Dal 2025 il Nobile di Montepulciano avrà le sue “Pievi”

Paolo Solini, Direttore Consorzio Vino Nobile di Montepulciano

A partire dal 2025, con l’annata 2021, verrà utilizzata per la prima volta dai produttori del Vino Nobile di Montepulciano Docg la menzione Pieve, con riferimento a specifiche Unità Geografiche Aggiuntive (UGA).

Come sono nate le UGA

Saranno 12 le Pievi, corrispondenti ad altrettanti nomi storici di micro-territori della denominazione - risalenti già all'epoca tardo romana e longobarda - la quale, per esteso, abbraccia 1.300 ettari iscritti a Docg (nel solo comune di Montepulciano), tra i 250 e i 600 metri slm; in più, 214 ettari abilitati a Rosso di Montepulciano Doc.

Un rosso dai numeri di tutto rispetto

Il progetto Pieve è stato fortemente voluto dalle 81 aziende imbottigliatrici associate al Consorzio del Vino Nobile di Montepulciano con l’idea di sviluppare la massima territorialità del grande rosso, un Nobile che vanta numeri di tutto rispetto: 6,9 milioni di bottiglie (e 2,6 di Rosso di Montepulciano) e soprattutto un “tesoretto” da 1 miliardo di € messi insieme valori patrimoniali, fatturato e produzione (che da sola ammonta “appena” a 65 milioni di € l’anno).

La storia

Le 12 UGA individuate dal Consorzio trovano un’identità geografica nel catasto Leopoldino dell‘800, epoca in cui i granduchi di Toscana disegnarono nel territorio di Montepulciano queste “sottozone”, oggi riprese storicamente e geograficamente e innestate con una mole di dati raccolti dal Consorzio a partire da un lontano studio di zonazione, geologico, pedologico, di territorio, realizzato nel ‘96. Dall’incrocio delle banche dati, implementate da studi recenti e analisi integrative, sono state elaborate le mappature delle 12 Pievi: Ascianello, Argiano, Badia, Caggiole, Ciarliana, Cervognano, Gracciano, Le Grazie, San Biagio, Sant’Albino, Valardegna e Valiano.

Come cambia il Disciplinare

Le Pievi si differenziano per una grande variabilità di suoli, esposizioni e altitudini anche al loro interno e il disciplinare prevede criteri più restrittivi, fra cui l’obbligo di almeno un 85% di sangiovese e un 15% di soli vitigni autoctoni: canaiolo, mammolo, colorino, ciliegiolo.

Inoltre l’impiego di uve coltivate in vigne con almeno 15 anni di storia produttiva, un affinamento di 3 anni (minimo 1 di legno e 1 di bottiglia) e altro ancora.

Ne parliamo con il direttore del Consorzio del Vino Nobile di Montepulciano, Paolo Solini, in questa video intervista.

Prossimamente su VVQ un approfondimento sul tema

Dal 2025 il Nobile di Montepulciano avrà le sue “Pievi” - Ultima modifica: 2024-06-11T19:35:18+02:00 da Redazione

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