Doppia potatura contro le gelate primaverili

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Fig.2 Esempi di gradiente di danno da gelate primaverili lungo il tralcio a frutto di tipo regolare (frecce rosse), ovvero con i germogli apicali devitalizzati dal gelo e con le gemme/germogli del tratto mediano e basale integri e fortemente irregolare (germogli senza frecce rosse) nell’aprile 2021 (Foto 10 giorni dopo la minima termica).
Posticipare la rifinitura manuale dopo la gelata: la tecnica che si è dimostrata più efficace nel prevenire i danni in vigneto. Ecco come si fa e tutti i vantaggi

Anche nel 2021 molte regioni italiane sono state interessate dalle gelate primaverili.

In particolare nelle notti tra 6, 7 e 8 aprile le temperature sono scese al di sotto di 0 °C per diverse ore fino al mattino successivo, con punte minime inferiori a -6 °C (Fig. 1).

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Questo decorso termico è stato spesso accompagnato da una umidità relativa decisamente bassa, anche per l’assenza di piogge da 1,5-2 mesi. Inoltre, le elevate temperature delle ultime settimane di marzo e della prima di aprile, con punte oltre 25-26 °C, avevano favorito sia il germogliamento sia la velocità di sviluppo dei nuovi germogli predisponendoli a maggiori danni da gelo.

Danni in un vigneto di Sangiovese nella zona del Nobile di Montepulciano
Fig. 1 Evoluzione di temperatura e umidità tra il 6 e il 7 aprile

I vitigni più colpiti

Questa gelata ha interessato in molte località italiane soprattutto i vitigni a germogliamento precoce, in particolare Chardonnay, Grechetto, Sangiovese, Colorino, Glera, Nebbiolo, Primitivo, ecc..
Come sempre, gli impianti più vulnerabili sono risultati quelli ubicati nelle aree umide, nei fondovalli e lungo i torrenti o in prossimità di impianti arborei boschivi e non, così come in quelli collinari esposti a nord e con pendenze medio-elevate. Le pendici rivolte a est, sud e ovest ricevono invece durante il giorno più insolazione, il suolo incamera più calore ri-emettendolo durante la notte e le prime ore del mattino, elevando in tal modo la temperatura nelle zone più vicine a terra.

L’effetto della siccità

Inoltre le temperature protratte per molte ore sotto lo zero insieme ad una certa secchezza del suolo, derivante dalla mancanza di piogge da svariate settimane, hanno aggravato i danni che talvolta si sono manifestati senza un preciso gradiente e in maniera piuttosto casuale (Fig. 2).

Fig.2 Esempi di gradiente di danno da gelate primaverili lungo il tralcio a frutto di tipo regolare (frecce rosse), ovvero con i germogli apicali devitalizzati dal gelo e con le gemme/germogli del tratto mediano e basale integri e fortemente irregolare (germogli senza frecce rosse) nell’aprile 2021 (Foto 10 giorni dopo la minima termica).

Quest’ultimo aspetto, non riscontrato nelle gelate del 2017 e 2018, probabilmente è da imputare, almeno in parte, ad un aggiustamento osmotico non uniforme, ovvero all’accumulo di composti crioprotettori nelle strutture gemmarie del capo a frutto in quantità e qualità differente in funzione della distanza dall’apice del tralcio. Tra i composti in grado di esercitare tali effetti vi sono: glucosio, fruttosio, saccarosio, amido, trealosio, raffinosio, steroli liberi, ma anche amminoacidi (soprattutto prolina, alanina, glicina e serina), poliammine e betaine. Tutti composti che si accumulano nei tessuti prima delle minime termiche dannose, per poi essere degradati in fase di post stress.

L’altezza da suolo

Anche il posizionamento dei germogli in altezza causa un potenziamento della resistenza nei confronti delle minime termiche, poichè la T° dell’aria è più bassa vicino al terreno.

Nei vigneti è stato misurato che, per ogni 10 cm di distanza da terra si riscontra un aumento medio di 0,26 °C. Ciò significa che, in presenza di una minima termica di -5 °C, un germoglio viene completamente devitalizzato se è posizionato a 20 cm dal suolo (T stimata di -4,5 °C), mentre lo stesso germoglio posizionato ad un’altezza di 2 m dal suolo risulterà indenne, poichè la T sarà di circa +0,2 °C. Ciò suggerisce che nei sistemi di allevamento a tralcio rinnovato è bene ritardare sia la curvatura sia la legatura dei capi a frutto, per far sì che almeno i nodi che daranno origine ai germogli apicali si trovino a T più elevate.

La gestione della potatura

Il posticipo della potatura invernale, fino alla fase di gemma gonfia, è una tecnica che può ritardare il germogliamento di 3-4 giorni, peraltro spesso insufficienti per sfuggire ai ritorni di freddo primaverili ed evitare danni ingenti e spesso irreparabili. Al di là dei sistemi di difesa indiretti, ovvero le forme assicurative, e quelli diretti più o meno classici, quali fornelli e ventilatori antibrina, irrigazione sovra-chioma e l’uso di elicotteri, una tecnica che abbina efficacia e costi contenuti è quella della doppia potatura. Può essere eseguita sia su sistemi a potatura corta che lunga, con modalità differenti:
1) Sistemi a potatura corta (cordone speronato, cordone libero, alberello e GDC): questa tecnica consente di mantenere le gemme basali di tralci pre-potati in fase di dormienza per 15-20 giorni, allungando in tal modo il periodo di totale resistenza nei confronti di eventuali abbassamenti termici. Consiste nel pre-potare in inverno, a mano o meccanicamente collocando la rifinitura manuale in avanti, subito dopo l’eventuale gelata (fig. 3).
2) Sistemi a tralcio rinnovato (Guyot, capovolto, tendone, sylvoz e casarsa): consiste nel lasciare con la potatura invernale tralci a frutto più lunghi, con 4-6 gemme in più, che verranno poi accorciati subito dopo il passaggio delle gelate impostando il definitivo numero di gemme per capo e per ceppo.

Fig 3 a. Vigneto sottoposto alla tecnica della doppia potatura in fase di pre-potatura invernale
Fig. 3 b. Rifinitura dello stesso vigneto a due gemme dopo il passaggio di eventuali gelate primaverili. La maggior parte delle gemme basali rimarranno dormienti fino a 2-3 settimane dopo il germogliamento delle prime gemme apicali e quindi resistenti nei confronti delle minime termiche primaverili.

In conclusione, questo semplice accorgimento tecnico consente di salvaguardare l’integrità delle gemme/germogli basali e quindi della loro produttività a seguito delle gelate primaverili sfruttando il gradiente di vegetazione che, grazie alla spiccata acrotonia della vite, si verifica sempre lungo un capo a frutto mantenuto verticale.

Inizialmente, germogliano sempre per prime le gemme apicali, mentre le gemme sottostanti accusano un ritardo di sviluppo crescente con la distanza dal nodo apicale (fig. 2). In tali casi, la minima termica danneggia solo i germogli apicali, successivamente rimossi, mantenendo vitali le strutture portate dalle gemme sottostanti. L’impiego della pre-potatura meccanica nei cordoni speronati semplifica ed accelera la rifinitura manuale, che verrà effettuata dopo il passaggio delle minime termiche. Il successo di questa tecnica è stato testimoniato da numerose aziende vitivinicole che nel 2021 lo hanno messo in pratica sia su vitigni precoci, quali Sangiovese, Grechetto, Sauvignon blanc, Chardonnay, Primitivo, Glera, ecc. sia nelle aree particolarmente a rischio.


Perchè la vite è così suscettibile alle gelate in questo periodo

Tra metà marzo ed inizio aprile la vite, in funzione del vitigno e dell’andamento meteorologico, inizia la fase del germogliamento, normalmente preceduta dal “pianto”, ovvero dalla fuoriuscita di liquido dai tagli di potatura. Questo fenomeno implica la reidratazione degli organi svernanti, l’aumento del tasso di respirazione nei tessuti delle gemme e annuncia la successiva schiusura, ovvero in successione: apertura delle perule embricate, fiocco di cotone, punta verde, germogliamento e successivo allungamento dell’asse preformato presente all’interno della gemma ibernante in fase di dormienza, costituito da 6-8 nodi ed internodi, con gli abbozzi delle infiorescenze e delle foglie ben evidenti oltre al meristema apicale. Con l’avanzare di queste fasi, aumenta il contenuto idrico nei vari organi della vite e, nel contempo, la resistenza alle minime termiche si riduce. Infatti, le gemme in dormienza hanno un contenuto idrico del 40% e resistono fino a -17/-18 °C, mentre nelle fasi fenologiche di "cotone", "punta verde" e "foglie visibili" il contenuto idrico aumenta rispettivamente al 55%, 80% e 85% e la relativa resistenza si abbassa a -8, -3 e -2,5 °C (Snyder e Melo-Abreu 2005).


Gelate primaverili: tipologie e caratteristiche  

Le gelate primaverili tipiche che creano danni, di solito ingenti, sono soprattutto per “irraggiamento notturno”, spesso caratterizzate da assenza di vento, cielo sereno e bassa umidità atmosferica con cessione di calore da parte del suolo e dei tessuti della pianta verso le zone più alte. In tali condizioni, questi ultimi possono raggiungere T° più basse rispetto a quella dell'aria con conseguente formazione di cristalli di ghiaccio all'interno delle cellule e successiva morte. Questa tipologia di gelata, contrariamente a quella per “avvezione”, causata cioè dall’arrivo di un fronte di aria fredda con T° inferiore allo zero, provoca danni più gravi nelle zone più vicine al suolo, tanto che nelle aree più soggette è bene utilizzare sistemi di allevamento ad impalcatura alta quali: cordone libero, casarsa, sylvoz, tendone, pergole e GDC. Inoltre, in funzione dell’umidità relativa dell’aria nel momento dell’abbassamento termico ed in base agli effetti visibili si possono distinguere: 1) gelata con deposito di ghiaccio (brinata): quando l’umidità dell’aria è elevata (> all’80%), la brina si forma in seguito all’abbassamento della T° del vapore acqueo, che condensa e poi ghiaccia depositandosi su foglie, germogli, infiorescenze e tralci; 2) gelata senza deposito di ghiaccio: quando l’umidità dell’aria è bassa (< 40%),  la T° scende senza che il vapore acqueo condensi e ghiacci. Questa è molto più temibile dell’altra perché riesce a raggiungere T° molto più basse e dannose.

Doppia potatura contro le gelate primaverili - Ultima modifica: 2021-04-30T17:58:31+02:00 da Lorenzo Tosi

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