
Per le aziende vitivinicole le virosi della vite sono sinonimo di perdite economiche, produzioni ridotte e scarsa qualità. Le due principali patologie, la degenerazione infettiva e l’accartocciamento fogliare, sono diffuse soprattutto nei territori storicamente vocati alla viticoltura, come le aree DOCG Soave e Prosecco, compromettendo pesantemente la qualità dell’uva e la redditività del settore.
Garganega e Glera al centro del progetto
E proprio su due vitigni simbolo di questi territori, Garganega e Glera, si concentra un nuovo studio messo in campo da CECAT (Centro per l’Educazione, la Cooperazione e l’Assistenza Tecnica), con il CREA (Consiglio per la Ricerca in Agricoltura e l’Analisi dell’Economia Agraria) e Agridinamica, studio tecnico e di sperimentazione agronomica con sede a Nove (VI), insieme a tre importanti realtà vitivincole del Veneto: Cantine Vitevis di Montecchio Maggiore (VI), Azienda Agricola Inama di San Bonifacio (VR) e Azienda Agricola Ben Ben di Monteforte d’Alpone (VR).
Il gruppo di ricerca comprende esperti in patologia viticola, agronomia ed economia, che condivideranno le loro esperienze e competenze. L’obiettivo è capire come questi virus interagiscono con la pianta interferendo sulla sua capacità produttiva e testare alcune strategie naturali ed ecocompatibili per migliorare la produttività delle viti colpite. Il progetto, denominato “Condiviso”, prosegue lo studio “DI.VI.NE.”, avviato nel 2022, che aveva condotto all’analisi economica dei danni causati dai nematodi, responsabili della diffusione della degenerazione infettiva, e alla selezione di alcuni concimi in grado di migliorare le produzioni.
Necessari interventi urgenti
“Le virosi possono bloccare la produzione già a partire dai primi anni di impianto - spiega Serafino Mattiazzo, Presidente del CECAT -. Nemmeno l’estirpo dei vigneti malati e il rimpianto di barbatelle sane riescono a risolvere il problema. Per controllare i nematodi servirebbe, infatti, il riposo del terreno o la rotazione delle colture per diversi anni, soluzioni entrambe improponibili per le zone tradizionalmente coltivate a vigneto, specialmente in collina. È fondamentale, quindi, procedere con nuove sperimentazioni per individuare al più presto un protocollo utile per contenere i danni causati dalla virosi della degenerazione infettiva dei vigneti”.
Secondo la precedente ricerca, il principale danno per le aziende vitivinicole causato da questa malattia è la perdita produttiva, che in alcune tipologie di vigneto può raggiungere il 50%. Questo comporta un aumento significativo dei costi, sia diretti che indiretti, per i viticoltori. Tra questi, i costi per la sostituzione delle piante infette, per la concimazione organica necessaria a compensare la minore vitalità del vigneto e per la manodopera, dovuta a interventi più frequenti come palizzatura, potature di soccorso e cimature aggiuntive. Inoltre, le virosi possono ridurre la vita media del vigneto, che da 25 anni può scendere fino a 15, incrementando ulteriormente i costi di ammortamento.
“Ora, l’obiettivo principale del progetto “Condiviso” - precisa Vally Forte, Responsabile scientifica del progetto e tecnologa del CREA - è creare soluzioni immediatamente applicabili, rispettose dell’ambiente e capaci di migliorare la sostenibilità economica delle aziende. Si tratta di una nuova opportunità per le imprese vitivinicole, che potranno avvalersi di strumenti innovativi, migliorando la qualità del prodotto e il reddito aziendale senza rinunciare alla sostenibilità ambientale. I risultati saranno condivisi attraverso attività di divulgazione e formazione, con l’obiettivo di trasferire conoscenze e soluzioni concrete agli operatori del settore”.