Il 2022 del vino italiano tra punti di forza e fragilità

“Il business vitivinicolo in Italia. Export, sfide future e nuove professionalità”: rose e fiori del settore nel rapporto del Centro di Ricerca della Rome Business School

Primo Paese nella produzione e ricavi ancora in crescita; buone le previsioni per i prossimi mesi dell'Area Studi Mediobanca, ma l'incognita è legata all'aumento incontrollato dei costi

Il 2022 presenta un quadro di grande incertezza per il settore vitivinicolo. Sebbene i numeri dell’export siano migliorati rispetto l’anno scorso (dal +4,8% al +5,6%) siamo davanti uno scenario complesso caratterizzato dall’aumento dei costi di materie prime ed energia, dalla difficoltà di approvvigionamento di molti materiali a causa soprattutto del conflitto tra Russia e Ucraina. Nonostante ciò la produzione di vino in Italia rimane forte.

Lo studio della Rome Business School

E' una delle sintesi a cui conduce lo studio appena pubblicato da Rome Business School: “Il business vitivinicolo in Italia. Export, sfide future e nuove professionalità” curato da Valerio Mancini, direttore del Centro di Ricerca. La ricerca analizza la crescita del mercato enoico globale post-pandemia, il ruolo di primo piano che l’Italia riveste nel panorama mondiale del vino, esaminando infine anche i trend del consumo di vino a livello nazionale.

Primi nella produzione e ricavi in crescita

Vediamo qualche dato. Il saldo commerciale attivo del settore vinicolo italiano cresce ad un tasso medio annuo del 5,2%. Per il 2022, il 91,7% dei principali produttori di vino italiani prevede un incremento dei ricavi, a due cifre nel 23,3% dei casi. L’Italia supera le previsioni dell’anno scorso per la produzione del vino (50,7 milioni di ettolitri) e si posiziona davanti a Francia (45,6 milioni) e Spagna (37,8 milioni). Insomma, resta in vetta.

La frenata può arrivare dall'aumento dei costi

Non male, dunque, ma come detto non sono tutte rose e fiori. A frenare la corsa del vino italiano, infatti, ci sta pensando la crescita esponenziale dei costi con un +35% in media, causata soprattutto dalla guerra in Ucraina, con aumenti unilaterali da parte dei fornitori di vetro e imballaggi, tanto per citare due voci, che si aggiungono a quelli già subìti nella coltivazione dei vigneti per gasolio e concimi, dove si sono viste anche percentuali a tre cifre.

Le previsioni di Mediobanca per i prossimi mesi

La ricerca volge uno sguardo anche ai prossimi mesi del 2022, dove si prospetta un ulteriore aumento delle vendite complessive: il 91,7% dei principali produttori di vino prevede un incremento dei ricavi, a due cifre nel 23,3% dei casi; la quota cala all’87% se si guarda all’export, che è da sempre il traino del settore, visto che circa il 40% della produzione italiana di vino è destinata al mercato estero e il saldo commerciale attivo del settore vinicolo negli ultimi anni è cresciuto ad un tasso medio annuo del 5,2% (Area Studi Mediobanca, 2022).

Coinvolte professionalità in 18 diversi settori

Punti di forza, dunque, ma anche di fragilità che, si sottolinea nella ricerca della Rome Business School, mettono a rischio un sistema che a partire dalla vendemmia attiva un business che in Italia genera lavoro per circa 1,8 milioni di persone, con opportunità professionali distribuite in ben 18 settori, dalle vigne e cantine fino alla distribuzione commerciale e di servizio. Il tutto in un contesto che ha visto negli ultimi anni l'ingresso nel settore di forze fresche.

Il "ritorno in vigna" di giovani e donne

Nel nostro Paese, infatti, evidenzia lo studio curato da Valerio Mancini, si è assistito ad un vero e proprio “ritorno alla vigna” da parte di giovani produttori under25, con un aumento record del 38% nel 2018. Si stima che i produttori di vino sotto ai 25 anni siano saliti a quota 1.200 nel giro di un solo anno. Attualmente, in Italia sono circa 100 mila le aziende guidate da giovani under 35 e 25% di queste è gestito da donne.

Sostenibilità, digitale e automazione le sfide

Pandemia e nuovi trend di consumo obbligano però il settore a non più rinviabili cambiamenti. Sempre più, infatti, il settore vitivinicolo dovrà guardare alla sostenibilità, quindi ridurre per esempio il peso del vetro nell’imbottigliamento; affidarsi alla tecnologia, attraverso la digitalizzazione, l’automazione e l’intelligenza artificiale; saper rispondere alle richieste dei clienti più attenti alla filiera, che cercheranno in misura maggiore vini regionali, cantine meno conosciute e vini biologici.

Il 2022 del vino italiano tra punti di forza e fragilità - Ultima modifica: 2022-10-13T23:02:23+02:00 da Gilberto Santucci

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