L’enoturismo è finalmente legge

Lezioni, degustazioni e anche abbinamenti con il cibo. Il decreto enoturismo scioglie ogni dubbio sulle attività connesse all'enoturismo
La firma del ministro Centinaio in calce al decreto enoturismo consente di disciplinare un giro d’affari che muove ogni anno 14 milioni di persone e 2,5 miliardi di euro. Creando nuove possibilità per creare valore dal legame tra vino e territorio

Dopo l’intesa nella Conferenza Stato Regioni del 7 marzo, è stato firmato dal Ministro Gian Marco Centinaio il decreto in materia di enoturismo. Un provvedimento atteso e anzi richiesto dagli addetti ai lavori che da tempo rivendicavano una disciplina specifica, inclusiva degli indirizzi e dei requisiti utili per l’esercizio dell'attività enoturistica.

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L’obiettivo è quello di raccontare il vino, i metodi di produzione, le cantine ed i vigneti e di creare un’opportunità competitiva per le imprese vitivinicole cercando di incoraggiare una voce attiva del bilancio ma dagli ampi margini di crescita, così come di poter utilizzare il vino ed i paesaggi viticoli come leva di attrattività nei territori e nei luoghi della produzione.

Un nuovo modello culturale, sdoganato anche dal Testo unico del vino che, in uno dei punti di maggiore innovazione, ha riconosciuto la valenza culturale del vino e dei territori viticoli, confermando un’evoluzione in atto che indubbiamente ha (e avrà) effetti, diretti e indiretti, sulle dinamiche sociali oltreché economiche delle filiere produttive e commerciali (v. in fondo nel riquadro colorato).

Enoturismo come attività connessa

L’articolo 2135 del codice civile, che disciplina lo status e il ruolo dell’imprenditore agricolo, fa riferimento alle cd. attività connesse, quelle cioè dirette alla manipolazione, trasformazione, commercializzazione, così come anche – nel caso del viticoltore come imprenditore agricolo – alla valorizzazione delle uve e del vino ottenuto al termine del processo di produzione.

Uno spazio disciplinare che quindi ha consentito di poter riconoscere formalmente nel nuovo DM le attività enoturistiche come attività connesse a quella principale, che consentono oggi, tra l’altro sempre più frequentemente, di poter ampliare e diversificare con un approccio multifunzionale l’offerta dei servizi che sono inclusi e disciplinati dal nuovo DM in materia di enoturismo.

Più servizi e riconoscibilità

Il DM disciplina una serie di attività formative ed informative rivolte alla conoscenza dei vini, in particolare Dop e Igp, strettamente legati al territorio d’origine, così come le visite guidate nei vigneti, dove potrà essere organizzata la vendemmia didattica, e nelle cantine, luogo invece di degustazione e di offerta dei vini, anche in abbinamento con prodotti agroalimentari, anche manipolati, trasformati o preparati a livello aziendale e pronti per il consumo.

Al di là dei servizi offerti, alcuni dei quali indicati nel DM a titolo esemplificativo, la nuova norma prevede invece una serie di requisiti e di standard di servizio. In particolare, sarà necessario assicurare un servizio ricettivo settimanale o anche stagionale per un minimo di 3 giorni, un sistema di prenotazione delle visite, preferibilmente informatizzato, un sito oppure una pagina web così come una adeguata cartellonistica all’ingresso dell’azienda che riporti i termini dell’accoglienza enoturistica, gli orari di apertura e la tipologia del servizio offerto (v. tabella).

Tab.1 – I requisiti e gli standard di servizio per gli operatori enoturistici

apertura settimanale o anche stagionale di un minimo di 3 giorni
strumenti di prenotazione delle visite, preferibilmente informatici
cartello all’ingresso dell’azienda che riporti i dati relativi all’accoglienza enoturistica ed almeno gli orari di apertura, la tipologia del servizio offerto e le lingue parlate
sito o pagina web aziendale
indicazione dei parcheggi in azienda o nelle vicinanze
materiale informativo sull’azienda e sui suoi prodotti stampato in almeno 3 lingue, compreso l’italiano
esposizione e distribuzione del materiale informativo sulla zona di produzione, sulle produzioni tipiche e locali con particolare riferimento alle produzioni Dop e Igp, sulle attrazioni turistiche, artistiche, architettoniche e paesaggistiche del territorio
ambienti dedicati e adeguatamente attrezzati per garantire l’accoglienza
personale addetto dotato di competenza, formazione e conoscenza dei vini e del territorio
attività di degustazione del vino all’interno delle cantine deve essere effettuata con calici in vetro o altro materiale purché non siano alterate le proprietà organolettiche del prodotto

Fonte: art.2 dello schema di decreto approvato in sede di Conferenza Stato Regioni

Certamente al centro dei servizi c’è la degustazione dei vini che, precisa il DM, dovrà essere promossa da personale – titolare, familiari coadiuvanti, dipendenti aziendali così come collaboratori esterni – con adeguata competenza e formazione.

Il DM prevede inoltre che le Regioni e le Province autonome, anche in collaborazione con altri enti e organizzazioni, possano promuovere percorsi formativi teorico-pratici per le aziende e per i loro addetti, così da poter garantire un alto livello del servizio offerto rispetto agli standard previsti dal nuovo decreto.

Abbinamento si, ma solo freddo

Fermo restando il rispetto dei requisiti igienico-sanitari, il DM prevede che i vini aziendali in degustazione possano essere abbinati a prodotti agroalimentari, anche manipolati trasformati o preparati a livello aziendale, purché freddi e pronti per il consumo. Si tratta di un nodo che è stato dibattuto e così sciolto, considerando il timore che le attività di degustazione in abbinamento a prodotti alimentari potessero prefigurare un vero e proprio servizio di ristorazione, infatti espressamente distinte dalle attività di degustazione.

Certamente, nell’ottica di valorizzare il legame con il territorio, sono da prediligere le produzioni locali e tipiche dei luoghi in cui è svolta l’attività enoturistica, in primis quelli Dop, Igp e Stg ma anche i prodotti tradizionali nonché – aggiunti in sede di Conferenza Stato Regioni – i prodotti di montagna, anch’essi recentemente disciplinati.

Nuove opportunità

Gian Marco Centinaio

«Abbiamo trovato l'intesa con le Regioni, un'intesa costruita con il supporto di tutti i rappresentanti della filiera – ha detto il Ministro Gian Marco Centinaio E' un grande successo utile a dare fiducia al settore, fortemente strategico per l'economia del nostro Paese Raccontiamo finalmente i territori e le sue eccellenze. Un passo avanti importante – ha proseguito – atteso, necessario per regolamentare il settore e promuovere il rapporto tra territorio, prodotti agroalimentari e turismo, soprattutto nelle aree interne e nelle zone a forte vocazione vitivinicola»

L’obiettivo, in effetti, è quello di dare forma e sostanza all’effetto-traino generato dal valore simbolico associato ai vini ed ai paesaggi viticoli, elementi capaci di accrescere in maniera concreta le potenzialità del turismo e delle attività produttive locali e di generare una maggiore capacità attrattiva nei confronti del visitatore-consumatore.

Walter Santagata

Allo stesso modo, occorre considerare una catena di produzione del valore, proposta dal compianto Walter Santagata, tra i più autorevoli studiosi di economia della cultura in Italia, nel Libro bianco della creatività, che comprende i segmenti di ideazione dei prodotti e dei servizi, così come della elaborazione o fruizione e distribuzione, possibilmente da integrare, nell’ambito di una strategia d’insieme, in reti e distretti.

L’elemento culturale è quindi una componente centrale nel sistema che caratterizza il vino ed i luoghi d’origine, tra storia e valore identitario che tra l’altro sono elementi indispensabili per il riconoscimento stesso dei vini Dop e Igp, come è noto strettamente legati ai loro territori viticoli.

Uno spazio che, in tutte le declinazioni possibili e non ultimi gli eventi e le rassegne enogastronomiche, è infatti un potenziale catalizzatore di risorse ed attrattività e rientra a pieno titolo tra gli assi principali della narrazione, che crea contenuti e racconti, così come esperienze, che di fatto potenzia le opportunità di promozione dei vini così come della reputazione di luoghi, comunità e know-how.

In attesa della Global Conference on Wine Tourism

Sono diverse le testimonianze di un nuovo approccio che mette al centro il paesaggio viticolo e il vino. Intanto i riconoscimenti Unesco – l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l'Educazione, la Scienza e la Cultura – che ha inserito nella World Heritage List alcuni elementi e luoghi simbolo della viticoltura Made in Italy. È il caso dei vigneti che caratterizzano il paesaggio delle Langhe, Roero e Monferrato, riconosciuti nel 2014 patrimonio immateriale Unesco, così come, sempre nello stesso anno, la pratica agricola della vite ad alberello di Pantelleria. E ancora, l’esperienza del paesaggio viticolo e del vino Soave e il lago di Garda, terra di Chiaretto e Bardolino, che è stata l’unica zona italiana segnalata dalla rivista statunitense Wine Enthusiast tra le dieci destinazioni vinicole al mondo da vedere nel 2019.

Una nuova sfera culturale riconosciuta prima dal Testo unico del vino, in un significativo passaggio che ha formalmente riconosciuto il vino, così come la vite e i territori viticoli, come patrimonio culturale, da tutelare e valorizzare – precisa l’articolo 1 del Testo unico del vino – negli aspetti di sostenibilità sociale, economica, produttiva, ambientale e culturale. Elementi che delineano quindi un nuovo approccio – contenuto nel nuovo DM in materia di enoturismo – che comprende attività, beni così come servizi in un nuovo modello culturale oltre che economico e competitivo per le imprese vitivinicole.

In attesa della Global Conference on Wine Tourism che nel 2021 sarà ospitata in Italia come annunciato dalla World Tourism Organization (Unwto), l’agenzia delle Nazioni Unite che si occupa della promozione del turismo sostenibili e responsabile.

 

 

L’enoturismo è finalmente legge - Ultima modifica: 2019-03-16T17:40:57+01:00 da Lorenzo Tosi

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