Tra Pantelleria e Sicilia una battaglia sulla modifica del disciplinare

Vigneti di Zibibbo ad alberello sulle coste pantesche
Il Consorzio di tutela vota a maggioranza “produttiva” la modifica che introduce la possibilità della menzione supplementare “Sicilia” in etichetta. I produttori isolani si mobilitano in un comitato per evitare”l’annessione”. Una questione che sta diventando vitale per una produzione di qualità ormai ridotta al 5% del potenziale produttivo di qualche decennio fa

Non si placano le polemiche sulla Doc Pantelleria. Il 10 luglio il comitato I Viddrani ha infatti lanciato una petizione indirizzata al Ministro dell’Agricoltura Sen. Gian Marco Centinaio, per non approvare la modifica del nominativo Vini Doc Pantelleria – Sicilia, votato di recente dal Consorzio Vini Doc di Pantelleria.

Strappo istituzionale

Quello consumato sulla modifica del disciplinare della Doc di Pantelleria è infatti un vero e proprio strappo istituzionale. L’assemblea del Consorzio di Tutela lo scorso 15 giugno ha deciso infatti di modificare il disciplinare di produzione, consentendo di inserire in etichetta la menzione Sicilia, non gradita a buona parte dei piccoli produttori isolani.

Vincenzo Campo, sindaco di Pantelleria

Furioso anche il sindaco di Pantelleria, Vincenzo Campo: «Ci saremmo aspettati piuttosto un’altra modifica, e cioè l’eliminazione della deroga per l’imbottigliamento fuori dall’isola, o ancora l’istituzione di una Docg. Questi cambiamenti sì, avrebbero avuto il consenso di tutti…». E, invece, adesso, una volta consumato lo strappo istituzionale, il sindaco taglia corto: «L’Amministrazione comunale ritirerà il sostegno al Pantelleria Doc Festival, si appellerà al ministero contro questa modifica del disciplinare e darà mandato ai legali per far cancellare dalla Doc Sicilia la possibilità di usare la dicitura Zibibbo». Insomma, la guerra è dichiarata.

Secondo il sindaco pantesco, Benedetto Renda, presidente del Consorzio di Tutela nonché amministratore delegato delle Cantine Pellegrino (con sede a Marsala), avrebbe dovuto rinviare l’assemblea dei soci per potere discutere prima la proposta in sede “politica”. «Probabilmente si sarebbe arrivati alla medesima decisione - osserva sempre il sindaco Campo - ma tutto ciò sarebbe avvenuto con il coinvolgimento di tutti i produttori, anche di quelli che non aderiscono al Consorzio di tutela. Presa così, invece, la decisione appare come un colpo di mano e uno sfregio a tutta Pantelleria».

Voto ponderato in base al “peso”

Al Consorzio di tutela aderiscono solo 9 dei 18 produttori di vino a Doc Pantelleria; ma questi nove rappresentano il 90% della produzione. Non deve stupire, dunque, che la proposta del Cda sia passata a larga maggioranza: su 2.618 votanti, i favorevoli sono stati 2.333, i contrari 285 e gli astenuti 19. Il voto non viene espresso per “testa” ma, secondo statuto, è ponderato sulla base della quantità di prodotto rappresentato da ciascun operatore. Cosicché, è bastato il voto delle due cantine più grandi, Pellegrino e Donnafugata, con l’aggiunta dell’azienda De Bartoli che in un primo tempo si era invece dichiarata contraria, a fare passare la proposta di modifica del disciplinare.

Le ragioni del Consorzio

Benedetto Renda, presidente del Consorzio di tutela Pantelleria Doc

«Scrivere o meno l’indicazione Sicilia in etichetta è lasciata alla volontà dei singoli, ma siamo sicuri che da questa modifica del disciplinare i vini di Pantelleria potranno trarre molti benefici - spiega il presidente Renda-».

«Il brand Sicilia - continua - è più conosciuto di quello di Pantelleria e può aiutare i consumatori a comprendere meglio l’origine dei vini panteschi. Con questa modifica, inoltre, c’è la possibilità di usufruire dei vantaggi del massiccio piano di promozione del Consorzio Doc Sicilia nonché di incrementare il livello di tutela della denominazione “Pantelleria”, avvalendosi dei servizi di vigilanza del Consorzio Doc Sicilia il quale, avendo ottenuto il riconoscimento “erga omnes”, è investito di ampi poteri di controllo».

Le obiezioni dei panteschi

Tra coloro che sostengono che la denominazione Pantelleria potrebbe essere facilmente un marchio di successo per il vino dell’isola, c’è anche Salvatore Gabriele, per anni sindaco di Pantelleria e oggi presidente del parco nazionale istituito nell’isola: «Qui - ricorda - insistono due patrimoni Unesco, direttamente collegati alla produzione del vino: la pratica agricola della coltivazione della vite ad alberello e i muretti a secco». E da non dimenticare poi, l’esistenza a Pantelleria dell’unico parco nazionale della Sicilia. Tutti motivi culturali, in sostanza, a sostegno del brand pantesco.

Ma in ballo ci sono tuttavia altre questioni. Che poco hanno a che vedere con la cultura e la tradizione. Da dodici anni non viene firmato un accordo interprofessionale per l’uva da vino. La preziosa uva di Zibibbo (Moscato d’Alessandria) non viene pagata abbastanza, sostengono i piccoli “viticoltori eroici” dell’isola che hanno ormai una età media superiore ai 60 anni.

Nel 2018 ne hanno prodotto appena 18 mila quintali rispetto ai 400 mila che si producevano fino ad alcuni decenni fa. In assenza della giusta remunerazione dell’uva - che si traduca in un reddito capace di indurre i giovani a tornare alla terra - anche questo prodotto di lusso e di nicchia rischia ora di scomparire.

La petizione de "I Viddrani"

Proprio per scongiurare questa evenienza, si è attivato il comitato de “I Viddrani”. La loro petizione ha già trovato oltre 80 firmatari su 100. Il comitato de I Viddrani di Pantelleria, di cui Rosanna Gabriele è presidente, vuole così sensibilizzare in merito al cambio di denominazione dei Vini Doc Pantelleria – a cui, se venisse ratificata la scelta del Consorzio Vini Doc di Pantelleria, verrebbe aggiunto  l’appellativo “Sicilia”. Snaturando di conseguenza l’unicità del prodotto “Pantesco”.

Tra Pantelleria e Sicilia una battaglia sulla modifica del disciplinare - Ultima modifica: 2019-07-12T07:26:11+02:00 da Lorenzo Tosi

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