Quello che è successo nella Valle dei Laghi è la dimostrazione che, qualche volta, non servono mega “business plan” per fare apprezzare il lavoro di una famiglia di vignaioli. A Pergolese (Tn) quattro amici soci dell’Associazione Vino Santo Trentino, partendo da un’idea di valorizzazione di un’uva particolare il Rebo, sono infatti riusciti a trasformare una semplice idea in un progetto vincente.
Un'esperienza mutuata dal Vino Santo Trentino
Reboro è il nome del nuovo vino lanciato - sull’esempio di altri vini nobili come il Vino Santo della Valle dei Laghi - dall’azienda agricola Pisoni di Pergolese dei cugini Marco e Stefano, da Alessandro Poli dell’azienda Poli Giovanni e a quello prodotto da Graziano Poli dell’azienda Poli Francesco di Santa Massenza.
La produzione è nata per affinità dall’esperienza maturata con il Vino Santo, che nasce dall’uva Nosiola asciugata dall’ora del Garda e appassita sulle “arele”(graticci).
Crescita costante
L’ispirazione ha portato i quattro amici nel 2011 ad appassire le prime partite di uva Rebo, uva rossa messa a punto da Rebo Rigotti. Da questi tentativi, e da successivi miglioramenti, è nato il Reboro. Le bottiglie prodotte nel 2011, sono state messe in commercio per la prima volta nel 2015 dopo 3 anni di invecchiamento in legno e uno in bottiglia e visto il gradimento l’anno successivo le prime 2500 bottiglie sono raddoppiate, e poi l’aumento della produzione è stato costante nell’ordine del 20-25% all’anno.
Ora la produzione dell’azienda Pisoni che è la più grande produttrice, è sulle 10 mila bottiglie l’anno e unita a quella di Alessandro Poli dell’azienda Poli Giovanni e a quello prodotto da Poli Graziano dell’azienda Poli Francesco, la produzione annua supera le 25 mila bottiglie. Il prezzo al dettaglio si aggira fra i 30 e i 35 euro a bottiglia, con una bella valorizzazione di questa uva Rebo vitigno frutto di un incrocio fatto da Rebo Rigotti, illuminato agronomo e genetista della valle dei Laghi, ricercatore della Fondazione Mach, che nel secondo dopoguerra ha incrociato Merlot e Teroldego, ottenendo un vitigno a bacca rosso con “padre” di origine austriaca è “madre” francese.
Un vino con sangue europeo
Un vino europeo, sottolinea Pisoni. Il successo di questo vino è la dimostrazione che ciò che contano solo le idee, quando si ha a disposizione una ottima materia prima. Il progetto è condiviso da tutte le aziende dell’associazione vignaioli Vino Santo ed a breve vedrà anche altre etichette arrivare sul mercato visto l’ottimo gradimento che questo prodotto ha avuto nonostante il prezzo non modesto al quale le bottiglie sono state messe in vendita. Le potenzialità sono enormi, molto maggiori di quelle esistenti per lo storico Vino Santo visto che questo è inserito in un segmento di mercato che non raggiunge il 2%, mentre il Reboro, vino rosso per eccellenza si inserisce in un segmento che raggiunge il 50% del vino commercializzato.
Adotta la tua vite
Ora il nostro obiettivo affermano i tre produttori, è quello di far conoscere il nostro prodotto ad una vasta platea di estimatori, in quest’ottica va vista anche la campagna d’informazione lanciate in occasione delle feste di fine anno alle centinaia di appassionati di questo vino che nel maggio scorso avevano sostenuto il progetto “Your vine, your wine” che aveva portato persone di mezzo mondo a Pergolese a porre ad una vigna appena piantata dalla quale si otterrà il Reboro, l’etichetta in rame con il nome dl sostenitore.