Radici che affogano nell’indifferenza

Vigneti alluvionati
La tragica doppia alluvione in Romagna coglie la ricerca viticola di sorpresa. Tra tanti dati sperimentali sulla resistenza alla siccità dei portinnesti, mancano invece quelli sui ristagni idrici primaverili.

Mille frane attive che sfregiano boschi e colline, 305 interruzioni stradali, 43 Comuni interessati da allagamenti, 54 da fenomeni di dissesto idrogeologico.

Case invase dal fango, pianure coperte da ristagnanti lagune, borghi collinari irraggiungibili, vigneti inghiottiti da voragini, cantine cancellate da smottamenti. Un’apocalisse inattesa ha colpito la Romagna con la doppia perturbazione del 2 e del 16 maggio. Più di settecento millimetri di pioggia caduti in due sole notti.

Un doppio fronte monsonico il cui effetto distruttivo è stato accentuato dai precedenti quattro mesi di siccità invernale. La tropicalizzazione del clima della fascia un tempo detta temperata è uno degli effetti più annunciati del climate change, ma ci ha colto alla sprovvista.

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Nuove ricette contro il dissesto

La presenza di alberi secolari di alto fusto non ha salvato i boschi, nemmeno quelli più curati. L’inerbimento permanente non ha trattenuto i vigneti, né quelli sistemati a rittochino né quelli a cavalcapoggio. Gli agronomi dovranno studiare più efficaci sistemazioni per riconsolidare, attraverso rinaturazione dei crinali con essenze antierosive, geotessuti, ecc,  l’orografia e consentire ai vigneti di trovare ancora il loro spazio sull’appennino romagnolo.

Incognita ristagni idrici

E la ricerca genetica sui portinnesti della vite, ripartita di gran lena negli ultimi decenni, dovrà arrendersi all’evidenza di essere stata colta di sorpresa. La bibliografia scientifica è infatti zeppa di studi sulla resistenza allo stress idrico o salino, nessuno sui ristagni idrici.

Gli unici dati disponibili sulla tolleranza all’asfissia radicale sono infatti datati e riguardano il periodo invernale, quando la vite è in riposo vegetativo. Nessuno l’ha verificata in primavera, quando le radici sono in piena attività e dettano il trasferimento di acqua e nutrienti alla parte aerea delle piante.

La vite selvatica è più tollerante perchè si è evoluta in luoghi umidi e periodicamente asfittici, mentre i portinnesti di sangue americano, soprattutto quelli con prevalenza di Vitis rupestris, lo sono molto meno.

I vigneti della pianura forlivese e ravennate diventano così un esteso campo sperimentale per verificare, in una sorta di roulette russa per i produttori, se è vero che le piante innestate su portinnesti come Kober 5BB sono più resistenti rispetto a SO4, 1103Poulsen e soprattutto 420A.

Quanto si resiste sott’acqua?

I sintomi di sofferenza sulla vegetazione sono simili a quelli per lo stress idrico da siccità, appaiono dopo pochi giorni e possono compromettere definitivamente il vigneto dopo una-due settimane. L’unico fattore in favore della vite è rappresentato dal lungo periodo di siccità che ha preceduto la doppia alluvione. I terreni erano infatti ben al di sotto della loro capacità idrica, l’acqua si è infiltrata in profondità nel suolo lungo le crepe e le spaccature, ma non lo ha imbibito completamente, lasciando (si spera) sacche di aria utili per la respirazione radicale. Se l’acqua che ristagna in superficie viene allontanata per tempo, la vite può forse riprendersi. Ovvero fare i conti con gli altri problemi causati dalle alluvioni: colatura dei fiori e impossibilità di eseguire i trattamenti antiperonosporici.


Edagricole sostiene l'iniziativa di raccolta fondi
per l'Emilia-Romagna alluvionata

L'Iban per la donazione, intestato a “Agenzia per la sicurezza territoriale e la protezione civile dell'Emilia Romagna” è il seguente:

IT69G0200802435000104428964

La causale da indicare è “Alluvione Emilia-Romagna"


Le mode ad alto impact factor

La produzione di una delle aree più ricche della nostra viticoltura è compromessa e l’effetto si sentirà per alcuni anni. Rimane un ultimo rammarico: i dati sulla resistenza dei portinnesti all’asfissia primaverile non ci sono perché i diversi gruppi di ricerca spesso si inseguono sugli stessi temi (lo stress idrico va di moda) e perché i meccanismi di pubblicazione sulle riviste ad alto impact factor inibiscono gli spunti originali. Qualcosa su questo fronte si può forse migliorare. Nel mondo del vino chi va in direzione ostinata e contraria riscuote spesso più successo.

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Radici che affogano nell’indifferenza - Ultima modifica: 2023-05-24T01:42:00+02:00 da Lorenzo Tosi

1 commento

  1. A dire il vero c’è anche chi ha lavorato e sta lavorando sul tema in questione, come il sottoscritto, nell’ambito di un gruppo di ricerca coordinato dal collega Franco Meggio (Università di Padova). Abbiamo pubblicato un paio di lavori scientifici riguardo l’effetto dello stress da sommersione primaverile e i suoi effetti a breve e medio termine nel corso della stagione, lavori finanziati da un progetto ministeriale (progetto GrapeXtreme, bando SIR 2014) focalizzato sugli effetti degli eventi climatici estremi sulla fisiologia della vite.
    Eccoli:
    https://doi.org/10.3389/fpls.2019.00339
    https://doi.org/10.3390/plants11243574

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