Il mondo del Prosecco Superiore di Conegliano Valdobbiadene s’interroga sulle recenti misure del decreto Cura Italia a favore della vitivinicoltura.
Una realtà, in provincia di Treviso, con un export in 130 Paesi, una produzione di oltre 90 milioni di bottiglie Docg (il 92,6% di spumante) e nel 2018 un valore alla produzione stimato a oltre 521 milioni di euro. E si attendono per metà aprile i dati del 2019, lo scorso dicembre però era stato anticipato il numero di 92 milioni di bottiglie.
Un anno da archiviare
Intanto il 2020, l’anno del coronavirus che sta mettendo a dura prova l’economia, probabilmente sarà da archiviare. Molto dipende dalle politiche economiche e fiscali adottate dai Paesi e dalle istituzioni finanziarie globali, al momento ancora tramortite da un’emergenza che sta scardinando gli equilibri.
L’Italia, il primo Paese seriamente colpito in Europa, ha approvato a inizio settimana una misura che per ora mette in campo 25 miliardi di euro. E’ poco? Sono necessarie altre misure e correzioni? Ma soprattutto come incidono queste risorse pubbliche sul settore del vino?
Senza liquidità, a settembre scoppierà
il problema degli approvvigionamenti
Ne abbiamo parlato con Innocente Nardi, presidente del consorzio di tutela del
Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore.
Presidente alla luce delle misure a favore delle imprese del decreto Cura Italia siete soddisfatti?
Siamo soddisfatti innanzitutto che sia stato adottato un primo provvedimento importante e generale anche per l’agricoltura, però riteniamo che ci sia la necessità di misure ad hoc per il settore vitivinicolo. Nel caso specifico del Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore bisogna tener conto che l’approvvigionamento del vino per la spumantizzazione avviene annualmente, a settembre.
Sospensione di rate di mutui e prestiti fino al 30 settembre. Cosa mi dice di questa misura applicata al mondo del vino?
Anche questo è un primo passo, ma chiediamo che la situazione fiscale e finanziaria sia congelata per un anno. Le aziende interagiscono con ristoranti, enoteche, alberghi e adesso è tutto chiuso. Se, come immaginiamo la difficoltà di vendere vino durerà 6 mesi arrivati a settembre le aziende dovranno comunque approvvigionarsi per il prodotto dell’anno successivo. Se non si congelerà l’attuale situazione, alcune aziende potrebbero essere a rischio chiusura.
Cassa integrazione per 250 dipendenti
Cassa integrazione salariale straordinaria in deroga fino a 1 solo dipendente. Questa misura sembrerebbe efficace per un settore del vino rappresentato da tante piccole cantine con pochi dipendenti. Che ricadute applicative può avere sul vostro territorio?
Questa è una misura che va bene anche per il nostro settore e riteniamo che sia molto positiva, ma più per le aziende commerciali che ne beneficeranno. Le aziende agricole con filiera verticale sono comunque operative in campagna.
Avete una stima della forza lavoro diretta? Quante sono le cantine che potenzialmente possono beneficiarne?
Dopo aver consumato il periodo di ferie già maturate credo che beneficerà di questa misura il 10-15% della forza lavoro delle aziende commerciali del Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore per circa 200-250 persone.
L’anticipo Pac tocca il vino di striscio
Come valuta l’aumento degli anticipi dal 50% al 70% dei contributi Pac a favore degli agricoltori per un totale di 1 miliardo di euro?
E’ un’altra misura che va bene per l’agricoltura in generale, ma i benefici per la viticoltura saranno marginali per la bassa dimensione media dei vigneti. Va bene sicuramente per settori come la cerealicoltura che opera su grandi superfici. Per il settore del vino ha un basso impatto, ma è un segnale importante per il settore agricolo nel suo insieme.
Blocco generale nell’export e nel mercato interno
Qual è la situazione dell’export in questo momento?
C’è una situazione di blocco generale, molte frontiere sono chiuse e l’esportazione è limitata ai soli casi in cui si trova un trasportatore disponibile a mettersi in viaggio. Regge ancora il Regno Unito per le misure meno restrittive prese da Boris Johnson, ma potrebbe cambiare presto.
Avete segnali di incremento della domanda sul mercato interno?
No. Il canale Horeca è completamente fermo. Rimane aperta la GDO ma ci mancano i dati delle ultime due settimane, anche se la sensazione è di un rallentamento.
In questa fase come vengono gestite le vendite, le consegne e le lavorazioni di vino? Cambia la logistica degli imbottigliamenti?
Le aziende cercano d’essere pronte per la ripartenza e quindi la necessità di fare magazzino corrisponde a questa logica. Al tempo stesso stanno cercando di affinare le strategie di ecommerce, ma siamo nel pieno della crisi sanitaria e l’attenzione del consumatore è molto bassa, le persone sono concentrate sulle difficoltà del quotidiano e sono poco propense agli acquisti voluttuari.
Avete un’idea da suggerire per affrontare la ripresa e se sì quale?
E’ fondamentale il ruolo di una forte regia nazionale. Questa crisi “epocale”, per certi aspetti, e limitatamente al comparto del vino, è paragonabile a quella dello scandalo del metanolo del 1986. La vera sfida sarà comunicare efficacemente al mondo al momento opportuno. Appena passato il valico ci auguriamo che venga promossa un’azione forte improntata sul sistema del made in Italy e sul valore del vino. Un’idea potrebbe essere di mettere insieme le eccellenze italiane più rappresentative in stretta sintonia con i produttori e i consorzi.