Un confronto a tutto campo sulle fitopatie della vite con particolare riferimento alla flavescenza dorata nelle regioni del Triveneto, dal Trentino Alto Adige al Veneto e al Friuli Venezia Giulia, è quello che si è svolto stamane all’Istituto Agrario di San Michele, organizzato della Fondazione Mach.
Strategia comune cercasi
In apertura della mattinata, l’introduzione del dirigente del Centro di Trasferimento Tecnologico, Claudio Ioriatti, che ha sottolineato l’importanza di questo confronto con tutte le realtà che si trovano ad affrontare la stessa emergenza. «È per noi fondamentale - ha sottolineato il dirigente -, mettere a fuoco le esperienze fino ad ora maturate nelle diverse Province e Regioni, per poi individuare una strategia comune da estendere a livello nazionale all’interno del comitato scientifico allestito ad hoc di recente per affrontare l’emergenza FD». «Per quanto riguarda il 2022 - ha detto Ioriatti - usciamo da una campagna complessivamente non difficile nella difesa della vite», al punto che, come ha ricordato il tecnico del CTT Daniele Bondesan: «per la produzione integrata abbiamo potuto ridurre il numero di trattamenti di un terzo e i grappoli sono arrivati alla vendemmia perfettamente sani».
L'escalation dal 2019 dopo la revoca dei fosforganici
Per quanto riguarda la flavescenza dorata il confronto di San MIchele ha portato ad evidenziare una situazione assai variegata, anche se con un denominatore comune tra i ricercatori e dai docenti universitari: «su un problema come quello della flavescenza siamo stati tutti colti di sorpresa, non eravamo preparati a combatterla adeguatamente».
«In Friuli - ha affermato Pierbruno Matton del Servizio fitosanitario regionale -, è nota dal 1997. Fino al 2019 siamo riusciti a tenere sotto controllo il vettore Scaphoideus titanus con una difesa generalizzata su tutti i 29.800 ettari di vigneti con un solo trattamento».
«Dal 2019 la situazione è cambiata per la revoca dal commercio di alcuni principi attivi validi».
«Per noi - ha concluso- la lotta obbligatoria su tutti i vigneti è fondamentale. Altra pratica indispensabile emersa è quella del costante monitoraggio, per arrivare ad un tempestivo estirpo di tutte le piante sintomatiche».
Estirpare subito
«Una cosa certa - ha affermato Sergio Carraro del Servizio Fitosanitario – è che in Veneto dei 100 mila ettari di vigneti presenti ben 22 mila sono interessati dalla flavescenza dorata», affermazioni emerse dalla relazione presentata anche a nome delle Università di Verona e di Padova.
Sull’importanza dei controlli e dell’obbligo dell’immediato estirpo delle piante sintomatiche ha insistito anche Lorenza Tessari del Servizio Fitopatologico trentino. «Fondamentale è il costante monitoraggio anche per verificare se l’ordine di estirpo è stato rispettato e coloro che non lo fanno vanno sanzionati».
Il bilancio dell’annata 2022
«Il 2022 sarà archiviato come un grande anno per i vini rossi trentini, ha affermato Luciano Groff, storico tecnico enologo prima dell’Esat e poi della FEM-». «Siamo in presenza di una produzione che è stata superiore del 13% a quella dello scorso anno e dell’8% rispetto alla media dell’ultimo decennio». La produzione complessiva è stata di 1240.000 quintali e quella record dei bianchi 954 mila quintali.
Un mese di marzo molto freddo ha ritardato la partenza della vegetazione molto importante per evitare le gelate tardive sempre più frequenti, a maggio un’ottima fioritura e allegagione, quindi un estate calda ma il Trentino con il suo micro clima di montagna non ha sofferto più di tanto, anzi i rossi ne hanno beneficiato, perché poi è arrivata la pioggia e il fresco fino alla vendemmia con le uve in piena salute. Qualche problema in più per i bianchi che hanno perso a causa del caldo un po’ di acidità, si è supplito iniziando la vendemmia del base spumante il 16 agosto. Ora, le basi spumante assaggiate sono eccellenti afferma Groff.