vengono eseguiti dall’agronomo dell’Arsial Giovanni Pica presso le aziende detentrici dei vitigni, che forniscono anche le uve per le microvinificazioni, svolte presso la cantina del Crea Ve – Viticoltura e Enologia di Velletri (RM).