
Il cambiamento climatico e l’alternarsi di periodi freddi e umidi ad altri caldi e siccitosi provoca forti stress in vigneto, che rendono particolarmente interessanti i biostimolanti per la loro capacità di ridurre gli effetti delle criticità ambientali sulle piante.
La presenza sul mercato di un elevato numero di prodotti ad azione biostimolante apparentemente simili nella modalità di azione e nell’efficacia, almeno a livello teorico, rende difficile per l’agricoltore scegliere in maniera razionale. Per districarsi in questa giungla, è importante da un lato conoscere quali sono i composti che esercitano una specifica azione per le piante, mentre dall’altro è indispensabile misurare la loro efficacia: solo attraverso il metodo scientifico è possibile sapere se un biostimolante funziona davvero contro un determinato stress. Al contrario, le applicazioni combinate di più prodotti, spesso, nascondono la vera efficacia di alcuni di essi.
Una delle poche costanti delle ultime annate è, purtroppo, il prolungato stress idrico a cui sono sottoposte le colture, in particolare la vite. Lunghi periodi di siccità a partire dalla primavera e durante tutto il periodo estivo mettono a dura prova i vigneti, con conseguenti perdite di produzione, maturazioni disformi e perdita di qualità finale dell’uva raccolta.
Nel 2024, la collaborazione con il CREA di Gorizia ha validato e certificato l’efficacia di due formulati, entrambi di origine vegetale e due veri gioielli nel panorama dei biostimolanti. Parliamo dell’idrolizzato enzimatico di Fabaceae, di cui Ilsa è stata fautrice dell’inserimento nella normativa italiana dei biostimolanti, e delle alghe del genere Macrocystis, che hanno peculiarità ed effetti specifici rispetto alle tante alghe presenti in commercio.
Risposta della vite allo stress idrico: basi fisiologiche e analisi degli impatti
Le condizioni climatiche locali e l’andamento meteorologico stagionale - ha spiegato Franco Meggio, Dipartimento di Agronomia, Animali, Alimenti, Risorse naturali e Ambiente, Università degli studi di Padova - influenzano in modo significativo lo sviluppo vegetativo della vite, le dinamiche di maturazione e più in generale la resa e la qualità delle uve. Nel recente scenario di cambiamento climatico la viticoltura deve affrontare sfide sempre più significative. La risorsa idrica, in particolare, rappresenta un elemento vitale per la pianta senza la cui disponibilità in alcune aree del nostro paese già oggi non è possibile fare viticoltura senza l’ausilio dell’irrigazione. La vite per molti anni non è stata considerata come una coltura irrigua ma negli ultimi decenni questa visione è cambiata e oggi sempre più vigneti vengono dotati di impianto irriguo. In questo scenario, pertanto, risulta fondamentale: i) conoscere come l’acqua si ‘muove’ nel sistema suolo-pianta-atmosfera, ii) determinare lo stato idrico della pianta e iii) misurare i consumi idrici del vigneto per meglio adattare le pratiche agronomiche alle reali condizioni del vigneto.
Biostimolanti efficaci e unici grazie all'innovazione tecnologica
Nella sua presentazione Angelo Cifarelli, Technical Support Specialist ILSA SpA – Huber AgroSolutions ha spiegato anzitutto le caratteristiche che un biostimolante deve avere per rispondere a un determinato stress per le colture. La presenza di molecole specifiche, che aumentano la tolleranza allo stress idrico, e la loro reale disponibilità per le piante dipendono dalla materia prima di partenza ma anche dal processo con cui vengono estratte. Sul mercato esistono tanti biostimolanti, o presunti tali, per cui è importante saper individuare il formulato davvero efficace contro uno specifico stress. IlsaC-on e Macrils@ sono due biostimolanti vegetali ottenuti con materie prime e processi esclusivi, frutto della ricerca e dell’innovazione di ILSA. Le peculiarità dei due formulati li rendono complementari ed efficaci su vite da vino, sia sull’aumento di produttività e qualità, sia sulla migliore risposta delle piante a periodi di siccità. Aspetto, quest’ultimo, misurato con metodo scientifico, attraverso parametri fisiologici, genetici e agronomici.
PRESENTAZIONE ANGELO CIFARELLI
Sperimentazione di un idrolizzato enzimatico di Fabaceae e di un estratto di Macrocystis
Lo studio presentato da Giovanni Mian, Alma Mater Studiorum, Università di Bologna, è stato condotto per valutare l'efficacia di due prodotti, un idrolizzato proteico da Fabacee e un estratto a base di alga Macrocystis, applicati su Vitis vinifera cv. Merlot. L'obiettivo principale è stato osservare l'effetto di questi trattamenti su diversi parametri fisiologici e produttivi delle piante, in funzione dello stress idrico, e la relativa risposta fisiologica. Sono state considerate tre tesi sperimentali: un controllo non trattato (NT), il trattamento con l’idrolizzato proteico (T1), e il trattamento con l’estratto di alga (T2). Questi composti possono migliorare la resistenza delle piante a stress abiotici come la siccità, attraverso la modulazione di vie metaboliche e l'attivazione di geni legati alla tolleranza allo stress idrico. Le alghe sono anche note per influenzare positivamente la maturazione tecnologica e fenolica delle uve, migliorando la qualità del prodotto finale.
Lo studio ha monitorato l'impatto di questi trattamenti su vari parametri fisiologici come la fotosintesi netta, la conduttanza stomatica, e l'efficienza d'uso dell'acqua, che sono strettamente correlati alla capacità della pianta di mantenere un buon equilibrio idrico durante i periodi di stress. Inoltre, è stata esaminata l'espressione di geni specifici coinvolti nella resistenza a stress idrico, per comprendere meglio i meccanismi molecolari attivati da questi trattamenti.
Parallelamente, sono stati monitorati parametri legati alla maturazione delle uve, come la maturazione tecnologica, che comprende la misurazione del contenuto di zuccheri, acidi e pH, e la maturazione fenolica, che valuta la concentrazione di polifenoli totali nella buccia delle uve. Questi aspetti sono fondamentali per determinare la qualità dell'uva e, di conseguenza, del vino prodotto.
I risultati hanno evidenziato come il trattamento T2 risulti il più efficace nel migliorare sia i parametri eco-fisiologici che quelli agronomici delle piante, sebbene T1; rispetto al controllo non trattato, evidenzi una risposta efficace e positiva. Le piante trattate con T2 mostrano una maggiore capacità fotosintetica, una migliore gestione della CO₂ e un’efficienza nell’uso dell’acqua che si riflettono in una qualità superiore delle uve, evidenziata da un °Brix e un PMI più elevati. Inoltre, l'espressione genica potenziata in entrambi i trattamenti suggerisce una migliore risposta allo stress, con implicazioni positive sulla resa e la qualità del raccolto. Complessivamente, T2 offre le migliori condizioni per ottimizzare la crescita e la qualità delle uve, specialmente durante condizioni di stress idrico duraturo, rendendolo il trattamento più promettente rispetto a NT, migliorando anche la produzione quantitativa. Ad ogni modo, anche T1 risponde allo stress idrico, sebbene in modo inferiore a T2, assicurando una risposta diversa e, ad ogni modo, aumentata rispetto al controllo non trattato. Inoltre, sei evidenzia come sarebbe possibile unire i due prodotti per una risposta della pianta ulteriormente migliorata in condizione di stress, per preservare e migliorare la fisiologia della pianta e qualità delle uve/mosti.