La Valpolicella si riorganizza per fare fronte all’emergenza

Olga Bussinello, direttore del Consorzio vini della Valpolicella
Primo: tutelare la salute dei cittadini e dei lavoratori. Secondo: salvaguardare l’immagine delle nostre produzioni sui mercati internazionali. Il direttore Olga Bussinello, ribadisce il ruolo chiave dei Consorzi e avverte: «Occorre pensare al presente ma anche al futuro, quando l’emergenza Covid 19 sarà finita dovremo disporre di strumenti adeguati per non disperdere le quote di vendita conquistate nei mercati chiave»

Come in tutt’Italia c’è preoccupazione tra i produttori della Valpolicella, ma anche qui il mondo del vino sta reagendo all’emergenza con un plus d’impegno e responsabilità. La posta in gioco è alta: 64 milioni di bottiglie tra le varie denominazioni, che sono Valpolicella, Amarone, Recioto e Valpolicella Ripasso e che nel 2019 hanno fruttato un giro d’affari di 600 milioni di euro, di cui 350 solo per l’Amarone.

Il valore dell’export

E l’export, che con questa emergenza rischia di più, quanto incide sul sonno dei produttori?
Ben il 62.4% della Dop Amarone nel 2019 tra Germania (16%), USA (14%), Uk (12%), Svizzera (11%) che congiuntamente assorbono il 53% delle bottiglie. Seguono Svezia (8%), Danimarca (7%) e Canada (6%). Cina e Giappone pesano congiuntamente il 5%, sebbene il valore in questi due Paesi sia cresciuto a doppia cifra rispetto al 2015.
Ma al di là dei “freddi” numeri è tempo di riorganizzazione e di risposte all’emergenza. Ne abbiamo parlato con la direttrice del Consorzio della Valpolicella, Olga Bussinello.

Olga Bussinello

Voucher per manodopera locale

 Direttrice, il nostro Paese è per intero zona protetta. La primavera è alle porte, ci sarà bisogno di manodopera nei campi ed è possibile che non si trovi. Come pensate di fronteggiare la situazione?
Intanto dobbiamo dire che non ci sono casi di cassaintegrazione e licenziamento. Tutti dobbiamo fare la nostra parte e le cantine stanno dimostrando senso di responsabilità. Riguardo al lavoro quotidiano per le potature non ci preoccupiamo perché le aziende hanno una buona autonomia. Il problema si presenterà per la vendemmia e credo che si potrà affrontare con i voucher per arruolare manodopera di giovani italiani, pensionati ed extracomunitari regolari già presenti sul territorio. Ne stanno parlando i sindacati con il Governo per altre produzioni ormai prossime alla raccolta. Voglio però trovare una luce positiva nell’emergenza: una volta passata per tanti giovani potrebbe essere un’occasione di lavoro e d’avvicinamento a un settore nuovo e per gli anziani un modo di rivivere il passato.

«I Consorzi siano portavoce delle esigenze delle aziende»

Come vi state coordinando con le cantine e per fare cosa?

Stiamo cercando di capire e tenere sotto controllo la situazione per dare risposte ponderate. Il Consorzio ha compiti in parte istituzionali trasferiti dal Ministero su promozione, tutela, sorveglianza e valorizzazione. In tal senso i contatti e le relazioni tra persone avvengono secondo le prescrizioni della direttiva del Governo. Invece per il prossimo Vinitaly si sta ragionando sul nostro stand istituzionale che già fa economie di scala per le aziende che scelgono di essere presenti di ricavare uno spazio di esposizione e presentazione dei vini che alleggerisca significativamente lo sforzo economico delle cantine.

Cosa fanno i Consorzi in questa situazione di crisi come questa? 

Anche in casi come questo devono raccordarsi con le istituzioni e farsi portavoce delle aziende. E i consorzi del vino tutti insieme dovranno farsi portavoce dell’intero comparto.

Come vengono gestite le vendite le consegne e le lavorazioni? Cambia la logistica degli imbottigliamenti?

No, perché l’imbottigliamento è quasi tutto meccanizzato, senza problemi igienici e gestionali, e la logistica delle merci è attualmente garantita in Italia e all’estero.

Controlli solo online

E i controlli su mercati e produzione? 

I controlli avvengono su due livelli. Insieme al Mipaaf e al dipartimento repressione frodi c’è un monitoraggio costante sulle vendite online e sulle piattaforme di ecommerce in tempi brevissimi. Inoltre c’è sorveglianza a livello internazionale pagata dal Consorzio sulla registrazione di marchi all’estero per impedire eventuali falsi. Tutto fila liscio.

Avete riscontrato casi di richiesta di particolari certificazioni per l’export dei vini a garanzia della “immunità” dei prodotti e se sì da quali Paesi? 

No, anche perché è un problema che può riguardare il prodotto fresco e manipolabile. Il vino è un prodotto affinato in cantina e isolato, con presenza di alcol e questo garantisce l’assenza di virus poiché nell’alcol muore tutto. L’imbottigliamento è meccanizzato, sterilizzato, sottoposto a uno stretto controllo tecnologico. Non c’è contatto umano col prodotto.

L’incognita della reazione dei mercati

Quali sono i principali mercati in cui prevedete ricadute negative e in che misura?

Innanzitutto la Cina dove in tanti si stavano concentrando anche con azioni di promozione, un Paese al momento concentrato sulla gestione della crisi e dove la ripresa potrebbe avere tempi un po’ lunghi. Gli Usa sono un punto interrogativo, dobbiamo capire cosa intendono fare per fronteggiare l’emergenza in arrivo anche da loro, ma hanno un vantaggio temporale e grande capacità organizzativa, nonostante la sanità privata che rende proibitivo il tampone antivirus per i non assicurati. Anche la Germania è un interrogativo, per noi è il principale mercato, ma sono arrivate promesse d’aiuto; vedremo nelle prossime settimane anche come si sposteranno gli equilibri di filiera e di comparto.

Aiutare le cantine a ripartire

Cosa chiedete al governo per superare l'emergenza? Avete un’idea da suggerire per affrontare la ripresa e se sì quale?

Il Governo chiederà sacrifici a tutti e credo che tutti li accetteranno e agiranno con senso di responsabilità perché la situazione è nazionale e trasversale. Ci auguriamo però delle compensazioni fiscali che alleggeriscano la vita delle aziende. Le cantine sono consapevoli di avere dipendenti e lavoratori da cui dipendono intere famiglie, non registriamo nessun licenziamento nè cassa integrazione. Stiamo lavorando con maggior sforzo augurandoci presto la fine dell’emergenza per poi ripartire di slancio con investimenti e nuova promozione.

Quella dell'Amarone 2016 è stata una delle ultime anteprime prima del ciclone coronavirus
La Valpolicella si riorganizza per fare fronte all’emergenza - Ultima modifica: 2020-03-15T20:46:11+01:00 da Lorenzo Tosi

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