A partire dal 1° gennaio 2015 si profilano nuovi aumenti dell’accisa sugli alcolici: partendo da ottobre 2013, si tratta del quarto incremento della fiscalità per gli imprenditori del settore e l’Istituto Nazionale Grappa non ci sta. Il Presidente di ING, Elvio Bonollo, intervenuto il 24 novembre 2014 all’incontro organizzato da AssoDistil e Federvini presso le Distillerie Franciacorta di Borgonato di Cortefranca, si è unito al coro di protesta di chi sostiene che con questi provvedimenti si vadano a colpire non solo prodotti tipici del made in Italy, ma anche i territori in cui tali produzioni di eccellenza sono radicate. “La nostra acquavite di bandiera – ha commentato Bonollo – già provata dalla situazione economica generale, in poco più di un anno è stata pesantemente penalizzata con politiche fiscali miopi e sciagurate che in più riprese hanno incrementato l’accisa di circa venti punti percentuali: qualcosa che non si era mai visto nella storia del nostro settore. A decorrere da inizio del prossimo anno è previsto un ulteriore aumento che porterà l’incremento complessivo da ottobre 2013 a circa 30 trenta punti percentuali sul quale – vale la pena ricordarlo – graverà anche l’iva del 22%. Tradotto in termini concreti, vi sarà un ulteriore aumento dei prezzi che condurrà ad una ennesima contrazione dei consumi con un effetto complessivo di riduzione del gettito totale incamerato dallo Stato. Continueremo a ribadire che si tratta di una misura fine a se stessa, incapace di risolvere i problemi e allo stesso tempo in grado di impoverire soltanto la categoria dei distillatori dal momento che, lo confermano i dati storici, aumenti d’accisa determinano inevitabilmente contrazioni dei consumi”. Secondo i dati dell’Osservatorio Congiunturale Format, infatti, nel terzo trimestre dell’anno le aziende attribuiscono il calo del fatturato nell’80% dei casi alla crescita delle accise. Con questo quarto “balzello” previsto per il 1° gennaio 2015, la tassazione sugli spiriti arriverà a quota +30% e ciò potrebbe avere un impatto negativo anche sul fronte occupazionale, in quanto si potrebbero perdere oltre 6.700 posti di lavoro, soprattutto nelle zone per tradizione vocate a distillati e liquori come Piemonte, Lombardia, Veneto o Friuli Venezia Giulia. Se poi si considera che più del 70% delle vendite di grappa avvengono sul mercato nazionale si possono facilmente intuire gli effetti di questo ennesimo pesantissimo aumento sul settore della grappa, composto da aziende medio piccole, in gran parte a conduzione famigliare. “Da un lato – ha ripreso Bonollo – la contrazione dei consumi determinerà una perdita di fatturato, gravando sugli equilibri economici delle grapperie, dall’altro l’ulteriore aumento del valore dell’accisa, che le aziende si trovano per lo più costrette ad anticipare allo Stato rispetto al momento dell’incasso dai clienti, comporterà un innalzamento della tensione finanziaria già alimentata dai ritardi nei pagamenti dovuti alla situazione congiunturale. E’ chiaro – ha aggiunto – che la combinazione dei due fattori economico e finanziario sopra evidenziati, in una situazione generale di già con diffusa difficoltà, rischia di essere fatale per molte realtà che pur non vantando grosse dimensioni, hanno comunque un impatto diretto ed indiretto sull’occupazione e sono, soprattutto, custodi di quella importante tradizione e di quell’esperienza, creata nel corso di generazioni di vite spese in duro ed appassionato lavoro in distilleria. Quel knowhow che ha consentito di creare la grappa e di perfezionarla nel tempo sino a farla diventare la nostra acquavite di bandiera”. Oltre al danno economico infatti, si rischia di perdere irrimediabilmente una fetta significativa dell’inestimabile patrimonio di conoscenza che sta alla base della grappa, della sua inimitabilmente italianità e del suo grande valore sensoriale: non è accettabile che tanta tradizione, tanta esperienza, tanta capacità imprenditoriale che hanno saputo nascere e svilupparsi in aziende sane che non hanno badato a risparmiarsi e che si sono difese ed evolute nel corso di secoli, superando crisi economiche ed eventi bellici, possano finire per essere distrutte da politiche fiscali fini a se stesse in quanto inefficaci nel produrre i risultati in termini di aumento del gettito complessivo. “Ci siamo battuti e ci batteremo con tutte le nostre forze per evitare questo ennesimo ingiusto e sciagurato aumento – ha concluso il Presidente dell’Istituto Nazionale Grappa – andiamo innanzi uniti, contrapponendo a tanta miopia il grandissimo valore culturale che la grappa riesce a trasmettere grazie alla propria storia, alla peculiarità del proprio carattere ed alla sua capacità di poter appassionare e diffondere un modello di consumo qualitativo attento e consapevole che la sua stessa natura impone per poter essere pienamente compresa e goduta”.
A partire dal 1° gennaio
Grappa e accise: nuovi aumenti in vista nel 2015
Lo sfogo di Elvio Bonollo, presidente ING