L’emergenza sanitaria farà sentire i suoi effetti negativi anche sui consumi di bevande alcoliche ancora per lungo tempo.
è quanto emerge dalle stime recentemente pubblicate da International Wines and Spirits Record (IWSR).
Una flessione rilevata su base annua essenzialmente causata dai mesi di lockdown e dal ristagno dei mercati, ma condizionata a livello globale anche dai dazi statunitensi e dagli interrogativi legate alla Brexit, che al di là di un recupero sostanziale durante il 2021, stando alle stime IWSR tornerà ai livelli pre-Covid soltanto nel 2024.
Ma al di là dei volumi, è interessante riflettere sull’evoluzione di alcuni indicatori qualitativi e dei modelli di consumo: il confinamento e le restrizioni causate dalla pandemia Covid-19 causeranno – in parte hanno già causato – un cambiamento delle abitudini di clienti e dei consumatori, fattori che inevitabilmente andranno a condizionare i processi produttivi e l’offerta di mercato.
Un cambiamento in atto
Alcuni segnali di mutamento e di adeguamento del settore erano in realtà percepibili anche in epoca pre-Covid tanto che il Report IWSR riporta tra l’altro trend e indicatori, tra i quali l’incremento della domanda di bevande a basso contenuto alcolico e calorico, che già prima dell’emergenza sanitaria rischiavano di erodere spazi di mercato ai vini.
Tuttavia, stando alle stime IWSR, le conseguenze del confinamento sociale accentueranno
ulteriormente alcune tendenze e mostreranno un «effetto più profondo e duraturo sull'industria delle bevande rispetto a qualsiasi altra circostanza sperimentata prima» ha detto Mark Meek, CEO di IWSR Drinks Market Analysis.
Quali indicatori
Per quanto riguarda i vini, le stime IWSR confermano un trend positivo per i vini spumanti – in crescita già nel 2019 del +1,4% in volume e +3,6% in termini di fatturato – a scapito tuttavia dei vini fermi che complessivamente, senza considerare quindi le eccezioni territoriali, subiranno un rallentamento dei consumi. In questo senso, la flessione dei consumi di vino negli Stati Uniti, registrata a metà gennaio sempre dalla IWSR dopo 25 anni di crescita (clicca per leggere l'articolo pubblicato su questo sito), rappresenta un segnale significativo ma certamente non l’unico sul quale riflettere. Un dato infatti assolutamente rilevante rispetto alle prospettive commerciale dei vini riguarda il forte incremento della domanda di bevande a basso contenuto alcolico e calorico, cd. Ready to Drink, che secondo le stime IWSR nel 2019 hanno registrato un incremento pari a +19,6% in volume e +18,8% in valore.
Si tratta di una categoria di bevande fortemente rappresentata dagli hard seltzer, il cui volume dovrebbe crescere del +7,2% in volume nel periodo 2019-2024. Stesso trend per la birra low alcol che, con un incremento dei consumi pari a +15,2% ed un’ulteriore crescita di +8,1% nei prossimi 5 anni, traina addirittura l’intero comparto birrario.
Più e-commerce
Non c’è dubbio che il periodo di lockdown abbia stimolato la crescita della spesa online, fenomeno che, anche nella fase pre-Covid, già custodiva un ampio margine di miglioramento.
Un trend che secondo la ricerca IWSR, nel 2019 ha riguardato tutte le categorie di bevande alcoliche: su 16 mercati strategici monitorati infatti, tutti hanno confermato una crescita delle vendite online in termini di valore, tendenzialmente più rapida rispetto alla vendita diretta. In particolare, gli acquisti di vino e di birra hanno complessivamente registrato un incremento del valore pari a +18% e +14%, a fronte di un incremento totale dei mercati di riferimento in entrambi i casi pari a +1%.
Obiettivo resilienza
Al di là dei trend tracciati a livello globale, il settore Made in Italy ha in parte già raggiunto l’obiettivo resilienza, dimostrando, nonostante le criticità e la crisi di liquidità, capacità di adattamento e di risposta ai profondi cambiamenti provocati dal periodo Covid-19. In effetti, come anche rilevato dai Report Ismea sulla domanda e l’offerta dei prodotti alimentari nell’emergenza Covid-19, la Grande Distribuzione Organizzata ed il canale e-commerce hanno comunque soddisfatto la domanda interna, peraltro con un alto tasso di incremento delle vendite a partire dal mese di maggio, ma ciò nonostante non hanno potuto certamente compensare le perdite, in particolar modo in termini di valore, complessivamente accumulate nel periodo di emergenza e sostanzialmente causate dalla battuta d’arresto del canale Ho.Re.Ca..
Rispetto alle prospettive del commercio estero, occorre considerare che, a fronte di un calo dei consumi piuttosto generalizzato, che secondo IWSR coinvolgerà i mercati europei, asiatici e quelli del Nord America, la fase di uscita dalla crisi e la gestione della fase post-Covid non è, né sarà, simultanea né sarà caratterizzata da uguali restrizioni e livelli di flessibilità: un elemento su cui riflettere rispetto agli sforzi, anche in termini di promozione, che occorrerà concentrare per riprendere e mantenere quote di mercato internazionale.