Da zero a quasi tremila metri di altitudine in meno di 35 chilometri.
La dimensione dell’Abruzzo è quella verticale: le tre catene montuose che, da est a ovest, sorreggono l’architettura del territorio di questa Regione dell’Italia centrale, facendola assomigliare ad una cattedrale gotica a tre navate, hanno svolto nei secoli una funzione di barriera che ha preservato un ambiente intatto dove oggi trova spazio la più alta densità di parchi naturali del nostro Paese.
Mare e monti
La catena orientale è la più elevata. Sulla mappa è tratteggiata dalle cime dei Monti della Laga, della Maiella e soprattutto del Gran Sasso che, con i 2.912 chilometri del Corno Grande, rappresenta il vertice più elevato di tutto il sistema degli Appennini. Da qui alle spiagge di Giulianova e Roseto degli Abruzzi ci sono, per l’appunto meno di 35 chilometri in linea retta. In questa stretta fetta di territorio collinare, mitigata dall’influsso benefico del mare Adriatico, trovano spazio alcune tra le più rappresentative espressioni dell’enologia abruzzese.
Tra queste spicca Fattoria Nicodemi a Notaresco, in Val Vomano, nel cuore della docg delle Colline Teramane. Una realtà vitivinicola famigliare impegnata nella tutela della tipicità, della biodiversità e paladina del biologico. Una tenuta di 38 ettari complessivi, di cui 30 vitati a corpo unico, che beneficia di una fortunata esposizione verso sud-est a un’altitudine media di 300 metri.
Vigneti protetti dal climate change
«Qui i filari di Montepulciano e Trebbiano d’Abruzzo – spiega Alessandro Nicodemi -, protetti dal massiccio del Gran Sasso alle spalle e spettinati dall’umida brezza dell’Adriatico lontano solo 10 km, godono di un’escursione termica e di una ventilazione salutari per la maturazione dell’uva».
«E il suolo ricco di calcare e argilla imprime ai nostri vini una forte personalità distintiva». I vigneti degradano a rittochino convergendo a raggiera verso il laghetto aziendale a profilo triangolare che mitiga e disseta le viti, proteggendole dagli eccessi termici innescati dal climate change.
Sinergie famigliari
Alessandro guida assieme alla sorella Elena l’azienda famigliare dall’inizio del millennio. I due fratelli, romani di nascita ma abruzzesi di adozione, si dividono i compiti secondo le inclinazioni dei rispettivi caratteri. La versatilità spinge infatti Elena a occuparsi di una gestione commerciale che la vede impegnata a viaggiare all’estero, dove l’azienda esporta l’80% della produzione.
Assieme al fratello, grazie alla collaborazione di un giovane e dinamico gruppo di lavoro aziendale, segue tutte le fasi del ciclo produttivo. Il carattere estroverso e socievole di Alessandro lo sta tra l’altro sorreggendo nell’arduo compito di rivitalizzare la reputazione dei vini abruzzesi nel suo ruolo di presidente del Consorzio di tutela della Doc Abruzzo (v riquadro in fondo). È sempre presente in azienda e si occupa in prima linea della risoluzione dei problemi, del rapporto con i collaboratori aziendali e degli aspetti amministrativi.
Alessandro ed Elena hanno ereditato dal padre Bruno, scomparso prematuramente più di venti anni fa, la stessa passione per la salvaguardia dell’ambiente e degli elementi che caratterizzano la tipicità di un territorio unico.
Paladini del biologico
Per questo hanno scelto di gestire i vigneti seguendo i dettami del metodo biologico senza l’impiego di erbicidi, agrofarmaci o fertilizzanti chimici, affidandosi a Suolo e Salute come ente di certificazione. «L’agricoltura biologica - dice Alessandro citando Jeremy Rifkin – tratta il terreno come una comunità vivente e la nostra attenzione è massima nella tutela della biodiversità di quello che sta sopra e sotto il suolo».
I vantaggi della pergola modificata
È per questo che Fattoria Nicodemi è tra i pionieri dell’inerbimento spontaneo permanente dell’interfila. «Il suolo - spiega Alessandro- deve essere rispettato riducendo al massimo le lavorazioni e lasciando che siano gli apparati radicali delle specie erbacee a garantire la necessaria ossigenazione e l’arricchimento della fertilità organica».
Una scelta favorita dall’evoluzione dell’habitus dei vigneti di Tenuta Nicodemi. L’Abruzzo è infatti la patria di pergole e tendoni, forme d’allevamento coperte altamente produttive. La ricerca del migliore compromesso tra qualità, sostenibilità e resa sta però spingendo i fratelli Nicodemi ad una progressiva adozione della pergola modificata, dove la copertura delle strisce di chioma orizzontale sorrette da fili e bracci metallici montati su pali è alternata a strisce di terreno scoperto. Una soluzione che aumenta la circolazione dell’aria tra i filari, preservando l’uva dalle alte temperature e dagli attacchi dei patogeni fungini come la peronospora, assicurando anche migliori condizioni di lavoro agli operatori.
L’attenzione per la tipicità è sorretta anche dalla scelta di salvaguardare i biotipi aziendali di vite utilizzando anche per i nuovi impianti solo le selezioni massali provenienti dalle vecchie vigne.
«Crediamo nella biodiversità – assicura Alessandro- e la salvaguardia di ciò che di buono è stato fatto nel passato, come la selezione dei cloni delle vecchie vigne, veri pilastri della tipicità abruzzese, è un modo coerente per dimostrarlo». «Rispettare la terra – continua - significa anche non gravare sulle sue risorse, così abbiamo scelto di fare affidamento solo su fonti energetiche rinnovabili e oggi l’intera azienda funziona con l’energia solare».
Vini che parlano la lingua del territorio
Una filosofia aziendale che si ritrova anche nella gestione della fase di cantina. «Fare il vino - afferma Elena- richiede molta pazienza, rispetto della tradizione, ma anche velocità d’innovazione». «Ci piace che i nostri vini parlino con fierezza la lingua del territorio che li produce e per questo li abbiamo liberati del superfluo, evitando le lavorazioni di cantina più invasive». Una ricerca dell’autenticità che si rispecchia anche nella scelta di limitare la produzione aziendale ai due vitigni più caratteristici: Montepulciano Colline Teramane Docg e Trebbiano d’Abruzzo Doc.
Vitigni a cui Elena e Alessandro hanno dedicato grande attenzione, declinandoli nelle due linee:
- “Le Murate”, dal nome di una delle antiche contrade di Notaresco, i vini più classici delle Tenute Nicodemi, espressione autentica del territorio;
- “Notàri”, le selezioni che richiamano in etichetta l'antico nome del Comune teramano di Notaresco.
Contenitori che non “marcano” il vino
A fianco a questi, dal 2017, è stata lanciata la special edition del Trebbiano Cocciopesto, uno degli ultimi progetti di Nicodemi. Una piccola produzione da 1.200 bottiglie l’anno ottenuta da una vinificazione in giare di cocciopesto. Per la loro personalissima interpretazione dei vini bianchi a lunga macerazione i fratelli Nicodemi hanno infatti scelto un materiale il più possibile inerte, per non coprire l’espressione del territorio.
Un impasto a crudo di laterizi, frammenti lapidei, sabbia, legante e acqua, essiccato all’aria. Questa antica miscela protegge vini e mosti dalle ossidazioni meglio della terracotta senza marcare con aromi secondari e veniva utilizzata, sin dai tempi dai Romani, per rivestire gli acquedotti, le cisterne e le vasche termali. Per la produzione del Trebbiano Cocciopesto le uve vengono diraspate, ma non pigiate, e fermentate con lieviti indigeni. Dopo dieci giorni di macerazione e follature manuali, eseguita la svinatura, il vino torna nel cocciopesto per terminare la fermentazione e dove successivamente affina fino all’imbottigliamento che avviene senza filtrazione.
Il risultato è un vino dal colore giallo intenso, con fragranze di erbe aromatiche come mentuccia e tarassaco, descrittori che imprimono nella mente la suggestione di un “effetto inerbimento”.
In bocca è pieno e sapido, avvolgente e persistente sul palato con un finale intenso di spezie.
Un nuovo disciplinare per rafforzare
la denominazione Abruzzo
Una sola Igt che va a inglobare le otto attualmente esistenti; l’introduzione della menzione Superiore e Riserva per le Dop d’Abruzzo; 4 appellazioni provinciali per rafforzare le Dop e il marchio “d’Abruzzo” che abbraccerà tutti i vini prodotti in regione; limite di coltivazione che sale a mille metri come reazione all’effetto climate change.
Sotto la gestione del presidente Alessandro Nicodemi sta per essere finalmente pubblicata in Gazzetta Ufficiale la modifica del disciplinare che il Consorzio Vini d’Abruzzo ha avviato tre anni fa.
Le modifiche introdotte, arrivano a cinquant’anni dalla nascita della denominazione e puntano a rafforzare l’identità regionale attraverso le appellazioni territoriali che ora rappresentano il vertice della piramide della qualità dei vini regionali:
- Colline Teramane,
- Colline Pescaresi,
- Terre de L’Aquila,
- Terre di Chieti.
Queste quattro sottozone entrano nelle denominazioni regionali: Abruzzo Dop; Cerasuolo d'Abruzzo Dop; Montepulciano d'Abruzzo Dop, Trebbiano d'Abruzzo Dop con la possibilità di indicare le tipologie Superiore e Riserva (tranne che per il Montepulciano Colline Teramane Dop, per non sovrapporsi alla Docg).
Sullo sfondo di questo cambiamento c’è anche la volontà di ridurre la quota di imbottigliato fuori zona di produzione, oggi tra i più alti tra le denominazioni italiane, assicurando un maggiore controllo e più ampie chance di valorizzazione.