Enoturismo, l’alternativa sostenibile e sicura per le vacanze post lockdown

Vista su Barbaresco dal giardino di Casa Nicolini, albergo tre stelle e ristorante
Invece che spiagge costellate di pannelli di plexiglass, meglio la quiete dei vigneti e la sicurezza di cantine con degustazioni monoporzione. Ecco come si preparano i diversi territori al ritorno degli ospiti costretti a mesi di domicilio coatto. Donatella Cinelli Colombini:«Prepariamoci ad un’estate veramente italiana»

Mentre impazza la febbre del virologo, la nuova star della Tv, il turismo del vino si divide tra apocalittici e integrati.

Cosa accadrà tra luglio e settembre per le tanto sospirate vacanze? E l’enoturismo potrà conservare il suo carattere di svago, spensieratezza e socialità?

Magari con qualche degustazione tra le vigne, all’aria aperta, alla distanza di sicurezza? E poi, domanda delle domande: mascherine sì o mascherine no? Neppure l’Amleto di Shakespeare fu tanto dilaniato dal dubbio.

Un fattore di moltiplicazione territoriale

Il punto è che si naviga a vista, gli operatori sono allarmati, tanti sono disperati, altri s’ingegnano a cercare nuove possibilità negli interstizi della crisi e del futuro che verrà. Fatto sta che l’estate 2020 è un’incognita per l’enoturismo, una voce di reddito a “rischio zero” nel bilancio di migliaia di cantine italiane che sperano nel denaro contante delle degustazioni, delle vendite dirette, dei corsi di cucina, dei pernottamenti in azienda e di altre attività.
Oltre 2,5 miliardi di euro l’anno è il giro d’affari di questo comparto, compresa la ricaduta moltiplicativa sul territorio e sull’economia locale.

Estate calda e magra

Di una cosa siamo certi: l’estate sarà calda e sicuramente magra. Ma spolpata proprio fino all’osso?

In una forma ancora accettabile? O piuttosto che andarsene in spiagge divenute surreali, tra box di plexiglass e braccialetti acustici, un po’ di italiani devieranno per la campagna, gli spazi all’aperto, più liberi e tranquilli? Volendo stare alla larga dal turismo ieri di massa, oggi da “assembramento”, i territori enoturistici del Belpaese potrebbero essere la soluzione che mette d’accordo tante esigenze, garantendo “socializzazioni” protette.

Un giro nel borgo, la visita al museo, la passeggiata tra i boschi e una degustazione tra le vigne, all’aria aperta, negli spazi esterni di una cantina che con la giusta prudenza potrebbe diventare la simpatica, anche inattesa, scappatoia dalle regole e dalla paura.  Ma è difficile fare previsioni, per ora si naviga a vista.

L’incognita dei corridoi internazionali

Certamente regioni come la Toscana, il Piemonte, la Sicilia, il Veneto saranno le mete enoturistiche in cui la crisi morderà di più, complice l’atteso vuoto di stranieri. Ma saranno

Il ministro Dario Franceschini

proprio tutti assenti? Il ministro del Turismo Dario Franceschini, per sgomberare il campo dalle fake news, lo scorso 29 aprile aveva dichiarato di non aver «mai parlato né pensato a chiusure di confini italiani per il 2020 ai turisti».

Al contrario il ministro ha dichiarato in un’intervista a Travel Quotidiano di lavorare per “l’uniformità europea a regole di sicurezza per una libera circolazione dei turisti all’interno dell’Unione”. Tradotto: confini aperti.

A parte gli equilibrismi del burocratese rimane molto difficile prevedere come sarà l’estate 2020 tra scenari ballerini che potrebbero correggersi in corsa, allargando le maglie o probabilmente stringendole all’occorrenza.

Un nuovo terremoto

Intanto, Regioni come Marche e Umbria potrebbero essere anche più danneggiate, colpite prima dal terremoto quattro anni fa e subito dopo dal crollo del turismo, solo faticosamente  in risalita. In Umbria nei primi sette mesi del 2019, secondo i dati forniti dal Consorzio Tutela Vini Montefalco, il comparto ricettivo registrava 1,3 milioni d’arrivi e 3,3 milioni di presenze, rispettivamente in crescita sullo stesso periodo del 2018: + 2,32% gli arrivi, + 2,66% le presenze.

La campagna di Orvieto vista da Rocca Ripesena

La nostalgia dei numeri ci fa dire col senno di poi che andava quasi tutto bene. Il vino, tra le principali coltivazioni agricole dell’Umbria, produceva un giro d’affari di 35 milioni di euro; il sistema Agro-Turistico-Territoriale 100 milioni.
Ma poi è arrivato il coronavirus congelando tutto e catapultando le cantine in uno stato d’ansia economica e isolamento sociale. L’unica e magra consolazione, se l’estate sarà generosa, potrebbe arrivare dagli italiani che l’anno scorso figuravano in crescita nell’alberghiero e ancor più significativamente nell’extralberghiero, cioè in B&B, in agriturismi e in “camere con vigna”.
L’Umbria e le Marche, però, potrebbero rivelarsi una sorpresa. Poco colpite, cuori verdi d’Italia, terre spirituali, a una distanza ragionevole da Roma, Firenze, Bologna. Accoglieranno dunque tanti italiani nell’estate imminente?

Associazione propositiva

Mentre si valutano le modalità di ripartenza economica e sociale e si fanno ipotesi sulle prossime vacanze, anche i sindaci delle Città del Vino avanzano proposte per riaprire i loro territori e sostenere l’enoturismo. L’Associazione Nazionale sostiene la detraibilità fiscale delle spese per i viaggi degli italiani nel Paese, alla stregua di quanto accade con le spese mediche e sanitarie. Non appena possibile e nel rispetto delle misure di distanziamento sociale previste – sottolinea Città del Vino - il desiderio di muoversi, viaggiare e riavvicinarsi alla “normalità” si diffonderà velocemente; e si spera, in estate, di fare una vacanza diversa nei nostri tanti e differenti territori.
“Crediamo che poter detrarre fiscalmente le spese di viaggio e soggiorno, debitamente documentate, così come facciamo per le spese mediche incentiverebbe l’enoturismo e darebbe un contributo importante di solidarietà economica alla filiera e alle economie dei territori - ha sottolineato il presidente di Città del Vino, Floriano Zambon -. Il provvedimento dovrebbe affiancare le iniziative del Governo per sostenere l’economia e le imprese. Il made in Italy va tutelato prima che sia troppo tardi: l’agricoltura e il turismo sono due dei tanti pilastri dell’identità, del benessere e della bellezza italiana”.

Cinelli Colombini: «Sarà una vera estate italiana»

Forse la previsione più cupa è arrivata da Donatella Cinelli Colombini, produttrice a Montalcino e in Val d’Orcia, nota imprenditrice enoturistica e persona non certo pessimista. Secondo lei si starebbe delineando un autentico tracollo. “Ogni Paese cercherà di tenere i cittadini nei propri confini nazionali – ha premesso la Cinelli Colombini -. Per questo le destinazioni turistiche dove i viaggiatori sono prevalentemente italiani saranno meno colpite rispetto a regioni come la Toscana dove gli arrivi dall’estero hanno percentuali molto alte e fra loro gli statunitensi, i più numerosi”.
Parlando di sole cantine, se questi foschi scenari si concretizzeranno il danno economico sarà profondo anche per chi spera di fare un po’ di cassa con degustazioni, vendita diretta e altri servizi enoturistici. E saranno gravi anche le conseguenze per il mondo del lavoro: su un totale di 25mila cantine italiane aperte al pubblico tra 5 e 8mila offrono varie forme d’ospitalità, dalla camera tra le vigne, al ristorante fino ai corsi di cucina. Translation: 30mila stagionali addetti all’enoturismo rischiano di stare a casa. Senza soldi, non perché obbligati dalla sorveglianza sanitaria. Mentre per i produttori il contraccolpo della mancanza di vendita diretta saranno altre boccate d’ossigeno in meno dal respiratore del libero mercato.

Montalcino vista dalla Fortezza

Secondo l’Osservatorio sul Turismo del Vino in Italia, elaborato da Città del Vino in collaborazione con l’Università di Salerno il comparto valeva fino all’anno scorso 14 milioni di accessi enoturistici e un giro d’affari di 2,5 miliardi di euro. Per ogni euro speso in cantina ne venivano spesi cinque sul territorio in servizi turistici e gastronomici: a tanto ammonta l’ossigeno che l’enoturista somministra a piccole realtà locali, sparse in tutta Italia.

E se riparte il contagio?

Alla luce di questi numeri sarà così drammatica la prossima estate? Scenari difficili da inquadrare per tanti troppi fattori, a partire dalle regole sulla circolazione delle persone. Saremo liberi di spostarci solo nella regione di residenza o anche tra le regioni? Le spiagge saranno aperte o contingentate? Ci saranno i cecchini dell’ombrellone accanto col radar puntato? E gli effetti psicologici, la paura di nuovi contagi, per tante famiglie anche la mancanza di denaro, convinceranno qualcuno che questa estate è meglio starsene a casa?

Vigne a Montalcino (Si)

Il primo aspetto da garantire è quello sanitario del distanziamento sociale. Ma visto con le implicazioni delle cantine non sarà che qualche produttore sarà spaventato dall’enoturista “contagioso”? Tradotto: deve mandare in quarantena chi, come i dipendenti o gli stessi proprietari, entra in contatto con ospiti “infetti”. Quindi: meglio non aprire??

Oppure al contrario, pensando positivo, l’azienda vitivinicola non potrebbe rivelarsi un’oasi protetta? E’ nel verde, ha vigne, alberi, prati, spesso boschi. All’ombra, di giorno, di sera, sotto un portico, al riparo di un pergolato, si potrebbero organizzare degustazioni all’aperto, incontri distanziati col produttore, magari evitando la visita tra le botti se il rispetto del distanziamento sociale non lo consente. E possono organizzare piccoli spettacoli musicali, proiezioni e altre iniziative all’aperto.

Il bicchiere è sempre mezzo pieno

Vede luce in fondo al tunnel Mauro Carbone, il direttore dell’Ente Turismo Langhe Monferrato Roero, che in queste settimane di lockdown ha sfruttato le potenzialità del web per fare seminari e di formazione enoturistica per il popolo del web con esperti del settore: “Un potenziamento dell’esperienza all’aria aperta sarà la carta vincente per affrontare il nuovo modo di vivere un territorio – sottolinea Carbone -. Ormai da anni nel nostro territorio l’enoturismo rappresenta un’importante offerta turistica integrata, che oltre alla visita in cantina affianca l’esperienza outdoor tra i vigneti e nei cru. Una realtà già consolidata che, in questo periodo storico, deve solo portare a valore quanto ha proposto fino ad oggi. Inoltre il servizio di prenotazione gratuito di Piemonte OnWine del territorio continuerà a garantire il supporto all’appassionato del vino e delle storie che si nascondono dietro ogni bottiglia”.

Montefalco, davanti al monte Subasio

Cauto, ma possibilista, anche il presidente del consorzio Vini di Salerno, Andrea Ferraioli: “In questa prima fase i numeri legati all’enoturismo saranno contenuti ma questo permetterà di poter accoglie i turisti nelle nostre cantine in modo adeguato e rispettando tutte le misure di sicurezza”.
Pronti alla riapertura anche nell’Enoteca Regionale del Roero. “In questo momento stiamo pianificando la strategia di comunicazione e immaginando di creare un piano condiviso con le istituzioni del territorio, in particolare l’Ente Turismo e i nostri soci – dichiara il presidente Pierpaolo Guelfo -.  A programma abbiamo attività che vedono il collegamento della Regione e delle Enoteche di Grinzane, Barolo e Barbaresco. Operazione che stiamo portando avanti per essere pronti per la riapertura”.

Aperturismo sull’enoturismo

E’ una prudente aperturista anche la presidente del Consorzio di tutela dell’Erbaluce di Caluso, Caterina Andorno. “Data la situazione attuale che coinvolge l’Italia e i Paesi stranieri ritengo che la prossima estate gli enoturisti saranno italiani, gli stranieri non saranno presenti o poco – spiega la Andorno -. Inoltre c’è il problema dei trasporti che devono necessariamente adeguarsi alle misure di sicurezza, quindi ci saranno limiti alla circolazione. Detto questo, la nostra è una piccola realtà del Piemonte dove le eccellenze non mancano: area morenica con laghi, colline, residenze reali, area montana. Il Canavese è un territorio completo e ha tanto da offrire, comprese le strutture ricettive tra B&B, agriturismi e Hotel”.

Siamo a giugno e pur navigando a vista l’ora delle risposte sta per arrivare. L’estate 2020 sarà una riscoperta di borghi e territori interni, anche enogastronomici? O la paura regnerà cupa su tutti noi? Al primo caldo, al primo vero allentamento delle prescrizioni, la voglia di libertà e di fuga spingerà gli italiani ad andare in vacanza, più delle migliori previsioni di poche settimane fa? Quesiti che ci riportano ai dubbi amletici della casella di partenza. To be or not be?

testo e foto di Massimiliano Rella


Montefalco, il “moltiplicatore” ignoto

Riguardo all’enoturismo è difficile fare stime precise perché i dati non sono rilevati per questo specifico segmento, spesso si nascondono in una quota del turismo generale, a volte sfuggono del tutto (es. gli enoturisti giornalieri) e né le cantine né i Consorzi li registrano; d’altro canto non è loro compito. Però un indicatore al minimo ci arriva dalla Strada del Sagrantino, il cui punto informazioni sulla piazza di Montefalco ha registrato negli ultimi 5 anni un accesso di 28mila visitatori; nel 2019 un + 7% sul 2018.

Invece il Museo di Montefalco, il primo museo regionale dietro ai nazionali, ha registrato 22.272 ingressi nel 2019 (+14%). Ad allargare poi il campo degli arrivi ci sono le attività di promozione che da oltre 6 anni il Consorzio conduce nei principali Paesi d’esportazione dei vini di Montefalco (solo in USA oltre 250mila contatti in sei mesi d’attività nel 2018).

Enoturismo, l’alternativa sostenibile e sicura per le vacanze post lockdown - Ultima modifica: 2020-05-15T14:15:16+02:00 da Lorenzo Tosi

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