Sono segnali contrastanti quelli che arrivano dai mercati riguardo alle vendite dei vini, sia in Italia che all'estero. Da una parte c'è stato l'ottimo abbrivio di inizio anno, molto confortante dopo gli anni del Covid ma con la spada di Damocle della guerra in Ucraina ad incombere sul comparto, dall'altra la crescita esponenziale dei costi delle materie prime che si riflette su vetro e cartone, oltre ovviamente sulla voce energia.
Bene il primo trimestre, Russia a parte, con il vino a fare da traino
Giorni fa, Coldiretti, sulla base di una propria analisi fondati sui dati istat sul commercio estero relativi al primo trimestre del 2022, ha parlato di un balzo del 21,5% per le esportazioni alimentari made in italy. "Le esportazioni alimentari nazionali - ha dichiarato l'organizzazione di categoria - sono in aumento sul record annuale di 52 miliardi fatto registrare nel 2021 con la Germania, che è il principale mercato di sbocco, in aumento nel trimestre dell'12,4%, mentre gli Stati Uniti si classificano al secondo posto con una crescita del 21,5% e la Francia chiude il podio con +19,5%". Un vero boom si è verificato nel Regno Unito con un +32,5%, nonostante la brexit, ma pesa il crollo del 25,1% in Cina e ovviamente quello in Russia, che con l'avvio della guerra e le sanzioni nel mese di marzo fa registrare un crollo del 41,2% rispetto al mese precedente".
A trainare la crescita dell'export ci sono prodotti base quali proprio il vino, che guida la classifica dei prodotti made in italy più esportati seguito dall'ortofrutta fresca, sottolinea la nota di Coldiretti.
L'export dei vini friuliani perde il 20% da inizio 2022
Segnali contrastanti si diceva. Ecco allora che l’export del vino friulano ha perso il 20 per cento del volume (e quindi del valore) da gennaio ad oggi. Il termine del paragone - viene sottolineato sul "Gazzettino" - è quello di un 2021 straordinario, dove nel primo semestre nonostante la coda della pandemia si erano toccati aumenti record del 30-40 per cento. "A tenere - ha spiegato Rodolfo Rizzi di Assoenologi - sono solamente il Prosecco e il Pinot Grigio, ma il mercato si sta restringendo sempre di più". "I Paesi asiatici - ha sottolineato ancora Rizzi - erano trainanti per il nostro export. Da soli garantivano una buona parte della crescita. In testa ovviamente la Cina, adesso parzialmente in lockdown". Discorso a parte, inutile dirlo, è per la Russia. "Mantengono invece dati ancora positivi il Canada e gli Stati Uniti - sostiene Rizzi - ma non bastano a garantire i livelli di export del passato o dell’anno scorso. Ci sono poi altre cause alla base della crisi improvvisa: l’inflazione e la progressiva perdita del potere d’acquisto".
I cambiamenti dei mercati internazionali secondo il Panel Audiwine
Una fotografia panoramica viene dal Panel Audiwine, un progetto nato dalla collaborazione tra Wine Meridian e UniExportManager curato da Alessandro Satin, che ha come focus l’analisi dei cambiamenti che avvengono nei mercati vinicoli internazionali attraverso l’esperienza diretta degli Export Manager di settore. Un osservatorio che, attraverso l’utilizzo di un questionario mensile, permette di raccogliere dati che forniscono un quadro basato sulle considerazioni di chi è coinvolto quotidianamente nelle dinamiche commerciali dei mercati del vino internazionali.
Gli Export Manager segnalano un rallentamento della crescita
Questa l'analisi riferita al mese di aprile 2022. Il primo dato che emerge è quello di una leggera diminuzione della percentuale degli Export Manager che registrano una crescita della propria attività: il 76,5% del campione rispetto al 78,9% di marzo 2022, un trend che segnala una sostanziale stabilità. Per quanto riguarda i volumi mossi, aumenta il dato di coloro che evidenziano un incremento dei volumi (+6%), si passa dal 53% di marzo 2022 al 59% di aprile. La tendenza da inizio anno è in costante aumento, a gennaio infatti solo il 31% degli Export Manager aveva dichiarato di aver incrementato i volumi.
In crescita il mercato dei clienti B2B
Secondo i dati del Panel Audiwine i risultati relativi ai nuovi clienti B2B e ai contatti con potenziali nuovi acquirenti continuano a crescere. Il 71% dichiara di aver attivato nuovi clienti B2B nel mese di aprile, il mese precedente il dato si era attestato al 53%. In salita il dato relativo ai contatti con potenziali nuovi acquirenti: dal 94% di marzo si passa al 100% di aprile 2022.
In aumento il quantitativo per ordine richiesto dai clienti
Per quanto riguarda le variazioni nel quantitativo per ordine richiesto dai clienti, il 29% degli Export Manager dichiara che c’è stato un effettivo aumento dei quantitativi, a marzo erano il 16%. Più della metà dei professionisti (59%) dichiara di non aver registrato alcuna variazione rispetto al mese antecedente, erano il 37% il mese precedente. Il campione che afferma di aver notato una flessione del quantitativo per ordine è in forte diminuzione (-35%), si passa dal 47% di marzo al 12% di aprile 2022.
In crescita il peso degli eventi e degustazioni online con potenziali acquirenti
L’utilizzo di strumenti online è in leggero aumento: a marzo gli Export Manager che hanno partecipato ad almeno un evento rilevante B2B online, erano il 26%, mentre ad aprile sono il 29%. C’è addirittura un 12% che dichiara di aver preso parte ad almeno 4 eventi B2B online. Il dato relativo alle degustazioni online con clienti o potenziali acquirenti effettuate nel mese di aprile 2022 aumenta rispetto al mese precedente: il 35% dichiara di aver partecipato ad almeno una degustazione online, era il 32% il mese precedente.
Sentiment positivo sull'andamento dei prossimi mesi
La percezione degli Export Manager rispetto all’andamento dei prossimi 3 mesi è nettamente più positiva rispetto ai dati rilevati a marzo 2022, quando il 37% si dichiarava ottimista, ad aprile questo dato raggiunge il 65%. In leggero aumento anche i pessimisti che rappresentano il 12% del totale (erano il 10,5% a marzo), mentre si abbassa (-18,5%) la percentuale degli intervistati che prevedono una situazione stabile nei prossimi 3 mesi, erano il 42% a marzo mentre ad aprile sono il 23,5%.
Nord America, Europa centrale e Scandinavia i mercati più attivi
Stanto alle risultanze del Panel Audiwine, i mercati che sono apparsi più attivi (erea possibili più risposte) agli occhi dei professionisti intervistati sono, in ordine di preferenze, quelli del Nord America, dell’Europa Centrale e della Scandinavia. Attese di sviluppo anche dai mercati canadese, britannico ed asiatico (Cina esclusa).