Allarme, i frodatori son tornati

Nell’era dei controlli digitali, c’è ancora chi è talmente maldestro da prendersi il rischio di produrre falso vino. L'editoriale di Vigne, Vini & Qualità di settembre

Brivido, terrore, raccapriccio. I sofisticatori del vino, i nemici pubblici numero uno del made in Italy agroalimentare sono tornati armati di trucchi e di armi sofisticatissime: acqua e zucchero.

Editoriale del numero 6 di VVQ

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Emerge uno squilibrio sorprendente dai verbali dell’operazione Ghost Wine che si è svolta in Salento lo scorso luglio: 200 carabinieri, 90 ispettori della Repressione frodi intervenuti per bloccare un’estesa frode che ha portato al sequestro di 300 mila ettolitri di vino, 41 indagati e 11 arresti. Il reato? La storica rozza adulterazione del finto vino ottenuto da zucchero e pochi altri ingredienti. Possibile che ci sia ancora chi lo produce (e chi lo beve)?

La rivoluzione della digitalizzazione

I controlli del settore del vino stanno vivendo la rivoluzione della digitalizzazione. Al registro telematico (a cui sono collegati 16mila operatori e 560mila vasi vinari) si somma da questa vendemmia la novità delle funzionalità digitali del Sian (Sistema informativo agricolo nazionale) che consentiranno agli operatori di semplificare le comunicazioni indirizzate agli uffici dell’Ispettorato centrale repressione frodi (Icqrf), come previsto dal Testo unico del vino. Sta per partire una nuova ondata di controlli in fase di vendemmia e le irregolarità verranno individuate una ad una solo grazie alla non corrispondenza tra dati digitali e dati riscontrati.

I record dell’Icqrf

Nell’eterna rincorsa tra guardie e ladri, i primi stanno acquisendo nel vino un vantaggio incolmabile. Dal report 2018 dell’attività dell’Icqrf emergono infatti record assoluti: nel settore del vino l’organo ispettivo del Ministero delle Politiche agricole è l’autorità pubblica che svolge il maggior numero di controlli antifrode al mondo (17.820). Colpa dell’eredità del fattaccio del metanolo, certo. Ma anche di una propensione all’illegalità che non è stata inibita dalla crescita della domanda di vino di qualità. Le contestazioni continuano infatti a rimanere elevate (pari al 10% dei controlli) con 194 notizie di reato e sequestri oltre i 16milioni di euro... tantissimo.

Il fronte degli hacker

In queste pagine abbiamo spesso lodato la crescita del vino italiano. Nello schema classico del racconto epico la grandezza di un personaggio si misura in base al perfido controvalore del suo antagonista.

Il passaggio dal mondo analogico a quello digitale ha portato del resto alla nascita di nuovi romantici antieroi. Gli hacker del gruppo“Anonymous”rubano dati sensibili ai “ricchi” (Scientology ad esempio) e li diffondono ai poveri mossi da vaghi concetti di giustizia sociale. “Wikileaks” ha provato a fare la stessa cosa con informazioni top secret, ma è finita male. Nel vino nulla di tutto ciò. I frodatori del vino non assomigliano agli eroi neri dell’epoca d’oro del fumetto italiano come Diabolik, Kriminal, Satanik, piuttosto alle loro maldestre parodie: Dorellik, Diabetik, Ratolik, Cattivik.

Armati di acqua e zucchero

I principali illeciti accertati dall’ Icqrf riguardano ancora infatti la sofisticazione di prodotti vitivinicoli per annacquamento e/o zuccheraggio come nel caso individuato in Salento, con particolari grotteschi come il tentativo di disperdere i falsi vini illeciti nei tombini.

Oltre a questo la fantasia dei frodatori è ancora ferma alla commercializzazione di vini doc non conformi ai disciplinari; detenzione di prodotti vitivinicoli “in nero”, irregolare aggiunta di aromi nel vino; irregolarità nella tenuta dei registri o nei documenti di accompagnamento.

Dal punto di vista tecnico scovare una frode ben congegnata può fare emergere utili indicazioni per individuare nuove tendenze e magari nuove tecniche per soddisfarle (dal caso del Sauvignon di 4 anni fa fece scalpore il ricorso a sostanze illecite come la cisteina per esaltarne l’espressione organolettica, v. editoriale di VigneVini 10/2015). Nel vino con il bastone non c’è invece proprio nulla di intelligente.

Si tratta di meccanismi che stanno in piedi solo grazie a soffiate e a tentativi di corruzione delle forze dell’ordine. Gli hacker non sono ancora riusciti a violare Sian e Registro vitivinicolo telematico.

Oppure… sono talmente efficaci da non farsi scoprire.

Allarme, i frodatori son tornati - Ultima modifica: 2019-09-25T13:17:30+02:00 da Lorenzo Tosi

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