Preservare i genotipi autoctoni per salvaguardare la viticoltura moderna

Per salvaguardare il patrimonio genetico viticolo presente nei nostri vigneti occorre ricerca dedicata: questo lavoro condotto in Toscana ne è un esempio illuminante

Preservare il patrimonio genetico viticolo significa coltivare un serbatoio di possibilità per nuovi incroci e potrebbe rivelarsi fondamentale non solo per evitare l'erosione genetica, ma anche per ottenere produzioni differenziate e per migliorare l'adattamento del materiale vegetale alle condizioni climatiche locali.

Molte varietà un tempo comunemente citate nei più diffusi trattati di ampelografia non sono oggi più disponibili o rischiano di scomparire. Per questo, recenti sforzi di ricerca si stanno concentrando sul recupero di varietà di viti dimenticate e sulla caratterizzazione di genotipi sconosciuti.

Anche il  lavoro di  Zombardo e colleghi si inserisce su questo filone di ricerca. Questo studio è stato condotto nelle regioni costiere della Toscana, in particolare Candia dei Colli Apuani, Garfagnana, Lunigiana e Levante Ligure, territori con una forte tradizione nella viticoltura, che ha qui però subito un forte declino a causa di fattori ambientali e antropici. Lo studio descritto si è concentrato su alcuni vigneti abbandonati dove i ricercatori hanno raccolto e identificato 99 campioni di vite e ne hanno analizzato il Dna tramite tecniche di genotipizzazione.

L'analisi del DNA e i risultati molecolari hanno fornito preziose indicazioni, tra cui casi di sinonimia, di mancata corrispondenza dei nomi varietali e la scoperta di profili genetici unici. La valutazione dell'ascendenza ha indicato due sottopopolazioni tra i campioni, suggerendo un lignaggio storico della vite nell'area di studio, con varietà come lo Sciaccarello che giocano un ruolo centrale.

Tra i genotipi evidenziati, alcuni noti come Vermentino, Agostenga, Barsaglina e Ciliegiolo che risultano tra le varietà più rappresentate. Sono state trovate anche varietà aggiuntive come l'Albarola, il Bonamico e il Vermentino Nero, che contribuiscono alla ricca diversità genetica.

I genotipi sconosciuti rappresentavano oltre il 20% del campione, evidenziando la rilevanza dei vitigni non documentati in passato. La valutazione fenotipica, compreso il profilo degli antociani, ha rivelato tratti preziosi per la vinificazione; in particolare alcuni genotipi hanno mostrato qualità promettenti per la produzione di vino rosso, grazie alla loro composizione di antociani.

I risultati di questa ricerca hanno fatto luce sulla composizione del patrimonio genetico viticolo autoctono della regione considerata e hanno permesso di identificare e caratterizzare numerosi genotipi noti e sconosciuti e creare una preziosa collezione di vigneti che comprende la maggior parte di essi. Questo lavoro ha gettato le basi per il potenziale utilizzo di alcuni vitigni che probabilmente un tempo erano più diffusi e che d'ora in poi potranno essere nuovamente disponibili per contribuire al sostegno della viticoltura con varietà al passo con i cambiamenti territoriali e climatici.

Alessandra Zombardo, Sergio Puccioni, Manna Crespan, Paolo Storchi, Rita Perria, Vincenzo Tosi, Pierpaolo Lorieri, Daniele Migliaro Protection of viticultural biodiversity: genetic and phenotypic characterisation of grapevine varieties from the northwest coastal area of Tuscany (Italy)”. Pubblicato in Vol. 58 No. 3 (2024): OENO One. Disponibile qui

Nel numero di dicembre 2024 di VVQ, un approfondimento su questa ricerca, a cura dei suoi Autori

Preservare i genotipi autoctoni per salvaguardare la viticoltura moderna - Ultima modifica: 2024-09-18T13:57:47+02:00 da Redazione

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