Sono più resistenti agli attacchi di peronospora e oidio, maggiormente vigorose e promettono una veloce entrata in produzione.
Si tratta delle 9 varietà di vite da vino messe a punto a Udine e Friburgo (Germania) che, dopo una sperimentazione pluriennale condotta dal Centro di ricerche produzioni vegetali (Crpv) nella sede di Tebano (Faenza), hanno dimostrato numerose qualità positive anche per gli areali produttivi emiliano romagnoli.
Quattro rossi, cinque bianchi
In particolare si tratta di:
- quattro vitigni a bacca nera: Merlot Kanthus, Merlot Khorus, Cabernet Volos, Cabernet Eidos;
- cinque a bacca bianca: Sauvignon Kretos, Sauvignon Rytos, Johanniter, Souvignier Gris e Solaris.
Tutte varietà già presenti nel Registro nazionale delle varietà di vite da vino.
A seguito delle prove di campo, il Crpv ha richiesto alla Regione Emilia-Romagna il riconoscimento delle viti, che essendosi dimostrate resistenti o tolleranti alle principali malattie fungine, nonostante la drastica riduzione dei trattamenti, possono essere di interesse per le aziende vitivinicole dell’Emilia-Romagna.
Le Regioni dove sono già autorizzati
Su proposta dell’assessore regionale all’Agricoltura e agroalimentare Alessio Mammi, la Giunta ha quindi iscritto con la determinazione n. 4024 del 10 marzo 2020 nel proprio elenco i nuovi vitigni per uva da vino, derivanti da incroci ricorrenti tra Vitis vinifera con altre specie del genere Vitis. La delibera è stata pubblicata sul Bollettino ufficiale della Regione Emilia Romagna n.64 del 12.03.2020 (Parte Seconda).
L'Emilia Romagna si aggiunge così a Friuli Venezia Giulia, Veneto, Lombardia, Province autonoma di Trento e di Bolzano che hanno già autorizzato in passato la coltivazione di varietà resistenti sul loro territorio.
Mammi: «Una risposta concreta alla domanda di sostenibilità»
«Dalla ricerca e dalla sperimentazione pluriennale- commenta l’assessore Alessio Mammi- possiamo ottenere risposte che consentono alle nostre imprese viticole di produrre vini di ottima qualità e di migliorare decisamente la sostenibilità ambientale del vigneto, nel rispetto della salute dei consumatori ma, più in generale, per tutta la nostra società. I viticoltori al contempo dovrebbero trarre beneficio dalla coltivazione di queste varietà in quanto l’innovazione varietale proposta dovrebbe comportare una riduzione dei costi di produzione annui».
Queste uve potranno essere destinate solo a produrre vini da tavola e/o Igt (Indicazione geografica). Permane infatti tuttora il divieto di utilizzare gli incroci tra specie di Vitis vinifera con altre specie del genere Vitis nella produzione di uve destinate a produrre vini a Denominazione di origine.
I risultati delle prove di Tebano
Il riconoscimento alla coltivazione nella Regione Emilia Romagna arriva, in ottemperanza a quanto previsto dalla normativa vigente, dopo una sperimentazione almeno triennale. La sperimentazione è stata condotta confrontando le varietà resistenti, con le varietà di vite da cui discendono (cd. Parentali di Vitis vinifera) già iscritte nel Registro regionale delle varietà di vite per uva da vino.
«Le varietà riconosciute dall'Emilia- Romagna - spiega Giovanni Nigro del Crpv - hanno dimostrato nelle annate di sperimentazione, di avere tendenzialmente una maggiore vigoria, contraddistinte da un generale anticipo di entrata in produzione rispetto le varietà tradizionali che consente loro di raggiungere la piena produzione, talvolta già dal primo anno».
«Le piante in sperimentazione - continua - e l’uva raccolta non hanno manifestato sintomi di peronospora e da oidio, nonostante la drastica riduzione del numero dei trattamenti.
Le fasi fenologiche dell’invaiatura e soprattutto della raccolta risultano spesso anticipate; per alcune varietà la fase di raccolta è anticipata di circa un mese.
L’uva a raccolta ha un tenore zuccherino similare al parentale con cui è stato confrontato; un’acidità tendenzialmente più bassa e una resa unitaria mediamente in linea con la varietà testimone pur con un comportamento diverso tra le varietà resistenti a bacca bianca e nera: le varietà a bacca nera hanno dimostrato una resa generalmente più bassa mentre quelle a bacca bianca una resa più alta rispetto al testimone.
I riscontri analitici
Il vino prodotto dall’uva raccolta ha una concentrazione in polifenoli (e per le varietà a bacca rossa anche in antociani) decisamente più elevata del vino prodotto dalla varietà testimone. Ai test sensoriali di gradevolezza, i vini ottenuti da varietà resistenti hanno riportato giudizi comparabili o superiori al vino ottenuto dall’uva della varietà testimone.
Dopo la pubblicazione sul Bollettino Ufficiale della Regione Emilia Romagna avvenuta il 12 marzo è possibile per i viticoltori emiliano romagnoli iniziare a mettere a dimora le barbatelle delle 9 nuove varietà; tuttavia per il momento le uve potranno essere destinate solo a produrre vini da tavola e/o IGT (Indicazione geografica). Permane infatti tuttora il divieto di utilizzare gli incroci tra specie di Vitis vinifera con altre specie del genere Vitis nella produzione di uve destinate a produrre vini a D.O.