Il Consorzio di tutela Vini Montecucco ha un nuovo presidente: Giovan Battista Basile.
Origini napoletane, naturalizzato maremmano, Basile vive sul territorio con la sua famiglia già dagli anni ’90 e produce con l’azienda vitivinicola Basilessa.
Per anni tra i protagonisti di riferimento del Consorzio, oggi si trova ad affrontare da neopresidente il rilancio della denominazione dopo un periodo di emergenza sanitaria estremamente difficile e di forte impatto sui mercati, a cui però il comparto del Montecucco Sangiovese Docg e del Montecucco Doc (in varie tipologie) - prodotti in 7 Comuni in provincia di Grosseto, alle pendici del monte Amiata - ha retto finora abbastanza bene.
Il Consorzio raggruppa infatti circa 65 aziende per una superficie vitata di 750/800 ettari e rappresenta oltre 1,2 milioni di bottiglie su una produzione lorda complessiva di 1,8 milioni l’anno. Numeri destinati a crescere, visto che il potenziale produttivo del Montecucco, se tutti i vigneti fossero dedicati alla Doc e alla nuova Docg, sfiorerebbe i 5,5 milioni di bottiglie.
Mai mollare sulla promozione
Presidente Basile, il suo mandato comincia nel pieno della pandemia. Quali azioni intendete adottare per far fronte alle difficoltà del mercato?
«Sicuramente continuando con una forte azione di comunicazione e promozione sui nostri mercati di riferimento, in particolare Usa, Italia ed Europa e sostenendo i soci nelle loro azioni».
«Da inizio anno abbiamo già fatto tre webinar nazionali e internazionali, rivolti a una quarantina di giornalisti, che verranno ripetuti se si continuerà con le azioni a distanza. Tuttavia se sarà possibile, compatibilmente con la situazione pandemica, nel secondo semestre dell’anno vorremmo tornare agli eventi in presenza, fiere, manifestazioni, etc. ».
Il 2021 peggio del 2020
A un anno dall’inizio del Covid possiamo fare un bilancio delle ricadute sulla commercializzazione del Montecucco?
«Nel 2020 abbiamo retto abbastanza il colpo rispetto alle previsioni drammatiche iniziali. Il Montecucco aveva cominciato bene con le esportazioni già nel primo trimestre, quando si parlava di virus in Cina ma senza pensare che poi ne saremmo stati investiti anche noi, per primi nel mondo occidentale. Le nostre esportazioni valgono in media circa il 60%. Invece il 2021 è cominciato con una chiusura totale in tutto il mondo».
Un territorio ad alta vocazione green
L’area del Montecucco ha da sempre una forte vocazione green, un’alta percentuale di cantine biologiche e una sintonia con temi oggi di stretta attualità. Avete in previsioni nuovi progetti e azioni sulla sostenibilità?
«Non ne abbiamo ancora discusso formalmente ma c’è l’idea sostenuta già da diversi consiglieri di arrivare a ottenere un riconoscimento di territorio ecosostenibile e, perché no, di spingerci più in là con la creazione di un vero e proprio distretto del Bio, se ovviamente ci saranno le condizioni e se tutti i soci penseranno di aderire. Il nostro territorio si presta moltissimo a questo indirizzo di sostenibilità: sarebbe un grande obiettivo, ci stiamo ragionando. Il tema ci interessa e non ci trova impreparati. Ad esempio, riguardo al Montecucco Sangiovese Docg la certificazione biologica in contro etichetta interessa già il 70% dell’imbottigliato».
Una difesa di precisione
Sul vigneto, sul sangiovese, sul miglioramento delle pratiche vitivinicole avete in ballo nuovi progetti o ricerche?
«Progetti in corso del Consorzio no, ma un gruppo di aziende associate del territorio sta partecipando a un progetto innovativo legato all’agricoltura biologica che prevede l’impiego di centraline meteo e stazioni di monitoraggio, lo sviluppo di un portale dedicato e l’uso di applicativi, il tutto con l’obiettivo di ridurre al minimo i trattamenti in vigna. Tramite un’App, ad esempio, ci si collega e si dichiara che tipo di trattamento si sta facendo, quando si sta facendo e altre informazioni. Il portale dedicato al monitoraggio per i trattamenti sanitari verrà gestito dal professore di Biotecnologie Agraria, Marco Vieri, dell’Università di Firenze».
Nella migliore delle ipotesi nel 2022 saremo usciti dalla pandemia. La prima cosa che intendete fare per la denominazione?
«Sicuramente le attività in presenza, di sicuro il Vinitaly, il Prowein, l’incoming di buyer e giornalisti sul territorio, eventi in presenza negli Usa … non vediamo l’ora!»
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